Pollock e la scuola di New York
Al Vittoriano di Roma irrompe l’energia ribelle di Jackson Pollock e degli altri artisti della scuola di New York.
Circa 50 capolavori, firmati da Pollock, maestro dell’action painting, e da grandi nomi come Mark Rothko, Willem de Kooning e Franz Kline. Provenienti dal Whitney Museum, sono testimoni di quel carattere di rottura che fece dell’espressionismo astratto un tratto indelebile della cultura pop moderna.
Jackson Pollock: chi è il padre dell’ “espressionismo astratto”
Considerato all’unanimità uno dei maggiori rappresentanti dell’ “action painting“, il grande espressionista nasce a Cody, Wyoming, nel 1912.
Le cronache ci parlano di un’infanzia difficile e itinerante, per i continui spostamenti della famiglia tra California e Arizona ai tempi della Grande Depressione. Quando il padre era costretto a cercare lavoro dove capitava.
Il giovane Jackson ha un carattere ribelle, ingestibile sia dalla famiglia sia dalla scuola. Poco portato al rispetto delle regole e afflitto sin dall’adolescenza da ripetuti problemi di alcolismo. Eppure, quando dipinge, è evidente a tutti il suo strepitoso e prematuro talento.
Alla metà degli anni Trenta incontra e si innamora di Lenore Krasner – anche lei artista – che sposerà solo nel 1945. La Krasner si dedica alla carriera del marito, diventando la sua principale promoter. E qui avviene la svolta. Pollock scopre il “dripping”, ossia un modo di dipingere del tutto inedito, un mix tra la ritualità di una danza indiana primitiva e la modernità di un’arte pre-performantica: le dimensioni dei quadri sono sempre più grandi, al punto da coinvolgere tutto il corpo nella realizzazione.
Il successo e la fine
Pollock diventa così un artista di successo, tra i preferiti di Peggy Guggenheim, ma la sua vita sregolata e assurda interrompe prematuramente una sfolgorante carriera. L’11 agosto 1956, dopo l’ennesima notte brava, si schianta al volante della propria auto. Con lui muore una giovane donna, un’altra resta gravemente ferita.
La mostra
Anticonformismo, introspezione psicologica e sperimentazione sono le tre linee guida che accompagnano lo spettatore della mostra Pollock e la Scuola di New York. Sono passati oltre sessant’anni dalla sua fine, eppure il mito di Pollock resta inscalfibile e sempre attuale. A lui e alla sua arte è dedicata tutta la prima sezione della mostra romana.
Nelle altre sezioni altri circa 40 capolavori, opere degli rappresentati della Scuola di New York, pervasi da colori vividi e armonia delle forme nei quali soggetti e rappresentazioni astratte immergono gli osservatori in un contesto artistico magnifico. L’espressionismo astratto.
Fra tutte le straordinarie opere esposte spicca il celebre Number 27, la grande tela di Pollock lunga oltre 3m resa iconica dal magistrale equilibrio fra le pennellate di nero e la fusione dei colori più chiari.
Dove
All’Ala Brasini del Vittoriano di Roma fino al 24 febbraio 2019 con i seguenti orari: da lunedì a giovedì 9.30 – 19.30
venerdì e sabato 9.30 – 22.00
domenica 9.30 – 20.30
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