Pompei, un’iscrizione cambia la data dell’eruzione del Vesuvio
Dunque Plinio sbagliò la data? La scoperta è di quelle che fanno storia. Perché se fino ad oggi si pensava che l’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei si fosse verificata il 23 agosto del 79 d.C, dopo il rinvenimento nella città antica di Pompei di un’ iscrizione a carboncino, il periodo potrebbe essere diverso. Vale a dire ottobre del 79 d.C.
Pompei
L’eruzione del Vesuvio e la scomparsa di Pompei, uno degli eventi più famosi della storia italica, uno dei giorni stampati nella testa di generazioni di studenti, passa da agosto a ottobre, dall’estate all’autunno. Sempre dello stesso anno, certo: il 79 dopo Cristo. Ma due mesi sono un bel cambiamento, soprattutto visto che avviene in questi giorni dopo secoli e secoli di certezze.
Che cosa è successo?
Che a Pompei si continua a scavare e che gli scavi non finiscono mai di regalare sorprese. Oggetti, resti di persone, pitture, architetture. E ora anche un’iscrizione preziosissima.
Per la verità dei dubbi erano già venuti fuori. Dubbi nati dal rinvenimento, negli scavi di Pompei, di melograni, che di solito ci sono nel periodo autunnale, di bacche anch’esse autunnali e di bracieri.
Ma come si è arrivati alla nuova data?
Procediamo con ordine. Nella “casa del giardino” in corso di studio sono presenti moltissimi graffiti, soprattutto lungo le pareti dell’atrio e del corridoio d’ingresso.
Le frasi sono talvolta di carattere osceno, spesso accompagnate da disegni (tra cui alcuni volti stilizzati). Straordinariamente, molti sono in buone condizioni. Si suppone che, al momento della disgrazia, questi ambienti fossero in corso di ristrutturazione. Non sono stati infatti ritrovati pavimenti e alcune pareti erano semplicemente intonacate.
Di qui l’ipotesi che a tracciare scritti e disegni siano stati operai in quel momento al lavoro, sicuri che poi i loro schizzi sarebbero stati cancellati dalla vernice. Ma subito dopo avvenne quello che tutto sappiamo.
Tra tutte queste iscrizioni, ecco quella a carboncino che reca una data: il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, corrispondente al nostro 17 ottobre.
Chi ci dice, però che le scritte non risalgono a qualche anno prima dell’eruzione? Semplice: il carboncino, fragile, poco duraturo , non resiste a lungo all’aria aperta. E’ molto probabile quindi che l’anno sia lo stesso della catastrofe. Che, a questo punto, sarebbe avvenuta non il 24 agosto, ma il 24 ottobre.
Allora Plinio sbagliò?
La datazione dello scoppio del Vesuvio viene da una lettera che Plinio il Giovane scrive a Tacito, raccontando il disastro. Plinio quindi sbagliò? E’ più probabile che abbia sbagliato un amanuense, forse in epoca medievale, copiando “agosto” invece di “ottobre”.
D’altro canto già durante gli scavi nell’Ottocento si trovarono tracce di conclusione della vendemmia: come noto ai più i grappoli sono maturi in autunno e non in piena estate.
E inoltre
Ecco un altro prezioso indizio per ridatare l’eruzione. Nella casa del “bracciale d’oro” è stata ritrovata anche una moneta che riferisce della quindicesima acclamazione di Tito ad imperatore, che oggi sappiamo, da iscrizioni rinvenute altrove, essere avvenuta dopo l’8 settembre del 79. N
Non ci resta che rimanere in attesa della prossima scoperta nell’infinito cantiere di Pompei.
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