Pop art: Lichtenstein, Warhol e gli altri grandi maestri
Geni dell’arte del XX secolo che hanno influenzato grafici, designer, pubblicitari ed altri artisti contemporanei tanto che ancora oggi è possibile riscontrare riferimenti al loro stile in ogni ambito del design e della comunicazione.
La Fondazione Magnani-Rocca presenta – fino al 9 dicembre – una mostra dedicata a Roy Lichtenstein, Andy Warhol e agli altri grandi maestri della Pop Art americana.
Pop art è quel movimento artistico nato tra l’Europa e l’America negli anni Cinquanta e Sessanta del 20° secolo.
La scelta del termine pop vuole identificare un’arte che parla un linguaggio che tutti conoscono.
Quello dei mass media, della pubblicità, della televisione e del cinema, ovvero il linguaggio per immagini tipico della società dei consumi.
Entrando in gara con il linguaggio aggressivo e impersonale dei mass media, la pop art sperimenta tecniche inedite, si serve di fotografie ritoccate, di collage e assemblages. Si serve inoltre di sculture in gesso e persino di gesti teatrali per svelare luci e ombre del recente benessere. Tutto ciò a denunciare lo smarrimento dell’uomo di fronte a una civiltà che impone desideri sempre nuovi e sogni sempre più amplificati.
Le origini del movimento
Le origini specifiche della pop art vanno ricercate nella crisi attraversata dall’arte non figurativa e in particolare dall’espressionismo astratto, crisi che portò la più giovane generazione di artisti alla ricerca di una nuova espressione figurativa che attingesse nuova linfa dalle forme della vita quotidiana.
Le immagini prodotte dal cinema, dalla televisione e dalla pubblicità, gli oggetti commerciali di una società consumistica e i nuovi idoli creati dai mass media divennero i protagonisti e i materiali espressivi di questa nuova forma artistica.
Il primo esempio di pop art fu realizzato dal pittore inglese Richard Hamilton nel 1957, mentre i capiscuola della pop art. americana furono Jasper Johns e Robert Rauschenberg.
Lichtenstein
Il primo deve la sua notorietà alle opere che si riferiscono al mondo dei fumetti. Lichtenstein non utilizzava tecniche meccaniche e i suoi puntini sono realmente dipinti uno ad uno.
Era l’opposto del provocatore e strabordante Andy Warhol e infatti era l’artista meno inserito nell’ambiente culturale di New York. Come scrive la biografia sul sito della fondazione a lui intitolata, “era troppo riservato per entrare in contatto con loro”. Dove “loro” si riferisce ai principali protagonisti dell’arte di quel periodo.
Nonostante i successi, la critica ebbe per molto tempo un atteggiamento diffidente verso l’arte di Lichtenstein che molti anni dopo i primi successi affermò. “Nei primi quadri stavo cercando quel tipo di pubblicità da due soldi che si trova sulle Pagine Gialle. Sono state una grande fonte di ispirazione per me”.
Warhol
Warhol è l ’artista più famoso e importante, del XX secolo, insieme a Pablo Picasso.
Ha celebrato l’occidente utilizzando in modo nuovo la fotografia e mischiando l’immagine pubblicitaria e l’arte rendendole una cosa sola.
La sua idea di arte corrispondeva ad un messaggio nuovo da trasmettere, che potesse parlare lo stesso linguaggio dell’uomo moderno, sempre di corsa e alla ricerca di oggetti che potessero riempire i vuoti della sua esistenza frenetica.
Warhol ha trasformato l’arte in prodotto di consumo, svuotandolo di significato e modificando il concetto di unicità dell’opera d’arte.
La mostra
La prima parte della mostra è dedicata alla stagione iniziale della Pop Art, quegli anni fra il 1960 e il 1965 in cui nascono le icone di Lichtenstein tratte dal mondo dei fumetti e della pubblicità.
Queste opere sono qui a confronto con i lavori dei compagni di avventura dell’artista, quali i citati Warhol, Indiana,, Ramos, Rosenquist e altri ancora. Testimonianza della nuova società e della nuova arte che la rispecchia e che prende il nome di Pop Art.
Questo periodo è rappresentato in mostra da autentici capolavori pittorici come Little Aloha (1962) e Ball of Twine (1963). Ma anche da una rarissima opera degli inizi come VIIP! (1962), e da una strepitosa serie di opere grafiche, tra le quali spiccano Crying Girl (1963) e Sweet Dreams, Baby! (1965). E ancora le più geniali e celebri rielaborazioni delle tavole dei comics che oggi identificano non solo Lichtenstein ma un intero decennio della storia dell’arte e del costume del XX secolo.
Il catalogo
La mostra, a cura di Walter Guadagnini e Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale.
Contiene saggi dei curatori e di altri studiosi, quali Berman, Stefano Bucci, Mauro Carrera, Mirta d’Argenzio, Tyler, oltre alla riproduzione di tutte le opere esposte.
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Roy Lichtenstein, Little Aloha, 1962 © Estate of Roy Lichtenstein, by SIAE 2018Roy
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