Potestà di Colognole
Dizionario Opera

Potestà di Colognole, Il (1657)

Potestà di Colognole: Gli esordi operistici di Jacopo Melani, primo di sette fratelli tutti più o meno legati al mondo del teatro musicale, sono patrocinati dalla casa de’ Medici. Protetto dal principe Mattias fu subito coinvolto in quell’esperienza affascinante, ma breve ed economicamente fallimentare che fu il teatro di via della Pergola (1657-1661), travolto alla fine dalle spese per quella ‘opera-kolossal’ che fu L’Ercole in Tebe , sempre con musica di Melani.

Potestà di Colognole

La Tancia ovvero Il Podesta di Colognole

Gli spettacoli li avrebbe finanziati l’accademia degli Immobili, un gruppo di nobili amanti del teatro, e avrebbero dovuto beneficiare della pubblica vendita dei biglietti: ma Firenze non è Venezia, e l’impresariato teatrale è quasi un’arte. Il teatro, da inaugurarsi già nel 1654 con l’ Ipermestra di Cavalli (allestita solo nel 1658), attese la sua apertura fino al carnevale del ’57 in cui fu rappresentato Il potestà di Colognole.

Sarebbe stata la prima di una serie di opere ‘civili e rusticali’ affidate a Melani e a Giovanni Moniglia, librettista onnipresente negli spettacoli della Pergola, ma gli allestimenti si ridussero a quattro in tutto (delle altre si è però perduta la musica).

Il podestà dell’opera è Anselmo che non vuole che sua figlia Isabella sposi Leandro, nobile squattrinato. Un buon partito sarebbe invece Flavio, che non è nobile ma è ricco. Tuttavia su Flavio ha messo gli occhi Lisa, dama di compagnia di Isabella, che invero non trascura qualche smorfia anche a Leandro.

La Tancia ovvero Il Podesta di Colognole

A riequilibrare le sorti vi si mettono in mezzo i vari servi e domestici (dalla gustosissima parlata toscana) di cui l’opera abbonda. In particolare Bruscolo, alle dipendenze di Leandro, escogita un elaborato piano che mette di mezzo pronostici oracolari e una borsa d’oro sottratta ad Anselmo. L’oro prima perso e poi ritrovato, secondo i progetti di Bruscolo, convince il podestà a concedere la mano d’Isabella a Leandro. Flavio potrà sposare Lisa che si scopre non essere la figlia della Tancia (a sua volta figlia della nutrice d’Isabella), ma di Odoardo, giudice del paese.

L’opera riesce a essere una gustosa parodia dei più comuni drammi amorosi solitamente di ambiente nobiliare (qui i ruoli sono invertiti: l’unico nobile è povero e mal visto dal genitore) e spicca nel panorama leggero coevo per la capacità con cui sono descritti tutti i caratteri. Non vi sono due piani di scrittura musicale che distinguono i protagonisti che si disperano e la servitù che se ne fa beffa.

Il Potestà di Colognole | BiblioLMC

Tutti sono coinvolti negli affari del paese, piangono e ridono, con raro realismo. Il recitativo di Melani, in questo contesto, adotta soluzioni affinché quasi diventi un parlato (ribattuti, registro grave, scarso movimento melodico, ridotta estensione). Le arie, in genere brevi, indugiano su una facile cantabilità; le ariette, gustosissime, recuperano i ritmi di danza popolare, e i momenti d’insieme, parecchi e necessari a dare il senso comunitario della piazza, sono risolti con grande perizia drammaturgica.

È tuttavia errato considerare quest’opera il primo esempio del genere comico: l’ambientazione popolare si lega al contesto locale (il dialetto è scelta comune a quelle opere che nascono fuori Venezia e non prevedono circolazione) e proprio per questo non appartiene a un genere né è in grado di porsi a modello.

Type:

Dramma civile rusticale in tre atti

Author:

Jacopo Melani (1623-1676)

Subject:

libretto di Giovanni Andrea Moniglia, da La Tancia di Michelangelo Buonarroti il giovane

First:

Firenze, Teatro della Pergola, 5 febbraio 1657

Cast:

Anselmo (A), Isabella (S), Flavio (B), Leandro (T), Leonora (A), Tancia, Odoardo (T), Bruscolo (T), Desso (T), Crezi, Gora, Ciapo, il Moro; musici, sbirri, contadini, popolo

Signature:

d.d.

Conclusione: Potestà di Colognole: Gli esordi operistici di Jacopo Melani, primo di sette fratelli tutti più o meno legati al mondo del teatro musicale

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