Prada sostenibilità e digitale, il dibattito. Dibattito giovani studenti
Moda

PRADA SOSTENIBILITÀ E DIGITALE, IL DIBATTITO

Prada: sostenibilità e digitale. Il dibattito “Shaping a Sustainable Digital Future”

Intelligenza artificiale e futuro: quando il lavoro dell’uomo è a rischio. Il dibattito di Prada su sostenibilità e digitale durante il secondo incontro di “Shaping a Sustainable Digital Future“.

Il caso Amazon, che nei giorni scorsi ha reso nota la volontà di creare algoritmi in grado di sostituire stilisti e designer, ha destato non poca indignazione.

Ma se ciò dovesse accadere, in cosa andremmo incontro? Possono, gli algoritmi, sostituirsi all’uomo? Quale valore ha, oggi, l’intelligenza artificiale nella nostra quotidianità?

Prada sostenibilità e digitale, il dibattito. Andrew Keen
Andrew Keen durante “Shaping a Sustainable Digital Future“

La Machine Learning del colosso americano potrebbe divenire ben presto una realtà e le conseguenze future non saranno certamente clementi nei confronti dell’uomo.

Sostenibilità e intelligenza artificiale sono stati al centro del secondo incontro che si è tenuto ieri presso Fondazione Prada davanti ad un pool di esperti.

Sostenibilità sociale e ambientale: si riduce maggiormente lo spettro del dibattito andando a indagare le possibili realtà che in un futuro non proprio lontano andranno a definirsi.

La digitalizzazione dà un contributo straordinario allo sviluppo sostenibile. Ma dobbiamo fermarci a pensare cosa vuol dire davvero”, ha commentato Carlo Mazzi, Presidente del Gruppo Prada.

Il progetto ha coinvolto 22 gruppi di studenti provenienti dalla school of management del Politecnico di Milano e dallo Yale Center for customer insight.

Sessantasei studenti hanno risposto alla chiamata di Prada per la sostenibilità e il digitale, creando progetti ad hoc per sviluppare tale tematiche.

Precedentemente, il loro lavoro è stato proposto a una giuria che ha decretato, in queste ore, il progetto vincitore.

Being“, questo è il suo nome, sostiene l’intelligenza artificiale in grado di promuovere la macchina come strumento chiave per sostenere l’artigianalità delle creazioni.

Per fugare ogni dubbio, ad ogni modo, dovremmo attendere qualche anno, ossia il momento in cui l’intelligenza artificiale sarà pienamente operativa.

La tecnologia potrebbe schiavizzare l’uomo?

Andrew Keen, imprenditore della Silicon Valley, si auspica di raggiungere una tecnologia che non schiavizza l’uomo.

Ad intervenire durante l’incontro anche Anil Menon – Presidente di Cisco Smart+connected communities che ha commentato: “Molti lavori vengono minacciati dalla tecnologia ma il valore umano sta nell’interpretazione dei dati e quindi, altrettanti lavori verranno creati”.

A sostenere il pensiero di Menon, John Wata – Executive in Residence, Yale School of management: ” Si parla di una “job destruction” del 10% e di una “job creation” del 7%. Una quota predominante di lavori non subirà effetti drastici ma dovrà cambiare. emergeranno nuovi compiti che si trasformeranno in nuovi ruoli, e poi, nuove professioni”.

 

 

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