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Primo caso di suicidio assistito in Italia: è morto “Mario”, era tetraplegico da 12 anni

Suicidio medicalmente assistito: il primo caso in Italia

Questa mattina, giovedì 16 giugno, è morto Mario (nome di fantasia), la prima persona a scegliere legalmente il suicidio assistito in Italia. La sua identità è stata svelata appena successivamente alla morte: si chiamava Federico Carboni, aveva 44 anni e viveva a Senigallia, in provincia di Ancona. Lì aveva vissuto gli ultimi 12 anni della sua vita da tetraplegico a causa di un brutto incidente stradale.

A diffondere la notizia è stata l’associazione Luca Coscioni, che ha aiutato Federico a ricevere la strumentazione e il farmaco per il suicidio medicalmente assistito.

Suicidio assistito in Italia: Federico il primo caso

Fino ad oggi la sua vera identità era rimasta nascosta come da sua volontà. A seguirlo in tutto l’iter è stata l’associazione Luca Coscioni, che lo ha assistito nella lunga battaglia legale durata due anni per ottenere il via definitivo per l’accesso al suicidio assistito, arrivato poi lo scorso 9 febbraio.

Dopo l’ok, però, si era presentato l’ostacolo delle spese mediche: 5mila euro tutti a carico del paziente. L’associazione Luca Coscioni è riuscita ad ottenere una straordinaria mobilitazione dei cittadini, che con le loro donazioni hanno permesso a “Mario” di raggiungere la cifra. Lui stesso aveva dichiarato: “Grazie a tutti. Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere“.

Come è avvenuto il suicidio assistito

Federico è venuto a mancare nella sua abitazione dopo essersi auto-somministrato il farmaco letale attraverso un macchinario apposito del valore di 5 mila euro. La procedura di suicidio assistito è avvenuta sotto il controllo medico del Dottor Mario Riccio, che è stato anche consulente di Federico Carboni durante l’iter giudiziario. Al suo fianco, poi, c’erano famigliari, amici, ma anche Marco Cappato e Filomena Gallo.

Le ultime parole di Federico, primo caso di suicidio assistito in Italia

Appena qualche settimana fa Federico aveva lasciato scritte in una lettera le sue ultime parole. “Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei bugiardo se dicessi il contrario, perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così”, si legge.

“Ormai sono allo stremo mentale e fisico – aggiungeva – e pensando a come vivo e passo le mie giornate, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie prospettive future, quindi sono sereno e tranquillo di quanto farò”.

In più, ha speso alcune parole per ringraziare l’associazione Luca Coscioni che gli è sempre stata di supporto. “Ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci – ha scritto – e abbiamo fatto giurisprudenza, aggiungendo un pezzo di storia per il nostro Paese. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio“.

 

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Editor: Susanna Bosio

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