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Profughi dall’Ucraina: l’Italia si prepara ad accoglierli rispettando le misure anti-covid

Profughi e covid-19: solo il 34.5% della popolazione ucraina è vaccinata. Come conseguenza all’ondata migratoria ci può essere un rialzo contagi

Profughi in Italia, Covid-19 e vaccini: come conseguenza alla guerra Russia-Ucraina, l’Europa si deve preparare ad affrontare nelle prossime settimane una delle più grandi crisi migratorie di questo secolo. In Italia abitano circa 240 mila ucraini, infatti, è una delle mete predilette dai profughi ucraini. Secondo l’Associazione culturale europea Italia-Ucraina, arriveranno nel nostro paese circa un milione di profughi.

Ma un altro problema sorge da questa ondata migratoria: la diffusione del Covid-19. Il rischio è quello di far ripartire i contagi – in discesa nell’ultimo mese in Italia – in tutti i Paesi confinanti con l’Ucraina, e, nei luoghi di approdo.

L’attacco russo ha fatto cambiare, ovviamente, tutte le priorità. Gli ultimi dati Covid-19 ufficiali dell’Ucraina risalgono al 24 febbraio con 27.538 nuovi casi e i decessi 112 mila.

Profughi in Italia e covid-19: le indicazioni del Ministero della Salute alle Asl

Il ministero della Salute lancia un allerta sui fenomeni migratori verso il nostro paese conseguenti alla crisi ucraina. Il ministero ha emanato una circolare, chiedendo alle Regioni di garantire vaccinazioni e tamponi ai profughi in arrivo in Italia dall’Ucraina.

Con un Circolare delle Direzioni Prevenzione e Programmazione inviata alle Regioni, intitolata Crisi ucraina – Prime indicazioni per Aziende Sanitarie locali,  il Ministero della Salute allerta le Aziende Sanitarie Locali (Asl) con l’obiettivo di individuare e predisporre le risorse necessarie all’esecuzione di test diagnostici e vaccinazioni.

I tamponi dovranno essere effettuati entro le 48 ore dall’arrivo.

La circolare ricorda che i vaccini usati in Ucraina sono per lo più simili a quelli autorizzati dall’Ema (Comirnaty, Covid-19 Vaccine Janssen, Covishield, Spikevax, Vaxzevria), a cui si aggiunge il vaccino Coronavac (Sinovac).

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Il quadro vaccinale pessimo in Ucraina

Solo il 34,5% della popolazione ucraina è vaccinata. 15.7 milioni contro una popolazione di 44 milioni. Una delle percentuali più basse d’Europa. In realtà, in tutti i paesi dell’est la situazione non è confortante e le percentuali non superano il 60%. Quest’ultime sono molto basse in Romania, Polonia, Slovacchia, Ungheria e in Moldavia (dove solo il 13% della popolazione è vaccinata).

Campagna vaccinale e tamponi anti-covid per i profughi in arrivo dall’Ucraina

Il generale Figliuolo aveva chiesto di provvedere alla vaccinazione dei cittadini provenienti dall’Ucraina «attraverso la generazione di codici Stp, straniero temporaneamente presente».

Le vaccinazioni saranno consentite a tutti i migranti che dichiarano di non essersi immunizzati, a partire dai 5 anni d’età.

Walter Ricciardi: «Servono grandi campagne vaccinali per le persone in arrivo dall’Ucraina»

Secondo il consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, e ordinario d’igiene e medicina preventiva alla Cattolica Walter Ricciardi, occorre una grande campagna di vaccinazioni per le persone in arrivo in Europa, e, nel nostro Paese:

«Servono grandi campagne vaccinali all’arrivo, naturalmente se possibile nei punti di transito. Queste popolazioni sono scarsamente vaccinate. Succede in Russia, ma succede in generale in tutti i paesi dell’Est, dove la percentuale di copertura non supera il 60%, quindi è chiaro che c’è bisogno di cautela».

C’è bisogno di proteggere la popolazione ucraina, ma «anche noi per evitare di rimettere in circolazione il virus in maniera ancora più forte di quanto in questo momento sia in Italia, dove circa 5 milioni di persone ancora non sono vaccinate» aggiunge Ricciardi.

Vaccinazioni di routine

Anche le vaccinazioni di routine sono segnalate nella circolare del Ministero della Salute. Sono raccomandate le vaccinazioni per i profughi in arrivo dall’Ucraina contro difterite, tetano, pertosse, polio, morbillo, parotite, rosolia, varicella ed epatite B, visto le notevoli criticità dovute alle basse coperture vaccinali nel Paese.

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