Promessi sposi, I (1869)
Promessi sposi: Nel suo libretto Antonio Ghislanzoni ricorse a modelli operistici codificati, ora dichiaratamente buffi (per personaggi come Don Abbondio e Perpetua), ora più lirici e sentimentali (Renzo e Lucia); in ogni caso, lontani da quella «complessa meditazione morale e religiosa, civile e letteraria» (Carli Ballola) che era stata alla radice del romanzo. Eppure Petrella riuscì a rinnovare il proprio linguaggio, ottenendo in alcuni casi anche risultati originali, sostanzialmente immuni da quell’epigonismo di maniera che connota molta produzione minore del tempo.
Sforzandosi di conferire maggior respiro a una visione melodrammatica troppo spesso incapace di andare al di là della pagina belcantistica, il musicista cercò di dare risalto non solo all’aria ma all’intera scena, privilegiando, ove possibile, i brani d’assieme; il risultato è un’opera con una sua dimensione spirituale modesta e sentimentale che, se può apparire semplicistica e intimistica, è anche innegabilmente unitaria nello stile. Tra i momenti migliori figura il finale dell’ultimo atto, con l’aria di Renzo, l’Ave Maria, di schietto sapore rustico, e la commovente scena d’addio dei protagonisti.
Type:
Melodramma in quattro atti
Author:
Errico Petrella (1813-1877)
Subject:
libretto di Antonio Ghislanzoni, da Manzoni
First:
Lecco, Teatro Sociale, 2 ottobre 1869
Cast:
Don Rodrigo (Bar), il conte Attilio (T), Renzo (T), Lucia (S), Agnese (Ms), Don Abbondio (B), Perpetua (A), padre Cristoforo (B), il Griso (T), Tiradritto (B), l’Innominato (B), il dottor Azzeccagarbugli (B)
Signature:
a.p.
Conclusione: Promessi sposi: Nel suo libretto Antonio Ghislanzoni ricorse a modelli operistici codificati, ora dichiaratamente buffi, ora più lirici e sentimentali.
Leggi anche:
NEWSLETTER
Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.