opera: prometeo il capolavoro di nono al regio di parma
Opera,  Spettacolo

Prometeo: il capolavoro di Nono al Regio di Parma stagione 2017

Debutta stasera al Teatro Farnese di  Parma il ‘Prometeo’ di Luigi Nono, l’avanguardia come affronto alla tradizione operistica. L’analisi dal Dizionario dell’opera di mam-e

STORIA ED ANALISI Prometeo

Composta negli anni 1980-’85, è probabilmente il capolavoro di Nono, l’opera che chiude e compendia quella forte spinta verso il superamento di traguardi sempre nuovi che caratterizza la ricchissima personalità artistica del musicista veneziano.

A distanza di venticinque anni da Intolleranza 1960 e di dieci da Al gran sole carico d’amore, Prometeo si propone una finalità affatto dissimile rispetto all’impegno politico esplicitamente professato in questi due ultimi titoli.

Non vi è la volontà di stabilire un tema contingente da affrontare nel modo più efficace e funzionale, bensì quella di porre a oggetto le modalità stesse del ricercare, del sondare territori sonori, orizzonti compositivi e modalità espressive nuove, tendendo, ‘prometeicamente’ appunto, verso il superamento dell’idea di ‘limite’.

Ed è un’opera non solo anti-narrativa, ma eminentemente anti-rappresentativa, priva di libretto vero e proprio (il testo è infatti un libero montaggio di citazioni di testi di varia provenienza in italiano, tedesco e greco antico)

nonché priva di personaggi, di azione e di messa in scena, trattandosi di un insieme di «isole musicali-sceniche in movimento» all’interno di un grande spazio che producono, con il loro stesso avvicinarsi e allontanarsi dall’ascoltatore, una realizzazione visiva e sonora del mito prometeico.

Un mito che da Nono è inteso come stimolo al confronto con la molteplicità e la contraddittorietà insite nelle cose, ma al tempo stesso come possibilità di apertura della percezione, del pensiero e – per stare all’emblematico sottotitolo apposto alla partitura da Nono e Cacciari – dell’ascolto.

Prometeo è al contempo una sintesi dell’inesausta ricerca noniana sul mezzo elettronico, qui usato in tempo reale al fine di penetrare il suono, frantumarlo in tutte le sue formanti fisico-acustiche per trovare, nel cambiamento quasi impercettibile del timbro, della dinamica e della configurazione spaziale di ciascuna di esse (prima ancora che della loro altezza e durata), una ‘teatralità interna’, una forza espressiva e una drammaturgia sonora.

COMPOSIZIONE DELL’OPERA

L’opera è suddivisa in nove parti, in ciascuna delle quali si impiega un organico differente.

I. Prologo. Le voci soliste recitano passi della Cosmogonia di Esiodo, mentre altre voci soliste e il coro cantano brani in prosa tratti da Benjamin, che fungono da commento a Esiodo, a mo’ di tropo medievale.

II. ‘Isola prima’. Dialogo tra il trio d’archi e i gruppi orchestrali: il testo è costituito dalla narrazione da parte di Prometeo delle proprie gesta e dal racconto di Efesto del castigo inflitto a Prometeo da Zeus.

III. ‘Isola seconda’. Questa parte si suddivide a sua volta in tre momenti distinti: ‘Io-Prometeo’, sovrapposizione di parole di Io, figlia di Inachos, e di Prometeo, che profetizza le future sofferenze di Io; ‘Hölderlin’, frammento del celeberrimo Schicksalslied del poeta tedesco, cantato dal coro; lo ‘Stasimo primo’, susseguirsi di frammenti musicali di poche battute, che variano continuamente in senso dinamico e agogico.

IV. Interludio primo.

Pur brevissimo, è il momento culminante dell’opera. Sul testo del Maestro del gioco di Cacciari, voci soliste e strumenti disegnano un arabesco sempre «ai limiti dell’udibilità o dell’inudibilità».

V. ‘Tre voci’. Prevede la sovrapposizione di tre livelli sonori, costituiti il primo da tre voci soliste, il secondo da euphonium, flauto basso, clarinetto basso e vetri, il terzo da un impercettibile sfondo sonoro degli archi; il testo comprende ancora frammenti da Il maestro del gioco .

VI. ‘Terza, quarta e quinta isola’. I materiali delle tre ‘isole’, ciascuna caratterizzata da un organico vocale e strumentale differente, vengono sottoposti a processi di frantumazione; il coro esegue una ‘eco lontana’.

VII. ‘Tre voci b’. Il coro, qui a cappella, intona frammenti di testi di Benjamin, mentre riaffiorano frammenti delle ‘isole’ precedenti.

VIII. Interludio secondo. È un brano orchestrale che combina i suoni gravi con quelli trattati elettronicamente delle campane di vetro: sono compresenti otto indicazioni agogiche differenti. IX. Stasimo secondo. Quest’ultima parte presenta il sottotitolo A sonar e a cantar , che rimanda alla tradizione veneziana dei ‘cori battenti’, quale era praticata da Giovanni e Andrea Gabrieli nel Cinquecento. Il testo in versi di Cacciari indica l’apertura di «molteplici vie» e «molteplici silenzi»; un brano di profondo lirismo, che coinvolge l’intero organico vocale e orchestrale.

Type:

Tragedia dell’ascolto in nove parti

Author:

Luigi Nono (1925-1990)

Subject:

testi a cura di Massimo Cacciari

First:

Venezia, chiesa di San Lorenzo, 25 settembre 1984 (seconda versione: Milano, stabilimento Ansaldo, 2

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