Danza

Proust ou les Intermittences du cœur

Concepito da Roland Petit per il Ballet de Marseille e rappresentato per la prima volta all’Opéra di Montecarlo nel 1974, lo spettacolo coreutica ha tenuto banco all’Opéra de Paris

Proust ou les Intermittences du cœur Concepito da Roland Petit per il Ballet de Marseille e rappresentato per la prima volta all’Opéra di Montecarlo nel 1974, dal 1° al 31 marzo 2007 Proust ou les Intermittences du cœur ha tenuto banco all’Opéra de Paris.

Per chi si fosse recato al Palais Garnier con la prospettiva d’assistere a una versione coreografica della Recherche, la serata si sarà rivelata deludente. Lo stesso coreografo ottantatreenne, nel riproporre la regia del 1974 con l’aggiunta d’un passaggio creato su misura per l’étoile Hervé Moreau nel ruolo dello scrittore, ha ammesso che è solo una sequenza di bozzetti, sullo spunto di alcuni capitoli del capolavoro proustiano.

Roland Petit si è limitato a soffermarsi su quegli aspetti che, per sua stessa ammissione,

Roland Petit si è limitato a soffermarsi su quegli aspetti che, per sua stessa ammissione, sono affini ai suoi fantasmi: la passione del grand bourgeois Charles Swann per la cocotte d’alto bordo Odette, il barone de Charlus che si fa flagellare in un postribolo gay, Albertine reclusa in casa dal suo amante, eccetera. Vano, poi, aspettarsi qualcosa di scabroso. A parte qualche fugace nudità, gli amplessi sono solo accennati, e la famosa “sessione sadomaso” si risolve nel pestaggio dell’attempato barone da parte di una banda di giovinastri (interpretati dai bravissimi Bruno Bouché, Florian Magnenet, Yann Saïz, Vincent Cordier, Aurélien Houette, Daniel Stokes, Cyril Chokroun, Grégory Dominiak, Cyril Mitilian, Samuel Murez e Francesco Vantaggio).

Le pallide luci dirette da Jean-Michel Désiré e un’algida coreografia contribuiscono a stemperare l’erotismo delle scene più audaci. Nonostante le prestazioni brillanti degli interpreti, lo spettacolo dell’8 marzo è parso un po’ monocorde. Le scenografie di Bernard Michel sono spartane, e nella maison close scadono nell’ovvietà. I costumi di Luisa Spinatelli (uomini in frac o in redingote, donne in robe longue o in abito da pomeriggio) sono l’unica pennellata di quel tripudio estetico che trabocca dalla Recherche.

Proust ou les Intermittences du cœur

L’impiego dei danzatori è parsimonioso, e i passaggi più impegnativi sono affidati agli interpreti maschili. Oltre a Moreau (un Proust ancora adolescente), hanno dato magnifica prova di sé il collaudato Manuel Legris (Charlus), l’elegante Alexis Renaud (Swann) e Stephane Bullion (un Morel animalesco e vizioso). Ma il piatto forte della serata è costituito dalla prestazione del ventitreenne Mathieu Ganio. L’étoile marsigliese è un Saint-Loup altero e sensibile allo stesso tempo, che nel pas à deux Le combat des anges soccombe alla carnalità plebea dell’inquietante violinista Morel.

Le interpreti femminili, invece, devono accontentarsi di apparire in brevi siparietti. Nel pas à deux La petite phrase di Vinteuil accanto a Christophe Duquenne troviamo Laura Hecquert, e nel passo a due La regarder dormir a misurarsi con Moreau è un’ammirevole Eleonora Abbagnato (Albertine). L’abilità di Peggy Dursort e dei tre partner maschili Bouché, Dominiak e Mitilian, non basta a far decollare il quadro Rencontre fortuite dans l’inconnu, reso un po’ démodé a causa del ricorso alle calzamaglie color carne simulanti la nudità. Mathilde Froustey (Gilberte), Eve Grinsztaj (Odette) e Stéphanie Romberg (Madame Verdurin/duchessa di Guermantes) completano la squadra femminile.

Proust ou les Intermittences du cœur  Di gran classe l’accompagnamento musicale,

Di gran classe l’accompagnamento musicale, grazie all’orchestra dell’Opéra National de

Paris diretta con mano esperta da Koen Kessels. A parte il quartetto op. 131 di Beethoven e due brani di Wagner, sono passati in rassegna alcuni autori dell’epoca di Proust: Saint-Saëns (a cui s’ispira la figura di Vinteuil della Recherche), Reynaldo Hahn (che fu l’amante di Proust), Franck (il “settimino di Vinteuil” è, in realtà, il quartetto di questo compositore), Fauré e Debussy. Ma a rompere l’atmosfera di lirismo prolungato e costante, alla conclusione del balletto irrompe la roboante ouverture del Rienzi di Wagner. A quel punto, i ballerini si sono trasformati in marionette impazzite. E a questo grottesco sabba di cadaveri viventi, presenzia un senescente Marcel Proust anch’egli imbalsamato.

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