Pulce d’oro, La (1940)
Pulce d’oro: Dopo i drammi Maria d’Alessandria e Re Hassan, Ghedini si cimentò nel genere comico, creando un’operina che la critica non esitò a definire un piccolo capolavoro (paragonandola, nella ricerca della sua filiazione spirituale, addirittura al Falstaff ) e che fu molto applaudita alla ‘prima’ genovese, dove apparve insieme a L’intrusa di Guido Pannain (1926, seconda versione 1940).
Pulce d’oro
«La partitura è un gioiello» affermò Franco Abbiati in occasione di una ripresa veneziana del 1961, e su questa linea si sono mantenuti anche i giudizi più recenti, che evidenziano la trasparente percepibilità del testo accanto alle indovinate trovate timbriche e orchestrali, che propongono una sottile vena comica, di estrema modernità.
Quadro primo. In un’osteria. Mentre infuria una tempesta arriva Lupo Fiorino, uno strano tipo che possiede una pulce dell’Asia capace di tramutare in oro tutto ciò che morde. Mentre gli avventori, incuriositi, tentano di vederla, la pulce si mette a saltare e va a rifugiarsi – pare – nelle vesti di Lucilla, la figlia dei locandieri. Lupo Fiorino, temendo di perdere la pulce, esige che Lucilla dorma nella sua stanza. Quadro secondo.
I genitori della ragazza, dapprima scandalizzati dalla sconveniente proposta, cominciano però a valutare i vantaggi di un possibile matrimonio dello straniero con Lucilla. Nella notte Lupo Fiorino cerca di uscire furtivamente, ma finisce malmenato, tanto che il locandiere Olimpio pensa di averlo ammazzato. Quadro terzo.
Il mattino dopo Lucilla si sveglia tranquilla, affermando candidamente di aver dormito tutta la notte. Lupo Fiorino riappare ammaccato, ma vivo, e i genitori della compromessa Lucilla li spingono a sposarsi. E la storia della pulce? Resterà un segreto tra loro due.
Commediola dal linguaggio semplice, scritta su base mai troppo cromatica, si articola in numerosi e vivaci brani d’assieme, laddove le oasi liriche – quasi dei pezzi chiusi – annoverano solo le arie di Lucilla e di Lupo Fiorino, che si esprimono in un’ambientazione vagamente esotica al momento di raccontare della pulce asiatica, fiorita dall’accompagnamento dei fiati e della celesta in una sorta di imitazione naturalistica, e in un clima contrassegnato invece da un canto lineare e quasi popolareggiante quando si tratta di alludere alla femminilità di Lucilla, ingenua e maliziosa a un tempo.
I piccoli ‘ostinati’, la stridente danza per l’entrata di Lupo Fiorino, il temporalino iniziale, le note ribattute e le ‘volatine’ per la ricerca della pulce, accanto alla marcia funebre per batteria sola che accompagna il rimorso di Olimpio, sono solo alcune delle trovate leggere e brillanti che caratterizzano il raffinato umorismo della partitura.
Type:
Un atto in tre quadri
Author:
Giorgio Federico Ghedini (1892-1965)
Subject:
libretto di Tullio Pinelli
First:
Genova, Teatro Carlo Felice, 15 febbraio 1940
Cast:
Lucilla (S), Fortuna (A), Lupo Fiorino (T), Olimpio (Bar), Daghe (T), Mirtillo (B), Verna (B)
Signature:
m.g.s.
Conclusione: Pulce d’oro: Dopo i drammi Maria d’Alessandria e Re Hassan, Ghedini si cimentò nel genere comico, creando un’operina che la critica definì un piccolo capolavoro
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