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Quali sono le aziende italiane che operano ancora in Russia?

Aziende italiane in Russia: molte rimangono aperte

L’Occidente non ha deciso di reagire all’invasione dell’Ucraina soltanto con le sanzioni. Infatti, sono molte le aziende straniere (e italiane) in Russia che decidono di chiudere e, in alcuni casi, di vendere tutte le proprie attività, come McDonald’s. Alcune di queste resistono abbastanza a lungo da diventare russe, come nel caso di Renault.

In altri casi, però, le imprese continuano a operare sul territorio russo come se nulla fosse. L’Italia, ad esempio, ha un numero ancora molto alto di aziende che rimangono aperte in Russia. Tra i paesi del G20 il nostro rimane tra i più restii a chiudere il rapporto commerciale con Putin.

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Lo studio sulle aziende aperte in Russia: sono anche italiane

L’Università di Yale, con il suo team di esperti guidato da Jeffrey Sonnenfeld, aggiorna quotidianamente la lista delle aziende che dall’inizio dell’invasione in Ucraina hanno lasciato la Russia. Sono state individuate diverse categorie: quelle che diminuiscono il proprio impegno nel Paese, quelle che hanno messo in attesa gli investimenti e quelle che hanno iniziato il processo di chiusura delle attività.

Si contano 128 imprese che continuano ad operare in Russia nonostante la situazione attuale. Queste provengono da Spagna, Francia, Germania e Belgio. Ma ve ne sono anche di italiane: Calzedonia, De Cecco, Delonghi, Campari, Unicredit e così via.

Le aziende italiane verso la chiusura in Russia

Tra quelle che rimandano futuri investimenti mantenendo gli affari più importanti, rientrano le italiane Barilla e Maire Tecnimont. Di straniere vi sono Pfizer, Siemens e Nestle, ad esempio. Inoltre, si possono considerare quelle aziende che stanno ridimensionando alcune operazioni commerciali, ma continuano a portarne avanti altre. Tra quelle italiane, troviamo Enel, che ha sospeso i nuovi investimenti; Ferrero, che ha interrotto le attività non essenziali; Iveco e Pirelli. Altre come Ferrari, Leonardo, Prada e Moncler stanno al momento riducendo la maggior parte o tutte le proprie operazioni.

Infine, vi è la lista di aziende che ad oggi hanno interrotto totalmente gli impegni russi ed escono completamente dal territorio. In totale sono 233 in Europa. Tra quelle italiane troviamo Ferragamo, Assicurazioni Generali, Yoox ed Eni. Quest’ultima è uscita dal gasdotto Bluestream, ma in realtà è rimasta ancora in affari con la russa Rosneft per l’estrazione dal giacimento Zohr.

La chiusura delle aziende in Russia

La chiusura delle aziende in Russia rappresenta un segnale forte di contrasto alla scelta di Putin di invadere l’Ucraina nella sua “operazione speciale”. Eppure non tutte, in particolare quelle italiane, hanno colto in tempo l’importanza di questa mossa. Sicuramente alla base non vi sono questioni morali, ma difficoltà organizzative di una decisione che chiaramente non può essere presa dall’oggi al domani.

Infatti, la Russia accoglie il 2,4% dello stock italiano di capitali investiti. Per non parlare del fatto che le imprese italiane fatturavano un totale di 7,4 miliardi nel Paese, circa il 2,6% di quello prodotto nei Paesi al di fuori dell’Unione Europea.

 

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Editor: Susanna Bosio

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