Spettacolo,  Cinema

QUEST’ANNO (2006) ALLA MOSTRA DEL CINEMA

il 2006 alla mostra del cinema. Accolti più da mugugni e perplessità che non da consensi, come d’abitudine i verdetti delle giurie scontentano un po’ tutti. Quest’anno però i mormorii notturni post-premiazioni dicono che i primi a essere insoddisfatti siano proprio i giurati. Si favoleggia di scontri e mediazioni, soluzioni estemporanee e scelte controverse.

I Leoni, comunque, consacrano un’edizione di tutto rispetto,IL 2006 alla mostra del cinema vissuta felicemente tra interessanti novità ed eclatanti conferme.

L’impressione d’insieme è che tutto abbia funzionato per il meglio: e deve essere contento Marco Müller, che ha riconfermato, nei fatti, la qualità della manifestazione veneziana, minacciata nel suo prestigio dalla nascente Festa del Cinema di Roma.

Certo è che molti dei film veneziani invaderanno il mercato italiano e internazionale: forse non si sono visti capolavori tali da lasciare una traccia nella storia del cinema, ma molti buoni film, alcuni dei quali provenienti dalle sezioni “indipendenti” che hanno dato un considerevole contributo alla Mostra.

la Settimana della Critica

La compatta Settimana della Critica, ad esempio, ha proposto opere prime di assoluta qualità, anche se il riconoscimento per la “novità”, il Premio De Laurentiis, è andato a un film presentato dalle Giornate degli Autori, sezione che – nel volgere di tre soli anni – si è imposta come una delle più interessanti e vitali del Festival.

A Venezia si sono viste stelle e stelline in gran forma, e altre molto meno. Sono passati politici e amministratori, poeti e scrittori. Una cerimonia di premiazione noiosa e arruffata;  l’eccessivo manifesto politico-filmico della coppia Straub-Huillet (peraltro insigniti di un curioso Leone alla carriera per l’innovazione), Palladino, firmavano autografi come dopo i concerti.

Si sono sentite storie amare e narrazioni consolatorie, mentre un’altra coppia, Lucio Dalla e Peppe Servillo, ovvero Sancho e Chisciotte nel suggestivo film di Mimmo colonne sonore insostenibili e musical sovietici. Si sono versate lacrime amare per la generale, deprimente visione del mondo e della vita, e si è raramente sorriso.

Il film di David Lynch

Si è vista una folla adorante per il film di David Lynch: il grande regista, sornione come sempre, ha realizzato un’opera intrigante, ampia, sfaccettata, rutilante di immagini e innervata di inquietanti visioni, difficile e contorta come un puzzle cui mancherà sempre un pezzo.
In tutto questo, allora, sembrava difficile scegliere: e le giurie hanno avuto un bel daffare per trovare un minimo accordo.

A sorpresa (veramente a sorpresa, dal momento che ben pochi l’hanno visto) ha vinto il film cinese Sanxia Haoren (Still Life) di Jia Zhang-Ke. Giovanissimo, arrivato all’ultimo momento al Des Bains, il regista sembra essere stato accolto da immediati e unanimi consensi.
La Cina, passione storica di Müller, ha dunque confermato che dall’Oriente viene buon cinema: storie di desolazioni e solitudini, affascinanti e ciniche, complicate e oscure per la gioia di cineasti appassionati e festivalieri instancabili.

La Cina di Amelio

Non è piaciuta altrettanto, invece, la Cina di Amelio, il cui film se ne va da Venezia senza riconoscimenti: peccato, in particolare, per il sempre bravo Sergio Castellitto, che i più davano certo vincitore della Coppa Volpi, assegnata invece, con sorpresa e sgomento generale, all’improbabile Ben Affleck (la Miramax ha più soldi, ghignano i soliti ben informati, tra uno spritz e un Martini sulla terrazza dell’Excelsior…).

E se il Leone d’argento per la regia va al maestro Resnais – che aveva fatto sapere che si sarebbe mosso da Parigi solo per il Leone d’Oro – lascia di stucco l’invenzione di un Leone d’argento Rivelazione, assegnato al già ampiamente rivelato Emanuele Crialese, per il suo bellissimo e commovente Nuovomondo.

Il giovane regista italiano, che ha fatto incetta di riconoscimenti in tutto il mondo con il suo precedente film, Respiro, forse meritava di più. Ma tant’è: Crialese era contento, riconoscente ed emozionato. Altrettanto “emersa”, conosciuta ed apprezzata è Isild Le Besco, che ha comunque conquistato il Premio Marcello Mastroianni per l’attore emergente con Lintouchable di Jacquot.

Due premi

Due premi, infine, mettono tutti d’accordo: il riconoscimento alla splendida Helen Mirren, magistrale Elisabetta nel film di Frears, e il premio speciale della Giuria a Daratt, di Mahamat-Saleh Haroun, immediatamente amato da pubblico e critica.

Dopo la premiazione, la notte tra sabato e domenica se n’è andata tra feste danzanti e ubriacature, buffet e bilanci: giravano Leoni come fossero falene, e mentre le signore potevano finalmente togliersi le scomode scarpine e i signori sciogliere il papillon, i cinefili davano per certa la conferma di Müller anche per la prossima edizione.

Poi, con il sole di domenica mattina, l’assalto ai vaporetti e il Lido che tornava deserto.
Nelle foto, Jia Zhang-Ke riceve il Leone d’Oro dalle mani di Catherine Deneuve

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