Raccontare le Olimpiadi senza essere banali: l’editoriale di Luca Corsolini
Esiste un modo di raccontare le Olimpiadi assai originale, lontano dai soliti schemi di gran parte degli inviati stampa. In questi giorni Parigi è il centro del mondo, dove migliaia di inviati stampa stanno riportando le imprese degli oltre 11.000 atleti giunti da tutto il mondo. I traguardi degli sportivi sono sempre interessanti da raccontare, ma anche certi retroscena.
Luca Corsolini, storico collaboratore di una emittente televisiva, è da sempre un esperto conoscitore dei Giochi a Cinque Cerchi e ci dà la sua visione della XXXIII rassegna iridata. Una chiave di lettura di uno degli appuntamenti sportivi più attesi di sempre.
Come raccontare le Olimpiadi di Parigi senza essere banali: il pensiero di Luca Corsolini
Come raccontare le Olimpiadi senza essere banali, magari svelando particolari non noti, impresa nemmeno tanto difficile visto che a Parigi e dintorni, compresi dintorni lontani come Tahiti dove sono i privilegiati del windsurf che non devono fare la coda in mensa e dormono in hotel lusso e non al villaggio olimpico dove i letti sono di cartone, ci sono più di 400 azzurri, una enormità per chi è abituato a considerare solo gli undici giocatori in campo della sua squadra ?
Come raccontare le Olimpiadi nel 2024 quando una frase diventa meme sui social e in questo modo perde il significato originale e ne acquista un altro magari diametralmente opposto? L importante è il partecipare, è il motto olimpico per antonomasia ma non la negazione del valore del risultato che si pensa. Al contrario è un invito a partecipare, ovvero a prendere parte.
Raccontare le Olimpiadi senza banalità: dagli occhi di Benedetta Pilato ai baffi di Massimo Stano
Si tratta di una chiamata al mondo dello al sport che vuole una alta parte e la può assumere solo non voltandosi dall’altra parte rispetto a guerre, problemi, cambiamenti sociali Benedetta Pilato lo ha capito benissimo, più lucida lei a 19 anni di tanti altri più maturi e magari con una medaglia olimpica nel curriculum.
Lei la medaglia non l’ha vinta, diciamo pure che l’ha persa per quello che ha chiamato uno stronzo di centesimo, ma ha vinto il giorno e i giorni più belli della vita. Dalla piscina di Benedetta, alla marcia di Massimo Stano, passando per l’Acquatic Centre nel quartiere La Defence della piscina alla Tour Eiffel dell’orgoglio parigino e francese che resiste e semmai si rinforza con i problemi, per l’acqua della Senna e non solo.
Anche Massimo è arrivato quarto, premiato con quella che noi chiamiamo medaglia di legno che lui ha rifiutato con un sorriso sotto i baffi fatti crescere in omaggio al Paese ospitante i Giochi. Ho dato il massimo, ha detto, ed è facile, doveroso credergli per un infortunio, anche abbastanza grave. Ha rischiato, lui campione olimpico in carica, di non poter difendere il titolo vinto a Tokyo.
Tre anni fa quando lasciò il Giappone trovò ad aspettarlo in aeroporto decine di televisioni. Erano venute ad omaggiare il campione gentile che al traguardo aveva fatto l’inchino al pubblico che l’aveva aspettato, per dedicare uguale attenzione gli avversari, compagni di cammino. Ecco le Olimpiadi sono quel posto dove si può vincere arrivando quarti e senza aver bisogno di quella consolazione e che è una medaglia di legno: l’importante e esserci e saperci stare.
Editor: Luca Corsolini
Conclusioni raccontare le Olimpiadi senza banalità: la vera essenza dei Giochi a Cinque Cerchi
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