raffaello pittore
Dizionario Arte

RAFFAELLO, PITTORE, DISEGNATORE, ARCHITETTO.

 

Raffaello pittore, disegnatore e architetto italiano Raffaello, l’artista che esprime più compiutamente gli ideali del pieno rinascimento. Figlio del pittore e scrittore Giovanni Santi, grazie a lui acquisì presto familiarità con la corte di cultura umanista di Federico da Montefeltro.

Questa formazione gli tornò utile nel corso della carriera, perché a differenza di molti artisti egli era noto per le buone maniere in società.

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Vasari scrive che Raffaello fu di grande aiuto al padre in numerosi lavori che questi eseguì nello stato di Urbino. Ma Santi morì nel 1494, quando Raffaello aveva solo 11 anni, e non c’è nulla di documentato sulla sua formazione.

Presumibilmente imparò dal padre, ed è stato suggerito che in seguito fosse allievo di Timoteo Viti (1469-1523), un pittore locale. La maggiore influenza che si coglie nelle sue prime opere è però quella di Perugino.

Raffaello il Pittore

Il pittore Raffaello prese da lui non solo tratti generici come la dolcezza d’espressione e l’eleganza del disegno, ma anche dettagli caratteristici come le piccole dita delicatamente curve e gli esili alberi negli sfondi. Secondo Vasari Raffaello fu allievo di Perugino, ma questo forse non è propriamente vero.

Fu molto precoce, ed è documentato come artista indipendente (definito ‘magister’) nel 1500, a soli 17 anni; sembra che i contatti con Perugino siano avvenuti poco più tardi (verso il 1502-03), probabilmente come collega e non come assistente.

Supera il Perugino

All’età di 21 anni aveva già superato Perugino. Ciò risulta evidente confrontando lo Sposalizio della Vergine di Raffaello (1504, Brera, Milano) con il dipinto di poco precedente di Perugino dallo stesso soggetto (Musée des Beux-Arts, Caen). Le due composizioni sono per molti aspetti simili, ma Raffaello supera Perugino in nitore e grazia.

Nei primi anni di attività Raffaello pittore, ricevette commissioni da varie parti dell’Umbria. Dal 1504 al 1508 passò molto tempo a Firenze, e spesso ci si riferisce a questi anni come al suo periodo fiorentino, anche se non ebbe mai residenza fissa nella città. L’esperienza di Firenze incise molto su di lui: le sue opere si distanziarono dalla maniera di Perugino e acquistarono maggiore solennità e raffinatezza grazie all’influenza di Leonardo, di Michelangelo e anche di Fra’ Bartolomeo (Vasari scrisse che il suo uso del colore influì sul pittore Raffaello).

A questo periodo risalgono alcune delle più celebri Madonne col bambino (Madonna del prato, 1505, Kunsthistorisches Museum, Vienna). In questi dipinti e nei dipinti con la Sacra Famiglia si nota la sua crescente padronanza della composizione e dell’espressione (da Leonardo imparò in particolare come raggruppare le figure in maniera fluida e compatta).

Le figure sacre sono rappresentate come esseri umani di splendido vigore fisico, ma con una serenità e con un senso di profonda integrità interiore da non lasciare dubbi sulla natura spirituale dei soggetti. Questo senso di benessere distingue la pittura di Raffaello dall’opera più inquietante e intellettualistica di Leonardo o dalle creazioni di quasi sovrumana potenza di Michelangelo, ed evidentemente riflette la sua natura equilibrata.

Figura socievole

A differenza dei due grandi contemporanei, Raffaello non fu un genio solitario ma una figura socievole. Vasari lo descrisse come una persona di grande gentilezza e cortesia. Deve però essere stato molto tenace per realizzare una così grande quantità di opere nel corso di una vita così breve.

Roma

Nel 1508 il pittore Raffaello andò a Roma. Qui, Papa Giulio II (Giuliano Della Rovere) gli affidò la decorazione ad affresco della Stanza della Segnatura, uno degli appartamenti che stava facendo ristrutturare in Vaticano. Non sappiamo in che modo Raffaello (allora solo venticinquenne) sia arrivato all’attenzione del papa; forse raccomandato da Bramante, che era un suo lontano parente.

Raffaello non aveva mai lavorato a un progetto così imponente e di tale prestigio, e aveva poca esperienza con gli affreschi. Nonostante ciò, eseguì in maniera straordinaria la commissione e per il resto della vita rimase al sevizio di Giulio II e del suo successore Leone X (Giovanni de’ Medici). La Stanza della Segnatura, probabilmente utilizzata da Giulio II come biblioteca privata, e gli affreschi sono basati su un programma teologico complesso che riguarda la relazione tra la cultura classica e il pensiero cristiano.

Sulla parete principale si trova il celebre affresco con la Scuola di Atene. Esso raffigura i grandi pensatori del mondo antico, guidati da Platone e Aristotele, su uno sfondo architettonico imponente, un capolavoro di disegno prospettico. Sulla parete opposta, nell’affresco con la Disputa del Sacramento, i dottori della chiesa adorano il Sacramento, mentre sopra di loro la Trinità è circondata da santi e martiri.

La stanza della segnatura

Dopo il completamento della Stanza della Segnatura, nel 1511 o 1512 a Raffaello il pittore  affidarono la decorazione di tre stanze vaticane adiacenti. Nel 1514, quando ebbe portato a compimento la prima di esse (la Stanza di Eliodoro), Raffaello era ormai così richiesto da dover delegare sempre più l’esecuzione delle opere ai suoi assistenti (tra i quali si distingueva Giulio Romano).

I *cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina  (1515-16, Collezione reale, in prestito al Victoria & Albert Museum, Londra), per esempio, costituiscono alcuni tra i suoi più raffinati disegni, ma è probabile che solo una piccola parte del colore sia di sua mano (per gli arazzi che se ne trassero vedi Bruxelles, arazzi di e Collezione reale).

Nelle stanze vaticane e nei cartoni Raffaello mostrò una prodigiosa abilità nel collocare gruppi di figure diverse in composizioni di armoniosa solennità, e queste opere, come la Cappella Sistina di Michelangelo, ebbero una profonda e duratura influenza sulla tradizione europea della pittura storica.

Oltre a Giulio II e Leone X, a Roma Raffaello pittore trovò un importante mecenate nel ricchissimo Agostino Chigi. Tra le opere che Raffaello eseguì per lui ci sono la decorazione ad affresco della sua villa (oggi nota come Farnesina), appena fuori dalle mura della città, e il progetto per la cappella funeraria nella chiesa di Santa Maria del Popolo. La maggior parte degli affreschi alla Farnesina fu eseguita da assistenti, ma la celebre Galatea (1512 ca) fu dipinta da Raffaello stesso.

La cappella Chigi

Per la cappella Chigi (iniziata nel 1512 ca) realizzò l’intero progetto, comprendente architettura, scultura, pittura, mosaico, stucco e intarsio marmoreo. La ricchezza scenografica dell’insieme rappresentò una fonte importante per opere simili in epoca *barocca. Indicativo è il fatto che la cappella (rimasta incompiuta quando Raffaello e Chigi morirono a una settimana di distanza l’uno dall’altro) sia stata portata a termine da Bernini molti anni dopo.

Oltre ai grandi cicli decorativi Raffaello dipinse molti ritratti, ed è in questi che risulta più evidente la qualità esecutiva delle sue opere tarde. I ritratti sono vicini a Leonardo per l’acutezza della caratterizzazione e a Tiziano per la ricchezza del colore; mostrano una grande attenzione per la psicologia dei personaggi e costituiscono un importante documento dei circoli intellettuali che Raffaello frequentava (Baldassarre Castiglione, 1515 ca, Louvre, Parigi).

Il ritratto di Giulio II (1511, National Gallery, Londra) diede vita a un vero e proprio genere, quello dei ritratti papali, che durò per circa due secoli. Altre importanti opere del periodo romano in gran parte di sua mano sono la Madonna Sistina (1512-14, Gemäldegalerie, Dresda) e la grandiosa pala d’altare della Trasfigurazione (Pinacoteca Vaticana), a cui stava lavorando alla morte. Con il suo turbinio di movimenti ed emozioni è considerata una fonte d’ispirazione fondamentale per il manierismo.

Raffaello architetto

Dal 1512 circa iniziò a lavorare come architetto. Dopo la morte di Bramante nel 1514 gli fu affidato l’incarico per la ricostruzione della basilica di San Pietro. Solo Bramante è più importante di lui tra gli architetti del pieno rinascimento, ma è difficile apprezzare il contributo di Raffaello, perché ben poco di quanto progettò è giunto fino a noi inalterato. La sua enorme mole di lavoro aumentò ulteriormente quando, nel 1517, Leone X lo nominò sovrintendente alle antichità di Roma. Per questo incarico progettò un’attenta catalogazione dei monumenti antichi della città.

Vasari scrisse che la morte precoce di Raffaello (avvenuta il giorno del suo trentasettesimo compleanno) fu causa di enorme dolore per l’intera corte papale. Raffaello era ricco, famoso e godeva di un enorme prestigio. La sua influenza era diffusa quand’era ancora in vita grazie alle stampe di Marcantonio Raimondi.

La fama postuma

La sua fama postuma fu anche più grande, poiché fin quasi alla fine del XIX secolo fu considerato da quasi tutti i critici il più grande pittore mai esistito. Fu l’artista che espresse le dottrine fondamentali della Chiesa cristiana attraverso figure che hanno una bellezza degna dell’antichità.

Diventò modello ideale di tutte le *accademie” e Reynolds disse di lui: “Per aver avuto così tanti modelli diventò lui stesso un modello per tutti gli artisti successivi: sempre imitato e sempre originale”. Verso la fine del XIX secolo e soprattutto agli inizi del XX secolo ci fu una reazione a tanta adulazione.

Il mondo moderno vuole che i suoi eroi dell’arte rappresentino la fragilità umana, e che preferibilmente siano eccentrici e ribelli. Raffaello invece – con il suo carattere gentile, l’efficienza organizzativa e una carriera di incontrastato successo – è totalmente privo di questo tipo di fascino. Ma nonostante la sua reputazione sia stata lievemente offuscata, rimane una delle personalità più significative di tutta l’arte europea.

Nascita: Urbino 1483; Morte: Roma 1520

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