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Letteratura

Ray Bradbury – le sue citazioni più belle

Oggi lo scrittore statunitense Ray Bradbury avrebbe compiuto 98 anni. Lo ricordiamo con le citazioni più belle tratte dalle sue opere.

Ray Bradbury

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Una scena del film di Truffaut

Nato a Waukegan (Illinois) il 20 agosto 1920, Ray Bradbury si trasferisce all’età di 14 anni in California, dove scopre il mondo della fantascienza. Inizia quindi a scrivere racconti per riviste del settore, tra cui anche testi di genere noir e poliziesco. Raccoglie le sue opere nel volume Cronache Marziane (1950), che ottiene un notevole successo internazionale. L’anno seguente pubblica Gli anni del rogo (The Fireman) sulla rivista Galaxy Science Fiction, espanso nel 1953 nel capolavoro per cui è maggiormente ricordato, Fahrenheit 451. Questo libro sarà così apprezzato dai lettori di tutto il mondo da diventare anche un film, diretto dal grande regista François Truffaut.

Oltre alla scrittura, Ray Bradbury si dedica anche alle sceneggiature cinematografiche, con Destinazione… Terra! (1953) e Moby Dick, la balena bianca (1956). Lavora inoltre al primo episodio della serie tv Ai confini della realtà (1986).

Nel 2006 è stato insignito del titolo di duca di Diente de León dal sovrano del Regno di Redonda. Negli ultimi anni della sua vita si dimostrò sfavorevole ai libri in formato elettronico, tanto da impedire che le proprie opere venissero pubblicate in forma digitale. Solo nel 2011 ha consentito di pubblicare in formato elettronico il suo romanzo di maggior successo, Fahrenheit 451, sostenendo comunque di preferire il formato cartaceo.

Si spegne il 5 giugno 2012 a Los Angeles, dove ormai si era ritirato.

Citazioni

  • Vivere nel rischio significa saltare da uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita. (da The Brown Daily Herald, Providence, 24 marzo 1995)
  • Erano ingenui soltanto se conveniva esserlo. Smisero di cercare di distruggere tutto, di umiliare tutto. Fusero religione, arte e scienza, perché alla base, la scienza non è che la spiegazione di un miracolo che non riusciamo mai a spiegare e l’arte è un’interpretazione di quel miracolo. (Cronache Marziane)
  • Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive. (Fahrenheit 451)
  • Ho imparato, nei miei viaggi, che se resto un giorno senza scrivere comincio ad agitarmi. Due giorni e mi vengono dei tremiti. Tre giorni e do segni di pazzia. Quattro e potrei benissimo essere un maiale che si rotola nel fango. (da Lo zen e l’arte della scrittura, traduzione di Paolo Nori e Salim Catrina, DeriveApprodi)
  • A noi occorre non essere lasciati in pace! Abbiamo bisogno di essere veramente tormentati una volta ogni tanto! (Fahrenheit 451)
  • Era una di quelle notti maledettamente calde durante le quali te ne stai inutilmente sdraiato fino alle due del mattino, poi ti riscuoti, ti alzi dal letto, ti spruzzi sul viso dell’acqua fredda, e ti trascini fino a quell’enorme forno che è la sotterranea mentre, passano sferragliando gli ultimi treni. (Un’insolita proposta)
  • Non voleva sapere, per esempio, come una cosa fosse fatta, ma perché la si facesse. Cosa che può essere imbarazzante. Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare: si rischia di condannarsi all’infelicità permanente. (Fahrenheit 451)

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