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Arte,  Milano

REA Arte: a Milano l’arte contemporanea è a portata di mano a novembre 2020

Rea Art Fair 2020: a Milano l’arte contemporanea non è più incomprensibile e lontana

Rea Arte è a Milano, alla Fabbrica del Vapore, fino a domenica 1 novembre. Nonostante il periodo, la fiera merita di essere visitata per diversi motivi. La kermesse ha dovuto infatti svuotarsi dei tanti eventi in presenza programmati e adeguarsi alla recrudescenza di questa maledetta pandemia. Il succo del lavoro fatto, però, non cambia. Anzi, girare e aggirarsi fra le opere d’arte giunte in mostra, risulta particolarmente gradevole, sfrondate le opere del contorno oceanico di folle e clamori e strette di mano.

Cosa resta? Restano le opere, ovvio. Resta l’arte e restano soprattutto gli artisti, che rilassati parlano fra di loro, si conoscono e si aggirano tra i visitatori, onde poi fare capolino per spiegarti le loro opere. Sì sì, proprio così. Vi è mai successo di guardare un’opera d’arte e chidervi: “Ma l’artista cosa avrà voluto dire?” Benissimo: non siete gli unici! Soprattutto, ci sono buone possibilità che, pensando intensamente questa frase mentre guardare un’opera esposta nel padiglione di REA, l’artista spunti improvvisamente e vi risponda. Così, facile facile diventa l’incomprensibile contemporaneo e se ne può anche parlare!

REA Arte: le opere, gli artisti e il dialogo sull’arte

L’arte si sa: si vende e si compra. L’arte si fa anche, prima di vendersi e comprarsi ed esporsi. Così nella fiera che espone gli artisti emergenti, possiamo finalmente riscoprire il farsi dell’opere. Ascoltare in prima persona gli artisti parlarci a tu per tu, per capirne le intenzione, la ricerca, i materiali. Soprattutto i materiali. A colpo d’occhio chi entri da Rea è colpito dalla varietà delle forme, degli stili, delle tecniche e della materia, che risalta nell’allestimento essenziale di metallo e cartongesso. E dal metallo delle scale, ascendiamo alle ceramiche, ai vetri, agli smalti, alle pitture, alle tele, ai legni, persino alla calce, alle resine e ai cementi.

Come quelli che utilizza Mattia Papp, artista fiorentino che esalta la componente materica e tattile dell’arte, portando in fiera i suoi muri. I muri di Firenze, fatti di storia e contraddizioni, strati e devastazioni, che rispecchiano la nostra stratificata e a volte contradditoria identità culturale.

 

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Totalmente diversa, ma altrettanto d’impatto la scultura di Vera Vera: una Venere stupenda, segnata sul volto da parole timbrate, come marchiate a fuoco nella carne viva, frutto di una ricerca e di un esperimento collettivo dell’artista. Questa Venere affascina, perché si copre di parole e si scopre nel loro dileguarsi; condottiera tra le onde del mondo tecnologico e al tempo stesso fragilissima navigante.

 

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E poi ancora le fotografie surreali di Cecilia Del Gatto, che conquistano con un battito di ciglia e attraggono tutta la stanza su quel vuoto (ma è pieno!) litorale adriatico; o quelle di Haas Sebastian, che in realtà fotografie non sono, pur restituendo la suggestione e l’inganno di una lunga esposizione.

Una selezione di opere, insomma, molto varia. Che sicuramente vi lascerà stupiti.

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