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Reddito di cittadinanza, limiti nel 2023 e via dal 2024

Addio al reddito di cittadinanza dal primo gennaio 2024, il 2023 anno “cuscinetto”

Il governo Meloni con la nuova manovra ha deciso di modificare gradualmente il reddito di cittadinanza fino all’abrogazione nel 2024. Per il momento rimane per le categorie più fragili, famiglie con minori, anziani e disabili, invece per gli occupabili è stato introdotto il limite di otto mensilità e programmi di formazione obbligatori e di collocamento al lavoro non rifiutabile.

Reddito di cittadinanza: cosa cambia

Innanzitutto, il governo ha deciso di lasciare inalterato il RdC fino al 31 dicembre 2022. Per il 2023, invece, sono previste delle modifiche che limiteranno l’accesso e la durata al reddito. Dal primo gennaio 2024 il RdC verrà abrogato, ma verrà messo a punto un sistema di sovvenzioni destinato alle categorie fragili e inabili al lavoro.

La prima stretta riguarda gli occupabili, ovvero le persone che sono in grado di lavorare. Alle persone tra i 18 e i 59 anni, che non abbiano nel nucleo famigliare delle persone appartenenti alle categorie deboli, verrà concesso il RdC al massimo per altri otto mesi. Contemporaneamente, il ricevente deve frequentare un corso di formazione per un periodo di circa sei mesi altrimenti il diritto decade.

Anche in caso di rifiuto della prima offerta congrua di lavoro l’assegno viene cancellato. L’offerta congrua è calcolata in base all’esperienza maturata e alle competenze acquisite dal disoccupato e alla distanza dal luogo di residenza. Il luogo di lavoro dell’offerta, dunque, deve essere entro gli 80km o raggiungibile al massimo in 100 minuti di trasporto pubblico.

Secondo l’INPS, i disoccupati occupabili che percepiscono il reddito “realmente occupabili e ready to work” sono solo 372 mila su circa 660 mila. I rimanenti sono generalmente over 40 e con un titolo di studio basso e dunque poco impiegabili nel mondo del lavoro.

Come riportato dal Corriere della Sera, i calcoli dei tecnici del ministero dell’Economia dicono che il risparmio per il 2023 sarà di 734 milioni di euro su una spesa complessiva di circa 8 miliardi. In teoria, questi risparmi verranno poi ricollocati in un apposito fondo che dovrebbe finanziare la riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione.

 

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Editor: Lorenzo Bossola

 

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