Reni, Guido
Dizionario Arte

Reni, Guido

Guido Reni

Reni, Guido pittore, disegnatore e occasionalmente acquafortista bolognese. Dal 1584 circa al 1593 fu allievo di Calvaert, quindi si trasferì all’accademia dei Carracci, dove assorbì la loro tradizionale tecnica basata su un disegno chiaro e definito.

Nel 1601 era a Roma, dove si stabilì fino al 1614, pur tornando di frequente a Bologna. Per breve tempo subì il fascino della maniera *caravaggesca (Crocifissione di san Pietro, 1603, Pinacoteca Vaticana), ma le fonti di ispirazione principali per il suo stile classico e aggraziato furono Raffaello e l’antichità, come si può vedere nella sua opera più famosa, l’Aurora, (1614, casino di palazzo Rospigliosi Pallavicini, Roma), un bellissimo soffitto affrescato per il cardinale Scipione Borghese.

Reni, artista prediletto dallo zio di Borghese

Reni era tra gli artisti prediletti dallo zio di Borghese, papa Paolo V, ma nonostante il successo a Roma tornò definitivamente a Bologna nel 1614 e raramente lasciò la città. Dopo la morte di Ludovico Carracci nel 1619, fu senza dubbio l’artista più importante di Bologna; e ormai era probabilmente diventato anche il pittore più richiesto in tutta Italia.

Le opere realizzate nella sua grande bottega (soprattutto di soggetto religioso) venivano spedite in tutta Europa e Rubens era il solo pittore contemporaneo ad avere una clientela internazionale più prestigiosa.
Reni era un personaggio dai modi aristocratici di forte impatto, sempre con abiti costosi e alla moda, solitamente circondato da uno stuolo di servi. Guadagnò una fortuna grazie al suo lavoro, ma spesso era indebitato a causa del vizio del gioco. Questo era un aspetto del suo carattere complesso e decisamente bizzarro, descritto nel dettaglio dal suo amico e biografo Malvasia. Grazie al suo efficace resoconto, la vita interiore di Reni ci è nota più di quella di qualsiasi altro artista precedente.

Nonostante il suo amore per il gioco, era profondamente religioso e anche piuttosto compassato, e odiava sentire bestemmiare o anche fare battute maliziose. Era devoto alla madre, ma spaventato e sospettoso con le altre donne: “Era opinione comune che fosse vergine… Quando osservava le molte giovani donne che gli facevano da modelle, era rigido come il marmo” (è stato suggerito che fosse un omosessuale represso). Gli veniva riconosciuta una grande generosità verso gli amici, i colleghi, gli allievi e le buone cause (donava spesso denaro in forma anonima). Era notoriamente permaloso, e litigò con molti dei suoi amici artisti, tra cui *Albani, Domenichino e due dei suoi maestri, Calvaert e Ludovico Carracci. Altre manie erano la paura di subire incantesimi e il terrore di essere avvelenato.

La grande reputazione di cui Reni

La grande reputazione di cui Reni ha goduto in vita si mantenne nel XVIII secolo e all’inizio del XIX, quando molti critici lo definirono secondo solo a Raffaello. Era noto come ‘il divino Guido’ e lodato per la grazia celeste del suo lavoro. Fu però duramente attaccato da Ruskin (che detestava i pittori bolognesi in generale), e a lungo la sua opera fu ritenuta volgare e sentimentale. Almeno fino alla metà del Novecento il giusto riconoscimento della sua grandezza fu ostacolato dall’incapacità di distinguere tra le sue opere e quelle degli innumerevoli imitatori (spesso estremamente insulsi). La grande mostra che Bologna gli dedicò nel 1954 fu il punto di svolta per la sua fortuna critica, e oggi è ormai unanimemente considerato uno dei più importanti pittori italiani del Seicento.

Le sue opere tarde, in particolare, mostrano una sensibilità cromatica assolutamente originale rispetto a tutti i suoi contemporanei. Nei primi anni di carriera si era servito di solito di colori forti e ricchi, ma con gli anni arrivò a prediligere armonie più delicate, con abbondante uso di azzurro ghiaccio, verde mela, rosa e grigio perla; negli anni trenta del Seicento le sue tonalità divennero ancora più luminose. I suoi dipinti acquistarono un bagliore argenteo e morbido, a volte quasi etereo.

la sua pennellata

Allo stesso tempo la sua pennellata si fece più libera e l’umore delle immagini più languido. Questi cambiamenti, in particolare il modo di dipingere meno dettagliato, può darsi che in parte fossero dovuti alla velocità con cui doveva lavorare per pagare i debiti di gioco, ma nelle migliori tra le sue ultime opere la definizione della forma è accuratissima e di grande delicatezza. La migliore raccolta dei suoi dipinti si trova alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Nascita: Bologna 1575;
Morte: Bologna 1642

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