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Report: l’inchiesta che svela i segreti sul vaccino italiano anti-Covid

Report: l’inchiesta che svela i segreti sul vaccino italiano anti-Covid – Chi è Mr. Vaccino? Com’è nata la collaborazione con Oxford?

Nella puntata del 16 novembre di Report, il programma di giornalismo investigativo condotto da Sigfrido Ranucci, è stata presentata un’inchiesta sul vaccino anti-Covid in Italia.

Il programma ha infatti avuto la possibilità di entrare all’interno dell’IRBM di Pomezia, azienda che al momento collabora con Oxford e AstraZeneca nella realizzazione del vaccino anti-Covid. Si tratta di uno dei vaccini più promettenti al momento. La licenza esclusiva sul brevetto è detenuta proprio da AstraZeneca, azienda biofarmaceutica con sede a Cambridge che l’Università di Oxford ha scelto per questo progetto.

Presidente dell’IRBM è Piero Di Lorenzo, il Mr. Vaccino, nato come produttore televisivo e sindacalista, entrato poi nel settore della biotecnologia molecolare. Infatti, dopo nove anni nelle mani di Merck, multinazionale farmaceutica americana, l’azienda è stata acquisita da Di Lorenzo, che ne è diventato presidente e amministratore.

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Piero Di Lorenzo.

Report e l’inchiesta sul vaccino anti-Covid: «La ricerca pubblica da sola non ce la può fare»

Come emerso all’interno dell’inchiesta di Report, Piero Di Lorenzo, al momento dell’acquisto di IRBM, ha ricevuto in dote dalla Merck una collezione di composti chimici. Questa, anche se di proprietà di un privato, riceve annualmente dei finanziamenti dallo Stato attraverso la CNCCS, consorzio misto pubblico privato.

«La ricerca pubblica da sola non ce la può fare» ha dichiarato Di Lorenzo. Infatti, egli riceve finanziamenti per mantenere una struttura dedicata alla ricerca scientifica che lo Stato italiano non riuscirebbe a mantenere da solo.

Report ha sottolineato la differenza tra la ricerca scientifica italiana e quella francese. In Francia, infatti, è presente una collezione simile di composti chimici, che però viene gestita interamente dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e finanziata dal Ministero dell’Istruzione. È, dunque, di totale proprietà pubblica.

Il consigliere di amministrazione del CNR italiano, istituto pubblico di ricerca, ha mostrato alla giornalista di Report le condizioni critiche in cui si trova l’edificio nell’hinterland di Roma. Egli ha dichiarato che, infatti, al CNR non si possono attribuire competenze dal punto di vista infrastrutturale, proprio a causa della mancanza di fondi e finanziamenti pubblici.

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Il CNR dell’hinterland romano.

Com’è nata la collaborazione con Oxford?

IRBM e Oxford collaborano ormai da circa dieci anni, e quando l’università britannica ha sintetizzato la proteina Spike utilizzata per il vaccino, era necessaria l’expertise che proprio IRBM possiede.

Infatti, questo tipo di proteina è strettamente legata all’Adenovirus, o raffreddore dello scimpanzé, che per primi hanno studiato proprio degli scienziati italiani di Pomezia. L’Adenovirus è necessario come veicolo di trasporto per la proteina Spike, che il vaccino inietta nell’uomo di modo che questa provochi una reazione da parte del sistema immunitario debellando il Covid in caso di contagio.

Dopo quindici giorni dalla collaborazione con Oxford, Di Lorenzo ha chiamato alcuni esponenti del governo italiano, come il premier Conte, Di Maio e Speranza, affinché si potesse procedere con il finanziamento e l’acquisto del brevetto. Ma il governo inglese li ha preceduti: ha stanziato più di 130 milioni di sterline e ha affidato la proprietà del brevetto ad AstraZeneca.

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Il vaccino anti-Covid.

Il vaccino “tricolore”

Intanto, nei mesi scorsi un’altra azienda di biotecnologia vicino a Pomezia, Reithera, ha prodotto un vaccino anti-Covid, di cui è cominciata la fase di sperimentazione all’interno dell’Ospedale Spallanzani di Roma. L’azienda l’ha proposto come vaccino tricolore, totalmente italiano. Molti esponenti del governo italiano hanno prestato la propria firma per sostenere questo progetto, da loro considerato un orgoglio patriottico.

Diverse inchieste hanno però svelato che, in realtà, i soldi dei contribuenti italiani per questo vaccino vanno nelle mani di una società anonima della Svizzera, che ne detiene il brevetto. Il governo ha quindi decantato questo vaccino come prodotto totalmente italiano, senza sapere dove realmente i soldi fossero diretti. Forse è stata colpa della fretta di risolvere la pandemia, che ha portato a buttarsi a capofitto su un progetto tutt’altro che patriottico.

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Editor: Susanna Bosio

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