Riapre “Il Cavallino” di Maranello con Bottura in cucina
Il 15 giugno ci si potrà nuovamente sedere nello storico locale dove Enzo Ferrari pranzava ogni giorno.
L’idea originaria di riportare “Il Cavallino” di Maranello agli antichi splendori nasce da Sergio Marchionne, John Elkann e Massimo Bottura. Il Cavallino nero è quello rampante che tutto il mondo identifica con la casa automobilistica fondata da Enzo Ferrari. Ma è anche il nome del ristorante, di fronte allo storico stabilimento di via Abetone Inferiore, che ha rinnovato gli spazi dove lo stesso patron, sin dagli Anni 50, riceveva a pranzo i collaboratori, i clienti e gli amici più stretti, nella sala privata.
Un simbolo della leggenda
Il Ristorante Cavallino è un simbolo della leggenda Ferrari fin dal 1942, anno in cui furono rilevati i terreni di fronte alla fabbrica con la piccola casa colonica, che venne prima utilizzata come mensa, spogliatoio e sede di formazione per la manodopera, e in seguito, nel 1950, ufficialmente aperta al pubblico come locale.
Qui non solo Ferrari riceveva a pranzo i suoi collaboratori, i clienti e gli amici più stretti nella sala privata, ma era proprio qui che amava guardare il Gran Premio della domenica. Dal Cavallino sono passati tutti i piloti e i tecnici della Scuderia, i grandi collezionisti della Rossa e i rivali in pista come Jackie Stewart, che adorava il posto.
Nel 1984, Ferrari lo cedette all’imprenditore Beppe Neri, che aveva un rapporto di lavoro con la scuderia ed era grande amico del figlio Piero. Dopo la morte del padre, a occuparsi del ristorante sono state le figlie della famiglia Neri: Cristiana, Clementina e Chiara.
India Mahdavi
A Maranello, India Mahdavi, che è designer e scenografa, ha immaginato di valorizzare lo stile di vita italiano a partire dall’identità storica del luogo, una vecchia casa colonica della Pianura Padana che ora si annuncia – oltre il cancello col Cavallino nero – con la sua nuova facciata rossa.
All’interno, tra le sale e il giardino, l’architetto ha riletto tutti i tratti distintivi della tradizionale trattoria italiana (quindi tanto legno, pavimento in cotto, sedute in paglia), fondendoli con l’immaginario del mondo Ferrari. Il risultato è un ambiente dalle linee pulite, giocoso quanto basta, audace in certi dettagli. In tavola, invece, arriveranno piatti che omaggiano la famiglia Ferrari, come l’idea – in fase di studio – che ricorda i maccheroncini in salsa rosa che Lina Lardi, moglie di Enzo, era solita preparare per i pranzi della domenica in famiglia. Le sale, per quanto riviste, sono costellate di cimeli di ogni tipo. Praticamente una collezione di memorabilia all’interno di un ristorante.
Massimo Bottura e Il Cavallino di Maranello
Lo chef tristellato descrive il Cavallino come
“una nuova prospettiva e un nuovo modo di far vivere la cucina modenese. Come sempre guarderemo al passato con enorme rispetto, ma rileggeremo la tradizione in chiave critica e mai nostalgica. Come in Francescana, proietteremo il meglio del passato nel futuro”.
Bottura arriva a Il Cavallino di Maranello per fare ciò che gli riesce meglio: esaltare le proprie origini, la modenesità che lo lega alla scuderia e la grande cucina italiana; il tutto condito dalla sua tipica creatività che è il fulcro del suo lavoro incessante di interpretazione della realtà, del territorio e di chi lo vive.
Il nuovo Cavallino accoglierà gli ospiti con la freschezza di uno spazio moderno, dando loro al contempo l’opportunità di respirare le atmosfere che hanno caratterizzato quasi 75 anni di Ferrari sin qui. E l’obiettivo del team dell’Osteria Francescana è quello di rendere questo processo coerente con la storia del brand e piacevole per chi si siede a tavola. Bottura e la sua squadra si confrontano con un altro grande marchio del made in Italy, dopo la fortunata collaborazione con Gucci, che procede spedita tra l’Italia e il mondo, terzo ristorante del gruppo dopo Firenze e Los Angeles.
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