Ring des Nibelungen
Dizionario Opera

Ring des Nibelungen, Der 1813-1883

Der Ring des Nibelungen – la più vasta opera nella storia della musica – è una gigantesca visione artistica del divenire e dell’annientamento di un mondo, della catastrofe di un’umanità provocata dalla cieca bramosia di potenza e dal ripudio dell’amore.

Der Ring des Nibelungen

Der Ring des Nibelungen - Wikipedia

Per oltre un quarto di secolo della propria vita, Wagner lavorò a quest’opera, seppur con ampie interruzioni: Tristan
und Isolde
e Die Meistersinger von Nürnberg furono scritti nel periodo che va dalla composizione del Siegfried a quella della Götterdämmerung; tra i primi abbozzi in prosa e l’inizio della composizione musicale furono redatti
i grandi scritti teorici zurighesi, Oper und Drama (Opera e dramma) e Das Kunstwerk der Zukunft (L’opera d’arte dell’avvenire).

Nella parabola artistica wagneriana, la creazione del Ring abbraccia l’arco di tempo che va dalla conclusione della partitura del Lohengrin alla composizione del Parsifal, ovvero dall’ultima delle opere giovanili al testamento spirituale. Stupefacente è la ferrea tenacia e la incrollabile fiducia con le quali l’artista rimase fedele a un progetto, la cui realizzazione scenica – specie durante gli anni dell’esilio svizzero – doveva sembrare del tutto utopistica
al creatore stesso.

La gigantesca struttura di una tetralogia di drammi non fu però presa in considerazione fin dall’inizio. Affascinato dalla figura di Siegfried, così come questa gli si presentò alla lettura delle saghe nordiche, il compositore di Lohengrin e il rivoluzionario politico degli anni Quaranta progettò dapprima di comporre un’opera epica dal titolo Siegfrieds Tod (Morte di Sigfrido). Il poema, redatto tra il 12 e il 28 novembre del 1848, presenta in sostanza il contenuto della Götterdämmerung.

Der Ring des Nibelungen - Franz Stassen

Nell’ottobre dello stesso anno, Wagner aveva scritto Der Nibelungenmythus. Als Entwurf zu einem Drama (Il mito dei Nibelunghi. Progetto per un dramma), frutto dei suoi studi di mitologia germanica ed embrione del futuro Ring.
Il Mythus, in cui il destino di Siegfried viene posto in un mitico rapporto col mondo, e l’intero Ring, sono un’elaborazione poetica delle leggende che Wagner reperì soprattutto nella vastissima letteratura mitologica scandinava.

Lo stesso maestro compilò un elenco delle fonti mitiche e letterarie cui aveva attinto per la stesura del poema nibelungico, comunicandole nel 1856 a Franz Müller, consigliere governativo a Weimar, che si apprestava a scrivere il primo commento al poema del Ring, pubblicato nel 1862.

Si tratta probabilmente soltanto delle fonti principali – come si evince dal tono frettoloso della lettera di accompagnamento -, tuttavia sufficiente a fornire un’idea precisa delle letture mirate alla composizione del poema quadripartito: Der Nibelunge Not und Klage (a cura di Lachmann); Zu den Nibelungen (a cura di Lachmann); Grimms Mythologie; Edda; Völsungasaga; Wilkina- und Niflunga-saga (nella traduzione di Hagen); Das deutsche Heldenbuch (a cura di Hagen e Simrock); Die deutsche Heldensage (a cura di Wilhelm Grimm); Untersuchungen zur deutschen Heldensage di Mone; Heimskringla (nella traduzione di Mohnike).

‘I canti degli eroi’ dell’Edda e la Völsungasaga costituiscono la struttura portante delle vicende del Ring. Il loro cosmo è abitato da dèi, nani e giganti e comprende anche il regno dei morti (Hel). L’intero universo è sostenuto dal frassino del mondo (Yggdrasill) che – solo nel poema wagneriano – sarà abbattuto per incendiare la rocca
degli dèi.

Si ritrovano nel Ring le divinità dell’Olimpo scandinavo: Odino, loro capo (Wotan), Thor, dio del tuono (Donner), Frigg, consorte di Odino (Fricka), che appartengono alla famiglia degli Asen; all’altra stirpe divina, i Vanen, sono ascritti invece Freyer (Froh) e Freyia (Freia).

Mancano in Wagner numi importanti come Tyr, dio della sapienza e della guerra, e Balder, dio della luce che, coerentemente, non può trovare posto nel mondo violento e avido di potere del Ring. Loki (Loge), pur partecipando alla natura degli Asen, avendo contratto un patto di sangue con Odino, trama sinistramente per la fine degli dèi: assassino di Balder, ha generato il serpente universale Jormungand e il lupo Fenrir, entrambi avversari mortali di Thor e Odino nell’ultima lotta.

Anche nel Ring Loge, come dio del fuoco, sarà l’artefice dell’annientamento degli dèi nell’apocalittico incendio finale. La rocca degli dèi, anche nel mito nordico, è costruita dai giganti (non però Fasolt né Fafner); il nome (Valhöll) deriva da Val (caduto in battaglia) e Höll (sala): dunque ‘dimora degli eroi’, congruentemente con lo spirito guerriero dei popoli che l’immaginarono, e corrispondente al Walhalla germanico e wagneriano.

Gli eroi sono scelti dalle valchirie (etimologia analoga a quella di Walhalla) e capitanati da Odino che, fra i suoi appellativi, annovera quello di Walvater (padre dei caduti), che ritroviamo in Wagner. Le vicende delle Walküre sono attinte soprattutto alla Völsungasaga (imperniata sulla tragedia dei gemelli, discendenti di Odino), analogamente a quelle del Siegfried e, in parte, della Götterdämmerung. La figura di Brünnhilde, con le altre valchirie, proviene invece da un canto dell’Edda (antica), l’Helreid Brynhildar.

La cosmogonia nordica e la fine del mondo trovano una smagliante espressione poetica nel più suggestivo dei canti dell’Edda, la Völuspa (Profezia della veggente).

Vi si narra, fra l’altro, del frassino universale e della fonte della saggezza che zampilla ai suoi piedi, alla quale bevve Odino lasciando in pegno uno dei propri occhi (episodio accolto nel prologo della Götterdämmerung). Dalle ceneri dell’ultima battaglia – secondo la Völuspa – avrà origine una ‘rigenerazione’, che vedrà il ritorno del regno di Balder e una nuova età dell’oro. Wagner invece, dopo la catastrofe finale, non lascia intravvedere alcuna ottimistica palingenesi.

Sarebbe comunque un grave errore ritenere che il Ring sia una semplice drammatizzazione di saghe preesistenti. Il contributo poetico di Wagner consiste non solo nell’aver intrecciato, fondendole in un’azione unitaria, queste leggende e saghe prive di rapporti tra loro, bensì nell’averne subordinato l’azione a un’idea di attualità politico-sociale: Siegfried divenne, per il compositore, il libero eroe del popolo che, per mezzo del suo olocausto, libera il mondo dal dominio del capitale e risolleva di nuovo il potere degli dèi, purificati dal suo sacrificio.

Questo significato ottimistico-socialista della figura di Siegfried subì una decisiva trasformazione, in senso pessimistico, dopo la fuga in Svizzera del Wagner combattente sulle barricate di Dresda e perseguito da un mandato di cattura. Resta aperta la questione se ciò che stimolò Wagner all’esilio – e quindi all’autentica libertà creatrice – fosse veramente solo l’insorgere contro l’oppressione monarchica, oppure il demone cosciente, pieno di irrequietezza per questa vita.

Le sue conoscenze filosofiche, avidamente acquisite, erano assai eterogenee, pur collocandosi essenzialmente nell’ambito della ‘sinistra hegeliana’ (rappresentata soprattutto da Ludwig Feuerbach, del quale aveva studiato l’opera fondamentale, L’essenza del cristianesimo).

Non meno importanti, per la genesi del Ring, furono le idee socio-economiche sulla proprietà di Pierre-Joseph Proudhon. L’influenza di Arhur Schopenhauer fu invece relativamente limitata: alla sua opera, conosciuta da Wagner solo nell’autunno del 1854, si deve una delle tre versioni conclusive della Götterdämmerung.

Pur con le accennate modifiche – in forza delle quali la figura centrale delRing divenne Wotan in luogo di Siegfried – la concezione generale rimane feuerbachiana: l’uomo libero, espressione perfetta della divinità, rende superflui gli dèi. Quest’idea influenzò anche i lavori wagneriani contemporanei alla stesura del poema del Ring, ad esempio l’abbozzo dell’Achilleus: l’eroe mortale, Achille, è superiore a Theti, sua madre immortale. A Feuerbach si rifà anche una delle versioni della conclusione della Götterdämmerung.

Questo finale ‘ottimistico’ – musicato per volontà del re Ludwig II di Baviera, ma non utilizzato – preconizza una religione terena basata sull’amore: “Non beni, né oro, né fasto divino, né signoria, né pompa – fate che esista solo l’amore”. Nel finale ‘schopenhaueriano’, invece, Brünnhilde vede finire il mondo: il principium individuationis è vinto e ogni cosa ritorna nel Tutto. Fra le conclusioni abbozzate, per la stesura definitiva Wagner scelse la più ambigua, quella che lascia aperta ogni interpretazione sul mondo futuro che verrà dopo la catastrofe del Walhalla e la scomparsa degli dèi.

Il coacervo di influssi filosofico-sociali ha suggerito a Friedrich Nietzsche una calzante definizione del Ring: “Un’enorme sistema di pensiero, senza la forma concettuale del pensiero”.

Nel 1851, durante l’esilio zurighese, Wagner maturò quelle decisioni che portarono a una svolta sostanziale nel progetto dei Nibelunghi. Riconobbe che le dimensioni della sua materia epica erano troppo ampie per un solo dramma e progettò di premettere al Siegfrieds Tod, come commedia eroica, un’altra opera che spiegasse chi fosse Siegfried e donde venisse.

Nel novembre 1851 Wagner scrive a Liszt: “Siegfrieds Tod bisognava prepararlo
con un altro dramma e mi attenni a un progetto, già da lungo tempo immaginato, di prendere per argomento Der junge Siegfried (Il giovane Sigfrido): in questo doveva svolgersi tutto ciò che nel Siegfrieds Tod viene in parte narrato, in parte preveduto”. In conformità al soggetto, gli ultimi due drammi della versione definitiva del Ring avevano titoli diversi dagli attuali, incentrati entrambi sul personaggio del giovane eroe, del quale il primo narrava le gesta giovanili e il secondo la tragica fine.

Wagner si rende conto però che neppure l’aggiunta di Der junge Siegfried soddisfa la sua concezione, né risponde alle premesse che erano insite in nuce nel Nibelungenmythus. Il maestro, che aveva promesso la nuova opera al Teatro granducale di Weimar, esprime nell’Autobiografia la propria riluttanza a comporre la musica di Der junge Siegfried, quasi presago della svolta che avrebbe dovuto necessariamente imprimere al progetto.

Type:

(L’anello del Nibelungo) Bühnenfestspiel in tre giornate e una vigilia

Author:

Richard Wagner (1813-1883)

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Conclusione: Der Ring des Nibelungen – la più vasta opera nella storia della musica – è una gigantesca visione artistica del divenire e dell’annientamento di un mondo

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