saffo
Dizionario Opera

Saffo (1840)

Prima delle sei opere scritte in collaborazione col librettista Cammarano, Saffo è forse la migliore opera paciniana e costituisce l’emblema della sua ‘riforma’ – inaugurata col Furio Camillo (Roma 1839)

Saffo

Saffo. Tragedia lirica in tre parti di Salvadore Cammarano. Musica di Giovanni Pacini. Rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo in Napoli l'Autunno 1840 - Giovanni Pacini - Libro Usato -

Prima delle sei opere scritte in collaborazione col librettista Cammarano, Saffo è forse la migliore opera paciniana e costituisce l’emblema della sua ‘riforma’ – inaugurata col Furio Camillo (Roma 1839) – nella quale il compositore, assimilate le conquiste di Bellini e Donizetti, ricercò soluzioni formali diversificate dai modelli rossiniani e uno stile più francamente espressivo.

L’opera ottenne un immenso successo già alla ‘prima’, grazie anche al cast che includeva Francilla Pixis nella parte di Saffo e Gaetano Fraschini in quella di Faone.

 

Atto primo . ‘La corona olimpica’. A Olimpia (XLII Olimpiade). Saffo ha vinto il torneo canoro, presentando un appassionato inno contro il ‘barbaro’ suicidio sacrificale apollineo in uso nell’isola di Leucade; con ciò si è inimicata Alcandro, che lascia irritato la gara e medita vendetta. Il gran sacerdote comincia col convincere Faone che la poetessa ha un altro amante, quindi lo lusinga promettendogli in sposa la figlia Climene.

Atto secondo . ‘Il matrimonio di Faone’. Saffo, dopo aver cercato per tutta la Grecia il marito scomparso, giunge per caso a Leucade, proprio nel giorno del matrimonio di Climene. Invitata a cantare alla cerimonia, scopre con raccapriccio che lo sposo è Faone; rovescia allora l’altare, mandando in collera tutti gli astanti.

Atto terzo . ‘Il salto leucita’. La poetessa, pentita del suo gesto blasfemo, decide di sottomettersi al sacrificio della rupe, come atto espiatorio. Scopre solo allora di essere la seconda figlia di Alcandro, creduta morta in una tempesta; ma né lei né i sacerdoti possono sciogliere il voto sacrificale, cosicché ella si suicida gettandosi in mare dalla rupe.

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In Saffo Pacini ricercò una maggiore integrazione tra pezzi chiusi e recitativi, attraverso l’adozione di una condotta più ariosa. Nei pezzi chiusi il rinnovamento si esplicitò talvolta nell’adozione di strutture singolarmente varie e concise, concluse da una cabaletta abbreviata, come nel duetto “Quando il mio caldo genio” (Saffo, Faone), nel quale Pacini omette il movimento lento, e in “Di quai soavi lagrime” (Saffo, Climene); più spesso, invece, il compositore continuò a utilizzare le forme tradizionali e una vocalità virtuosistica.

Pacini perseguì anche l’integrazione delle scene in ampi quadri e una maggiore complessità nei pezzi d’assieme, nei quali emerge la sua maestria nel plasmare grandi frasi melodiche: ad esempio il Largo “Ai mortali, o crudo, ai numi”, fonte di soluzioni poi adottate da Verdi nei movimenti lenti dei suoi concertati, la preghiera di Saffo “Compunta e supplice vedimi o Dio”, o ancora la cavatina di Alcandro “Di sua voce il suon giungea”. I numeri solistici vennero conseguentemente ridotti, e vivacizzati dall’inclusione del coro o di parti secondarie. L’opera è sprovvista di una ouverture tradizionale presentando, in sua vece, un ampio preludio descrittivo, che incorpora poche battute corali e si collega direttamente al vigoroso recitativo di Alcandro.

Tutto il lavoro è pervaso da un’incessante vena melodica, che conferma la fama di Pacini come ‘maestro delle cabalette’; peraltro il compositore esibisce grande espressività anche nei dialoghi lirici, nei quali abbandona il belcanto florido a favore di uno stile melodico più appassionato, sensibile ai modi belliniani.

L’armonia è complessa e il suo decorso, all’interno dei pezzi chiusi, ben pianificato; anche all’orchestra viene richiesto un maggiore contributo espressivo. La drammaturgia, per alcuni aspetti ricca di novità, fa quindi di Saffo un’opera ‘riformata’: la vicenda sviluppa, intorno al nucleo storico, un fitto intreccio di rapporti familiari (scoperte di parentele, tardivi rimorsi, riconciliazioni, temi già affrontati nel grand-opéra e poi tipici del teatro verdiano), la cui conduzione è svolta attraverso pochi snodi essenziali, sviluppati in ampi brani, con una riduzione degli elementi di contorno.

Saffo resta dunque opera pregevole, anche per il suo traboccante ‘edonismo’ melodico; forse non del tutto soddisfacente nei riguardi delle sue premesse ‘riformistiche’, ma senza dubbio stilisticamente coerente e animata da una solida tempra intellettuale. È da ricordare che la vicenda di Saffo e Faone, narrata da Ovidio, venne ripresa da Alessandro Verri (1782), Grillparzer (1817) e Beltrame (Teatro dei Fiorentini, 1838); quindi, posteriormente all’opera paciniana, da Daudet (1884), lavoro al quale si ispirò Massenet con Sapho (1897).

Saffo nell'Enciclopedia Treccani - Treccani - Treccani

Type:

Tragedia lirica in tre parti

Author:

Giovanni Pacini (1796-1867)

Subject:

libretto di Salvatore Cammarano, dalla tragedia omonima di Pietro Beltrame

First:

Napoli, Teatro San Carlo, 29 novembre 1840

Cast:

Saffo (S); Faone, suo sposo (T); Alcandro, primo sacerdote d’Apollo in Leucade (Bar); Climene, sua figlia (Ms); Dirce, suo confidente (S); Ippia, primo aruspice (T); Lisimaco, sacerdote di Apollo (B); sacerdoti, aruspici, abitanti di Leucade, guardie del

Signature:

m.pe.

Conclusione: Saffo Prima delle sei opere scritte in collaborazione col librettista Cammarano, Saffo è forse la migliore opera paciniana

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