Saint François d’Assise
Dizionario Opera

Saint François d’Assise (1983)

Saint François d’Assise: Nel 1975 l’allora sovrintendente dell’Opéra di Parigi, Rolf Liebermann, riuscì nell’impresa apparentemente impossibile di convincere Olivier Messiaen a comporre un’opera. Il maestro francese sembrava la persona più lontana dal mondo del teatro che si potesse immaginare, e sotto molti aspetti infatti il Saint François occupa una posizione assolutamente unica nella storia pur ricca di lavori insoliti del teatro musicale del Novecento.

Saint François d’Assise

Saint François d'assise da Abbé Jean Pihan: bon Couverture souple | Le-Livre

Quest’opera, come disse il compositore, «non assomiglia a nessun’altra, e non deve niente a nessuno, se non agli uccelli». Convintosi del progetto, Messiaen scrisse tra il 1975 e il 1983 una imponente partitura di 2.000 pagine, che contiene oltre quattro ore di musica. L’organico dell’orchestra richiede l’impiego di 120 musicisti, tra cui una cospicua pattuglia di percussionisti e tre suonatori di ondes martenot , e un coro ancor più numeroso.

L’aspetto monumentale del Saint François va sottolineato, perché entra in qualche modo a far parte della poetica stessa di quest’opera, che esprime la concezione di Messiaen dell’arte come preghiera dell’uomo rivolta al Creatore, tanto più che, essendo l’ultima sua composizione portata a termine, assume anche il carattere di una summa riassuntiva della propria esperienza musicale. Appare naturale in questa prospettiva aver scelto come protagonista San Francesco, ritenuto dall’autore «il santo più simile al Cristo».

La figura di questo santo straordinario è stata oggetto di innumerevoli interpretazioni nel corso della storia. Messiaen, scartando ogni logica teatrale, ignora le vicende umane della vita di San Francesco, così adatte a essere modellate in forma drammaturgica, bensì ne accompagna il percorso ascetico verso il sublime senza che alcun contrasto d’azione venga a turbare la sua pura espressione di santità. Si adattano bene allo stile dell’opera queste parole di Rudolph Kassner: «Nel Regno del Padre non v’è dramma ma solo dialogo, che prende l’aspetto del monologo».

Le minime increspature drammatiche sono riservate a personaggi minori, così come la raffigurazione di passioni umane è riservata alla disperazione del lebbroso o all’arrogante superbia di frate Elias. Il testo è ispirato dagli scritti attribuiti a San Francesco, citati direttamente lungo il libretto, così come da altre fonti dell’epoca quali Tommaso da Celano e San Bonaventura.

François d'Assise — Wikipédia

Atto primo . Quadro primo . ‘La croix’. San Francesco, «plutôt petit, l’allure humble», cammina assieme a frate Léon ai piedi di una ripida altura su cui sorge una grande croce nera (la disposizione di scena richiede che il Santo assomigli al ritratto di Cimabue ad Assisi e si muova con i gesti degli affreschi di Giotto, sempre ad Assisi).

Per tre volte il discepolo confessa la sua paura, e ogni volta San Francesco lo ammonisce che possedere le più grandi virtù non sarebbe la gioia perfetta. Infine, interrogato su quale sia la gioia perfetta, egli risponde spiegando come la si raggiunga attraverso l’emulazione della sofferenza del Cristo sulla croce.

I due si allontanano mentre sulla scena rimane solo la croce illuminata. Quadro secondo . ‘Les Laudes’. San Francesco e altri fratelli pregano in ginocchio davanti all’altare di una piccola chiesa, accompagnati dal coro. San Francesco, rimasto solo, prega il Signore di fargli incontrare un lebbroso. Quadro terzo . ‘Le baiser au lépreux’. Nel lebbrosario, San Francesco incontra il lebbroso (il quale deve richiamare allo spettatore quello dipinto da Matthias Grünewald nella Pala di Isenheim).

Mentre San Francesco cerca di mitigarne inutilmente l’amarezza, il lebbroso sente la voce dell’Angelo (“Lépreux, lépreux, lépreux, ton coeur t’accuse, ton coeur”). Chiedendogli perdono, San Francesco abbraccia il lebbroso, che guarisce miracolosamente.

Atto secondo . Quadro primo . ‘L’ange voyageur’. È l’atto dell’angelo: al convento sul monte della Verna bussa una sera alla porta l’angelo, il cui costume deve riprodurre quello di una delle annunciazioni di frate Angelico. Scambiato per un pellegrino, l’angelo chiede di poter fare una domanda a frate Elia. Il vicario dell’ordine, disturbato nelle sue importanti occupazioni, risponde bruscamente allo sconosciuto buttandolo fuori, tra la costernazione di frate Massée. L’angelo bussa di nuovo e chiede a frate Bernard che ne pensa della predestinazione.

Il frate risponde e a sua volta con una domanda, chiedendo quale sia il nome del pellegrino. L’angelo replica di non domandare il suo nome, e si allontana «con l’aria di danzare senza toccar terra», lasciando stupefatti i due frati. Quadro secondo . ‘L’ange musicien’. San Francesco loda il creato davanti alla grotta della Verna. Annunciato dal verso di un gheppio, l’angelo gli appare nel suo vero aspetto, con in braccio una viola. «Entends la musique de l’invisible», dice l’angelo cominciando a suonare.

A poco a poco la visione dissolve e si avanza la notte, lasciando per terra svenuto San Francesco. Aiutato dai confratelli, il santo si riprende dall’estasi mistica provocata dalla musica. Quadro terzo . ‘La prêche aux oiseaux’. Nell’eremo di Carceri, lungo una stradina assolata che bordeggia un prato di quercie, San Francesco e frate Massée lodano la meraviglia del canto degli uccelli: la tortora, lo scricciolo, il pettirosso, la capinera… Di ciascuno il santo distingue i pregi, benedicendoli. Il tumultuoso concerto dei volatili si placa, e quattro gruppi di uccelli si dirigono verso i punti cardinali dell’orizzonte, disegnando nel cielo una croce.

Atto terzo . Quadro primo . ‘Les stigmates’. È l’atto della sofferenza. Nella notte, sull’aspra roccia del Sasso Spicco, San Francesco supplica Cristo di poter soffrire e amare come lui. Il coro invisibile dà corpo alla parola del Cristo: nel suo corpo Francesco rivivrà la Passione. Sulla scena appare la proiezione di una immensa croce nera. Cinque raggi luminosi conferiscono le stimmate a Francesco. Quadro secondo . ‘La mort et la nouvelle vie’.

Nella piccola chiesa della Porziuncola, i confratelli sono inginocchiati attorno a San Francesco morente. Egli dà l’addio alle «créature de Temps, créature d’Espace», accompagnato dalla professione di fede dei discepoli. Visibile solo al santo, compare l’angelo insieme al lebbroso, morto santamente, venuti per assisterlo.

Suonano le campane e Francesco muore, invocando la Musica e la Poesia che l’hanno guidato verso il Signore. Il coro avanza sul proscenio per affermare la fede nella resurrezione dei morti, mentre la luce che illumina il loculo vuoto dove giaceva il santo cresce sempre più intensa fino a diventare insostenibile.

Saint François d’Assise è certamente un arduo cimento teatrale, ma è tuttavia un’opera concepita con grande coerenza sia musicale che visiva.

L’autore, come indicano le didascalie, ha predisposto con notevole precisione non solo la disposizione della scena, ma anche l’aspetto dei costumi e la tonalità di luce del palcoscenico, definita con scrupolosa cura dei colori. Messiaen ha inventato per dare forma alla sua peculiarissima poetica un teatro ‘di contemplazione’, tanto semplice nel disegno della struttura complessiva quanto incredibilmente sottile nella disposizione del singolo elemento all’interno del quadro.

La vastità della concezione è sorretta da una sapienza musicale tanto solida quanto aperta, profusa a piene mani nella sterminata partitura. Messiaen fa ricorso alle principali materie prime della sua musica: dalle eteree armonie del Banquet céleste , alle intrecciate linee degli ottoni di Des canyons aux étoiles… , alle polifonie ritmiche del Quatuor pour la fin du temps , alle ricerche incessanti sul canto degli uccelli.

Il colore dell’orchestra è assolutamente unico e irripetibile, nutrito delle combinazioni ritmico-timbriche più complesse, che raggiunge la sua apoteosi idiomatica nella scena della predica agli uccelli. Messiaen riesce a immaginare un mondo sonoro totalmente metafisico, espresso in una visione musicale al di là di ogni mimesi del reale. In questo senso il Saint François è un’opera di ambizioni altissime, sopportabili solo grazie a una devozione sincera e illimitata nelle risorse della creazione artistica.

La vera sfida per Messiaen era tuttavia l’invenzione di una vocalità, che nelle sue composizione non aveva mai trovato un posto di riguardo. Qui, forse inevitabilmente, l’esito è meno impressionante. San Francesco oscilla infatti tra la voce di Golaud e quella di Boris, senza trovare momenti veramente memorabili, mentre dimostra più originalità nelle sue apparizioni l’altro personaggio centrale, l’angelo.

Infine è necessario sottolineare l’importanza del coro, che ha un ruolo predominante soprattutto nell’ultimo atto, e in particolare nel poderoso affermarsi del do maggiore conclusivo, che satura lo spazio di una smagliante onda sonora.

Saint François d'Assise recevant les stigmates - Louvre Collections

Type:

Scene francescane in tre atti e otto quadri

Author:

Olivier Messiaen (1908-1996)

Subject:

libretto proprio

First:

Parigi, Opéra, 28 novembre 1983

Cast:

l’Angelo (S); Saint François (Bar); il lebbroso (T); Léon (Bar), Massée (T), Élie (T), Bernard (B), Sylvestre (B), Rufin (B), frati; coro

Signature:

o.b.

Conclusione: Saint François d’Assise: Nel 1975 Rolf Liebermann, riuscì nell’impresa apparentemente impossibile di convincere Olivier Messiaen a comporre un’opera.

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