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Teatro,  Spettacolo

Samuel Beckett, oggi l’anniversario della morte del drammaturgo 22 dicembre 1989

Samuel Beckett, oggi l’anniversario della morte del drammaturgo irlandese esponente del teatro dell’assurdo e vincitore del Premio Nobel

Moriva oggi, 22 dicembre 1989, nella sua casa di Parigi, Samuel Beckett. Drammaturgo, scrittore, poeta, traduttore e sceneggiatore, vinse un Premio Nobel per la letteratura nel 1969.

È conosciuto ai più come esponente del teatro dell’assurdo, genere che ha caratterizzato i palcoscenici del dopoguerra fino agli anni ’60 circa. Oggi celebriamo il suo ricordo attraverso 10 frasi importanti.

Breve biografia Samuel Beckett

Nato a Dublino il 13 aprile 1906, cominciò la sua carriera come scrittore grazie all’incontro con James Joyce. Conosciuto maggiormente per le sue opere teatrali, Beckett è anche autore di numerosi scritti in prosa (Murphy, Watt, Malone Muore, Testi per Nulla) e poesie (Oroscopata, Gnomo, Ossa d’Eco).

Nel 1963 avviene l’avvicinamento di Beckett al cinema con la sceneggiatura di Film, arrivato nelle sale nel 1965. Numerosi i radiodrammi e i lavori per la televisione che, dagli anni ’50 agli anni ’80, hanno caratterizzato la carriera più popolare dell’autore.

Dai primi anni ’50 comincia ad occuparsi di teatro. Esponente assieme a Eugène Ionesco e Jean Tardieu del teatro dell’assurdo, la poetica teatrale di Beckett è diventata talmente personale e identificativa da essere quasi un genere a sé stante.

L’allontanamento dell’autore dall’opera avviene sin dal suo concepimento, dal momento che la quasi totalità delle sue opere sono scritte in francese e poi, successivamente, tradotte dall’autore stesso in inglese.

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Samuel Beckett

L’importanza della ripetitività e dell’assenza

Nelle opere di Samuel Beckett, solitamente, non accade quasi nulla: non c’è molta caratterizzazione né azione. I personaggi parlano tra di loro o si esibiscono in monologhi che però non hanno una vera e propria direzione, non hanno un fine.

Quello che li caratterizza è la ripetitività, che riesce ad eliminare l’idea di un centro fisso, di un significato. Se si prende Aspettando Godot (Waiting for Godot, o En attendant Godot, 1952) come esempio, l’idea è molto chiara: i due atti dell’opera sono quasi uguali.

I personaggi continuano a ripetere le proprie azioni con minimi cambiamenti in peggio, continuano ad aspettare qualcuno che non arriverà mai.

Il pensiero di Beckett è inoltre identificabile nell’idea che l’uomo non è altro che un qualcosa circondato dal nulla. Ecco appunto che Vladimir ed Estragon (i protagonisti di Aspettando Godot) sono abbandonati in una strada vuota, caratterizzata solo da un albero storto.

O in Finale di Partita (Endgame, 1957) in cui i protagonisti sono in una stanza vuota in cui non si sa se ciò che li circonda è vivo o morto. Si arriva al culmine con Non Io (Not I, 1973), in cui presenta la più minimalistica incarnazione della coscienza umana possibile: una bocca priva di corpo.

Dieci citazioni

Non c’è modo migliore, però, di conoscere un autore se non attraverso le sue stesse parole. Ecco allora 10 citazioni provenienti da sue opere, per celebrare la vita e l’arte di uno dei drammaturghi più influenti del Novecento.

  1. Estragon: Beh, possiamo andare? Vladimir: Sì, andiamo. (Non si muovono)

Aspettando Godot, 1952

  1. Estragon: (aforistico una volta tanto) Siamo tutti nati matti. Alcuni lo rimangono.

Aspettando Godot, 1952

  1. Hamm: Cosa sta facendo? (Clov alza il coperchio del bidone di Nagg, si china, ci guarda dentro. Pausa) Clov: Sta piangendo. (Chiude il coperchio, si rialza) Hamm: Allora sta vivendo.

Finale di Partita (1957)

  1. La nascita fu la sua morte.

Un pezzo di Monologo, 1982

  1. Winnie: È questo che trovo così meraviglioso… Il modo in cui l’uomo si adatta… Alle condizioni mutevoli.

Giorni Felici (1961)

  1. Ho provato. Ho fallito. Non importa. Riproverò. Fallirò meglio.

Worstward Ho (1983)

  1. Hamm: Sei sulla terra, non c’è cura per questo.

Finale di Partita (1957)

  1. Ho fatto del mio meglio andando in circolo, sperando… di andare dritto.

Molloy (1951)

  1. Hamm: La fine è nell’inizio, eppure tu vai avanti.

Finale di Partita (1957)

  1. Krapp: Con tutta questa oscurità attorno, mi sento meno solo.

L’ultimo nastro di Krapp (1958)

 

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