Opera

Scala: Il Trittico di Puccini applaudito e fischiato

Il trittico di Puccini alla Scala

Il trittico di Puccini al Teatro alla Scala: il pubblico scaligero, amante della tradizione, ha gradito la direzione di Chailly ma non la regia di Ronconi.

Molto atteso come atto iniziale delle lunghe celebrazioni per il 150esimo anniversario della nascita di Giacomo Puccini, il Trittico (Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi), presentato in anteprima alla Scala di Milano, ha sancito il personale trionfo di Riccardo Chailly alla direzione d’orchestra e l’approvazione generale dei cantanti, con Juan Pons (Michele) nel Tabarro, Barbara Frittoli (Suor Angelica) e Leo Nucci (Gianni Schicchi) in evidenza.

Ciò che invece il tradizionalista pubblico scaligero non ha digerito – almeno in parte – è stata la regia di Luca Ronconi e le scene e i costumi rispettivamente di Margherita Palli e Silvia Aymonino. A loro sono stati riservati dei “buu” di disapprovazione e addirittura dei “vergogna” quando sono saliti al proscenio al termine della rappresentazione. I moti di sdegno erano però confusi tra gli applausi che pure sono stati indirizzati al celebre regista e alle valide colleghe.

La ricerca di chiavi di lettura innovative e originali di Luca Ronconi è del resto la sua cifra più nota e celebrata, dunque non ci si poteva attendere da lui che un’interpretazione carica di suggestione. Se l’opera di apertura – Il tabarro – è stata presentata con una scenografia aderente all’originale (ambientata su un barcone attraccato alle rive della Senna), Ronconi ha collocato Suor Angelica sull’enorme figura di una suora, rappresentata bocconi tra il fondo del palcoscenico e il proscenio. Le suore del convento, dagli abiti immacolati, andavano e venivano tra le grandi mani e il velo bianco di questa enorme icona, salendole sul dorso, mentre la protagonista si procurava le piante velenose che le sarebbero servite per suicidarsi in prossimità dei piedi nudi della “grande sorella”.

Pari sorpresa ha destato l’opera conclusiva del Trittico, Gianni Schicchi: all’apertura del sipario, l’intero palcoscenico scaligero risultava tappezzato di tessuto rosso: è il letto di morte di Buoso Donati, adornato da una coperta color oro. Tutta l’azione si svolge qui, su un piano inclinato verso la platea, che consente al pubblico di osservare bene tutto quanto accade ai quattro angoli del talamo. Un drappo enorme, sempre rosso, cala da un angolo, accentuando ancor di più il voluto contrasto con i costumi funerei dei personaggi, a eccezione di quello di Lauretta, che indossa un tubino chiaro. Tutti vestono abiti di foggia contemporanea, a eccezione del protagonista, che invece si presenta con indosso un abito fiorentino del XIII secolo, completo di mantello.

Il Trittico pucciniano, nuova produzione scaligera coprodotta con il Teatro Real di Madrid, della durata di quasi quattro ore, sarà replicato l’8, 11, 13, 16, 20, 25, 28 marzo, per concludersi il 2 aprile.

Www: teatroallascala.org

Articolo del 7 marzo 2008

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!