Dizionario Arte

Sebastiano del Piombo

Pittore veneziano, attivo soprattutto a Roma. Secondo Vasari si formò con Giovanni Bellini, anche se i suoi primi lavori risultano influenzati da Giorgione, la cui opera I tre filosofi (Kunsthistorisches Museum, Vienna) pare sia stata completata da Sebastiano dopo la morte del maestro avvenuta nel 1510. Il loro stile era talmente simile da causare difficoltà di attribuzione, che si verificarono soprattutto con l’incompleto Giudizio di Salomone (Kingstone Lacy, Dorset, National Trust). Questo grande e stupefacente dipinto venne attribuito a Giorgione da Ridolfi, ma oggi gli studiosi tendono ad attribuirlo a Sebastiano. Il dipinto a mezza figura di Salomè (o Giuditta?) (1510, National Gallery, Londra) mostra le straordinarie abilità pittoriche di un’indubbia opera di Sebastiano: ha una bellezza sensuale che ricorda Giorgione ma anche un’imponenza statuaria propria di Sebastiano stesso.
Nel 1511 Sebastiano si trasferì a Roma su invito del banchiere Agostino Chigi e restò presso di lui per il resto della vita, a parte una visita a Venezia tra il 1528 e il 1529, dopo il sacco di Roma. Per Chigi dipinse affreschi mitologici nella villa Farnesina, dove lavorò anche Raffaello, ma Sebastiano strinse amicizia ed ebbe rapporti professionali con Michelangelo più che con Raffaello. Michelangelo non solo lo raccomandò a persone influenti ma fece per lui alcuni disegni da cui potesse prendere spunto, come per la Resurrezione di Lazzaro (1517-19, National Gallery). Questo dipinto venne commissionato dal cardinale Giulio de’ Medici (più tardi papa Clemente VII) per la cattedrale di Narbona (in cui era arcivescovo) e fu dipinto rivaleggiando con la Trasfigurazione di Raffaello (Pinacoteca Vaticana), che era destinata alla stessa chiesa, e Vasari sostiene che Michelangelo avesse aiutato Sebastiano al fine di screditare l’opera di Raffaello che a sua volta aveva screditato Michelangelo come colorista. Sotto la guida di Michelangelo le opere di Sebastiano divennero più grandiose nella forma pur perdendo in raffinatezza della mano, e la mancanza di fascino sensuale si accentuò quando egli iniziò a sperimentare la pittura su lastra di ardesia (vedi tavola).
Alcune delle opere più belle degli anni romani di Sebastiano sono i ritratti; dopo la morte di Raffaello (1520) egli non ebbe più rivali a Roma in questo campo e le sue opere raggiunsero una personale e austera dignità. Clemente VII, soggetto di uno dei più bei ritratti di Sebastiano (1526, Museo di Capodimonte, Napoli), gli affidò il prestigioso compito di custode dei sigilli papali nel 1531, così che fu poi meno attivo come pittore (i sigilli erano di piombo, da qui nacque il soprannome di Sebastiano). Nascita: Venezia 1485; Morte: Roma 1547

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