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Terzo polo Calenda e Renzi alla fine si sono separati 22

Il “terzo polo” è sempre più terzo polo ma è gelo tra Calenda e Renzi

Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha dichiarato che il cosiddetto “terzo polo” non parteciperà al voto per l’elezione dei vicepresidenti di Camera e Senato e che il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, non andrà al Quirinale per le consultazioni per impegni all’estero. Alla fine Calenda e Renzi si sono separati per divergenze sulla “Leopolda”, la questione del Riformista e per problemi legati ai fondi comuni.

Gelo tra Renzi e Calenda

Il fatto nuovo che sottolinea quanto il “terzo polo” abbia funzionato solo in chiave elettorale e che Matteo Renzi non salirà al Quirinale per le consultazioni per la formazione del governo. Per i due leader è tutto pacifico: Calenda andrà da Mattarella mentre Renzi parlerà in Aula. “Con Renzi ci sentiamo tutti i giorni e lui ha fatto un passo indietro: andrò con i due capigruppo e Teresa Bellanova che è la presidente di Italia Viva.

Renzi non verrà, ha molti impegni all’estero”, come riporta La Repubblica. Nonostante questa evidente spaccatura il leader del “terzo polo” ha delineato i prossimi passi verso l’unione dei due partiti costituenti. “Entro novembre avremo la federazione e faremo i gruppi unici. La presidenza della federazione spetterà a me e le decisioni saranno prese da un organo collegiale. Ci avviamo velocemente a dar vita a un partito unico”, dice Calenda.

Terzo polo in crescita ma spaccato?

Un altro banco di prova per il sodalizio politico del “terzo polo” è l’assegnazione dei vicepresidenti, questori e segretari di Camera e Senato, ruoli istituzionali riservati in parte per l’opposizione. Ecco che la strategia che adopereranno è di fatto una non-strategia per rimandare il problema. “A oggi, non parteciperemo al voto” per i vicepresidenti, dice al Tg1. “Chi se ne importa delle vice presidenze, non è che incidi più di tanto”, aggiunge.

Negli ultimi giorni, come sottolinea anche il tweet di Calenda, il “terzo polo” è in crescita nei sondaggi ma, dopo il possibile accordo PD-M5S, rimane poco spazio per la spartizione delle cariche all’opposizione. Di fatto hanno denunciato che sono stati fatti fuori dai giochi di palazzo senza colpo ferire e che il “terzo polo” non ha “una figura di garanzia” istituzionale.

 

In realtà la rinuncia alle vice presidenze complica il rapporto interno tra Renzi e Calenda. I luogotenenti della coalizione ambivano a quelle posizioni, soprattutto Gelmini e Carfagna, entrambe in quota Azione, arrivate da Forza Italia. Anche l’alleata più stretta di Renzi, Maria Elena Boschi, e Ettore Rosato, ex vicepresidente di Montecitorio, speravano in una carica istituzionale.

Qualora il “terzo polo” non riuscisse a ottenere nessuna di quelle cariche, le crepe nel rapporto tra i due leader si faranno sempre più profonde finché neanche i convenevoli più educati potranno coprirle. Intanto, i capigruppo sono stati decisi di comune accordo: la renziana Raffaella Paita al Senato e il calendiano Matteo Richetti alla Camera.

 

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Editor originale: Lorenzo Bossola

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