Sfida in Europa: i leader Macron e Scholz pronti a tagliare Meloni e l’Italia
Continua la sfida in Europa. Anzi l’intero discorso sulle prossime nomine UE ampiamente dibattuto negli ultimi giorni sui tavoli di mezzo continente sta ancora tenendo banco e di fatto spacca i vertici della stessa Unione.
Da una parte i leader di Francia e Germania, rispettivamente il presidente della Repubblica transalpina Emmanuel Macron e il cancelliere teutonico Olaf Scholz, dall’altra i gruppi della galoppante destra continentale. Annoverata in questo secondo insieme anche la premier italiana Giorgia Meloni.
In atto c’è un vero e proprio gioco di ruoli e parti. Un braccio di ferro, insomma. Ciascuno, poggiando sulle forze politiche a diretta disposizione e sui possibili ulteriori supporti garantiti da alleanze varie, sta provando a guadagnare poltrone importanti a Bruxelles.
Non è un mistero in tal senso che il presidente del Consiglio del Bel Paese punti alla cabina di vicepresidenza europea, da affidare se possibile al profilo gradito di Elisabetta Belloni, o in alternativa possa accontentarsi di virare su qualche commissariato di grande prestigio. Sul versante opposto però Macron e Scholz, da tempo vicini di vedute oltre che in geografia, puntano a tagliare Meloni e l’Italia.
Si intensifica la sfida in Europa, Macron e Scholz hanno fretta: il 27 giugno potrebbe essere decisivo
La data da segnare sul calendario è quella del prossimo 27 giugno. Tra l’ultimo giovedì e l’ultimo venerdì del mese di giugno infatti si potrebbero delineare quadri più chiari e precisi circa quello che sarà il futuro assetto dell’Europa nei prossimi anni.
A Bruxelles infatti è previsto proprio per fine mese un vertice internazionale al quale prenderanno parte e parola quasi tutti i leader dei principali Paesi del Vecchio Continente. Momento forse decisivo quello proprio per stabilire le nomine in Parlamento.
E in direzione di tale incontro la spaccatura che taglia trasversalmente l’intera Europa sembra allargarsi sempre di più. Affiancati in questa corsa alla poltrona continentale ci sono Emmanuel Macron e Olaf Scholz, decisi a darsi manforte nel concerto europeo.
I leader di Francia e Germania peraltro sono accomunati dalla fretta. Entrambi sono alle prese, per un verso o per l’altro, con una vera e propria corsa politica all’interno dei propri confini. E in virtù di tale situazione hanno necessità di costruire l’impalcatura del Parlamento europeo prima possibile.
Asse Parigi-Berlino: in Francia Macron spinge per le nomine UE
In casa transalpina è ormai noto il caos prodottosi in conseguenza dell’esito delle elezioni Europee del 8 e 9 giugno scorsi. Il presidente della Repubblica francese è stato letteralmente travolto nei numeri e nelle percentuali scaturite dalle urne di buona parte della Nazione.
Le preferenze del popolo tricolore hanno incoronato il fronte di estrema destra guidato da Marine Le Pen e Jordan Bardella, indicato dagli addetti ai lavori come la possibile nuova guida politica francese. È cosa nota la successiva mossa politica di Macron: sciogliere il Parlamento transalpino e indire nuove elezioni.
Proprio qui sta la fretta del presidente della Repubblica d’oltralpe. La doppia turnata di votazioni a Parigi e dintorni si svolgerà il 30 giugno e il 7 luglio prossimi. Arrivarci con il quadro europeo già delineato appare così di vitale importanza per Macron.
Le difficoltà riscontrate in patria infatti si sommano giorno dopo giorno ormai, ed Emmanuel Macron vorrebbe perciò stabilire le principali nomine UE prima di vedersi ulteriormente schiacciato da polemiche, voci e attacchi politici più o meno diretti.
Ultimi episodi in ordine di tempo ad aver acuito una campagna elettorale francese dai toni già forti e piuttosto aggressivi sono stati la violenza perpetrata ai danni di una giovane ragazzina ebrea (proprio questa etichetta sarebbe stata indicata come il motivo delle tremende angherie subite da parte di tre coetanei) e la proposta di legge sul cambio di sesso agevolato.
Due bolle interne che sono però rapidamente esplose provocando non pochi grattacapi politici a Macron. In tale clima di accuse e controaccuse il presidente in carica si ritrova in balia di accordi politici forse necessari per arrivare alla maggioranza e mantenere così il timone del Paese.
E proprio per questo l’esigenza prima, passando da Parigi a Bruxelles, diventa quella di accelerare e risolvere la questione degli scranni europei il più in fretta possibile. Al momento la posizione del fronte guidato da Macron resta avanti rispetto ai conservatori di cui fanno parte Giorgia Meloni, leader in Italia, e Viktor Orban, capo di Stato in Ungheria. Non è detto però che tale equilibrio rimanga invariato.
Asse Parigi-Berlino: Scholz va avanti senza Italia e Ungheria
Avanti senza Italia e Ungheria
Queste le parole che sembrano pronunciare in coro Emmanuel Macron e soprattutto Olaf Scholz. Dopo i riferimenti nemmeno troppo velati che il cancelliere tedesco e il premier Polacco Donald Tusk avevano rilasciato soltanto poche ore fa in direzione della Meloni, ora un nuovo dito puntato sembra alzarsi proprio in direzione di Roma e Budapest.
Scholz, in accordo con Macron, avrebbe volontà ed esigenza di arrivare alle nomine europee definitive in occasione del vertice di Bruxelles del prossimo 27 giugno. Fino a quel momento infatti il fronte moderato appare in vantaggio e può premere in modo veemente su alleanze e accordi, arrivando persino ad estromettere le voci più conservatrici della destra: su tutte quelle di Giorgia Meloni e Viktor Orban.
Oltrepassata quella soglia temporale però si rischia di andare incontro ad un quadro decisamente modificato. Al pari del collega francese anche il cancelliere classe ’58 non se la passa benissimo in patria. Le Europee sono state un mezzo disastro, con il Paese letteralmente spaccato in due e l’avanzata dell’ultradestra dell’Afd sempre più imponente.
La crisi di Governo, a differenza che a Parigi, è stata evitata per pochissimo, ma l’inizio del mese di luglio potrebbe rivelarsi un nuovo boomerang politico. Nei primi giorni feriali del settimo mese dell’anno infatti si dovrà condurre la discussione di bilancio. In caso di polemiche o tensioni concrete la posizione di Olaf Scholz potrebbe vedersi compromessa in maniera seria.
Ecco dunque che la data del 27 giugno diventa ancora una volta determinante per le sorti europee. Chiudere preventivamente l’affaire nomine UE porterebbe ossigeno politico anche in Germania e rinsalderebbe la sedia su cui sta al momento Scholz.
Continua la sfida per le nomine nel Parlamento europeo: Parigi e Berlino avanti senza Italia. I precedenti
La prospettiva è piuttosto chiara e i giochi politici portati avanti sembrano essere ben delineati. I due fronti presenti tanto in Europa quanto nei singoli Paesi membri dell’Unione Europea stanno spingendo in modo accelerato e convinto per guadagnarsi più spazio possibile nel prossimo Parlamento europeo.
Da una parte i moderati pronti a far muro affidandosi al supporto dei socialisti, dall’altra invece i conservatori e le destre, forti dei risultati ottenuti un po’ ovunque alle recenti elezioni Europee. Una sfida racchiusa nello spazio di pochi giorni fondamentali per costruire l’assetto continentale.
Tale profonda crepa nel cuore del Vecchio Continente non sembra peraltro essere una novità, se non per i toni stavolta fortemente decisi e pungenti. Casi similari nei quali il concerto politico europeo non suonava all’unisono sono piuttosto recenti.
Soltanto 5 anni fa, nel 2019, l’attuale presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, fu eletta anche davanti all’astensione al voto dell’allora cancelliera tedesca Angela Merkel. Tornando indietro di un altro lustro e risalendo così al 2014 pure il nome di Jean Claude Juncker fu confermato nonostante i no convinti di Viktor Orban e dell’inglese David Cameron.
Conclusione: continua la sfida in Europa: Emmanuel Macron e Olaf Scholz sono pronti a tagliare in maniera definitiva Giorgia Meloni e l’Italia dal gioco delle nomine continentali
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