Dizionario Arte

silhouette

Silhouette.Immagine di un singolo colore piatto dal contorno ben definito, di solito su sfondo chiaro, che sembra la proiezione dell’ombra di una figura solida. Le radici di questo metodo risalgono ai vasi a figure nere tipici della cultura greca, ma il termine è usato soprattutto per i profili neri su fondo bianco (o viceversa), anche fatti ritagliando fogli di carta, che erano molto popolari tra il 1750 e il 1850 circa. Le silhouette rappresentavano il metodo più veloce ed economico di fare ritratti (sono state chiamate ‘la miniatura dei poveri’), e la loro purezza e semplicità furono particolarmente in voga durante il neoclassicismo.

Facendo un passo indietro la leggenda (riportata da Plinio) dice che la ritrattistica venne inventata quando la figlia di un vasaio di Corinto “disegnò il contorno dell’ombra del suo amato, proiettata sul muro da una lampada”; le immagini che rappresentano tale storia sono intitolate L’origine della pittura o La fanciulla di Corinto ed erano popolari nel XVIII secolo (un esempio di David Allan, 1775, si trova alla National Gallery of Scotland, Edimburgo).

Il Saggio sulla fisionomia (1775-78) di J.C. Lavater, era illustrato per mezzo di silhouette e ottenne grande rispetto in Europa, soprattutto da parte di Goethe che amava molto quella tecnica. La rappresentazione più comune era quella del profilo della testa, ma erano anche abbastanza diffuse le *scene di conversazione e le scene di genere, le immagini storiche e i paesaggi. Attorno al 1800 la totale purezza della silhouette venne viziata dall’introduzione del colore, della doratura, di sfondi immaginari e altri ornamenti. Il colpo mortale, come per la miniatura, venne dalla popolarità della fotografia, anche se furono sempre condotte sperimentazioni come le silhouette animate utilizzate dalla regista tedesca Lotte Reiniger (1899-1981).

Per tutto l’Ottocento, il secolo nel quale le silhouette raggiunsero la massima popolarità, si contarono centinaia di artisti, inglesi e non, che usavano questa tecnica (alcuni si stabilirono in luoghi alla moda, altri invece girarono tutto il paese), per non parlare poi degli innumerevoli dilettanti. Molti artisti lavoravano a mano libera mentre alcuni usavano degli aiuti meccanici come quello progettato da Lavater: il modello doveva stare davanti a un telaio traslucido sul quale l’ombra del suo profilo veniva proiettata da una candela o da un’altra fonte di luce; l’artista, dall’altra parte del telaio, tracciava le linee del contorno che poi riduceva alla dimensione desiderata per mezzo di un pantografo.

Tra i principali esponenti di tale tecnica sono John Miers (1765-1821), considerato da molti come il più grande pittore di silhouette, Isabella Beetham Robinson (1753-1825), che lavorava principalmente su vetro, e il francese Augustin Édouart (1789-1861), considerato il più raffinato di quelli che tagliavano la silhouette nella carta. Édouart lavorò in Inghilterra dal 1814 al 1829, poi emigrò negli Stati Uniti e si disse che avesse tagliato più di duecentomila silhouette; un’altra prova di come questo lavoro possa essere svolto rapidamente viene dall’etichetta commerciale di Miers, nella quale si dice che una sessione di ritratto richiede solo tre minuti e che tutti gli originali vengono conservati per poterne ricavare copie in qualsiasi momento senza la seccatura di una nuova seduta di posa.

La parola silhouette deriva dal nome di Étienne de Silhouette (1709-1767), ministro delle finanze francese sotto Luigi XV che, secondo alcuni, ritagliava ritratti dalle ombre come passatempo; secondo altri il nome deriverebbe dall’impoverimento del popolo dovuto all’eccessiva imposizione fiscale, e sarebbe stato dato a diverse cose di basso costo, tra cui questo tipo di ritratto.

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