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Silicon Valley e la “lista nera” delle Big Tech nel mirino della Commissione Europea

La fine del monopolio dei colossi hi-tech sarà veramente arrivata?

Big Tech e l’Europa. Norme più stringenti in arrivo per le aziende leader nel settore del digitale, le cosiddette Big Tech. Secondo il Financial Times, da Bruxelles arriveranno disposizioni legislative rivolte ad un elenco di società leader nel settore del digitale con lo scopo di ridurne il potere sul mercato.

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I Big Tech e l’Europa.  Il cambio di rotta

La  lista dovrebbe comprendere non solo i big della Silicon Valley – che vede nomi di aziende di dimensioni enormi come ad esempio: Google, Apple, Facebook, Amazon – ma anche altri giganti del mondo digitale.

In caso una azienda trovi il proprio nome nella lista, dovrà prepararsi ad affrontare una serie di rigide regolamentazioni. Sostanzialmente, le aziende indentificate avranno una vita meno facile rispetto alle società hi-tech più piccole. Soprattutto per quel che riguarda la gestione della mole di dati loro disponibili (si ipotizza l’obbligo per le Big Tech di condividere i dati con i competitors); inoltre, una particolare attenzione sembra essere posta sulle modalità di raccolta delle informazioni (da rendere più trasparente). Sarebbe un tentativo questo, da parte della Commissione, di cambiare le regole del gioco senza affrontare le procedure di investigazione.

Nell’ambito dei suoi poteri, l’UE sta cercando di andare oltre le semplici multe. Bruxelles vuole  essere capace di convincere aziende come Amazon e Apple a garantire l’accesso ai concorrenti e a condividere i dati con i rivali.

Non sempre è oro quel che luccica

I criteri di attribuzione dei posti in lista includono la quota di mercato dei ricavi e il numero di utenti. La lista, ammette il Financial Times, sarà composta perlopiù di Big Tech degli Stati Uniti – una mossa che rischia di aumentare gli attriti tra Washington e Bruxelles.

Nella peggiore delle ipotesi, scrive il Financial Times, l’UE potrebbe anche dover affrontare problemi di natura strutturale ed organizzativa, dovendo conseguentemente imporre alle aziende di vendere alcune unità o di scorporarsi per garantire la concorrenza sul mercato. Più che alle sanzioni, comunque, si guarda appunto a contromisure – come l’obbligo di aprire i propri dati – che agevolerebbero l’eccesso di quote di mercato e posizioni dominanti..

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