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Silvio Berlusconi, i suoi alleati e l’amicizia ritrovata con Putin

Silvio Berlusconi racconta al “Corriere della Sera” i 30 anni d’amicizia con Putin

In un’intervista al Corriere della Sera Silvio Berlusconi prova a giustificarsi riguardo le dichiarazioni, diventate virali, in cui si vanta di aver riallacciato i rapporti di amicizia con Vladimir Putin e in cui riscrive in chiave russa la storia recente della guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina. La storia dei rapporti con la Russia del leader di Forza Italia intercetta anche altri personaggi di primo piano dell’economia e della politica italiana, come Paolo Scaroni.

 

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Berlusconi e Putin, grande amicizia?

Berlusconi spiega al Corriere della Sera in che rapporti è con il Presidente della Federazione Russa:

Io non ho dato nessuna interpretazione assolutoria all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Al contrario, ribadisco per l’ennesima — e spero ultima — volta che la mia posizione coincide assolutamente con quella del Governo italiano, dell’Unione europea, dell’Alleanza atlantica, dei nostri alleati americani, ed è di netta condanna dell’attacco militare contro uno Stato libero e sovrano. L’ho ripetuto in decine di dichiarazioni, Forza Italia si è sempre espressa in questo senso con le parole e soprattutto con i voti nel Parlamento italiano e in quello europeo. Se hanno un valore gli atti politici e istituzionali, e non i pettegolezzi, non vi dovrebbero essere dubbi.

Inoltre Berlusconi, il quale si accinge a formare un governo con Giorgia Meloni, aggiunge sulla sua amicizia ritrovata con Putin:

Non rinnego affatto i miei passati rapporti di amicizia con Vladimir Putin, che hanno portato a risultati importanti, sempre conseguiti in pieno accordo con i nostri alleati dell’Occidente, come il trattato del 2002 a Pratica di Mare che mise fine dopo oltre cinquant’anni di angosce alla Guerra Fredda e il mio intervento nel 2008 per evitare l’invasione russa della Georgia. Ma oggi le circostanze sono cambiate.

In che rapporti sono i nostri politici rispetto alla Russia?

Il discorso di Berlusconi, ovviamente, è stato studiato. Berlusconi era consapevole della rilevanza mediatica che avrebbero avuto le sue parole. Quindi, siamo certi che il suo fosse un tentativo di avvicinamento dell’opinione pubblico alla Russia. Nonostante ciò i russi, ritengono Giorgia Meloni e il suo partito inavvicinabili. Mentre Matteo Salvini è considerato l’interlocutore naturale.

Gli alleati di Berlusconi: Valentini e Scaroni

Caso a parte è quello di Berlusconi e dei suoi uomini. I legami tra l’entourage di Berlusconi e la Russia di Putin sono da sempre molto saldi e molto proficui. Per esempio, Valentino Valentini è considerato la spalla destra del Cavaliere quanto si parla dei rapporti con gli uomini di Putin. Se c’è un uomo che ha storicamente lavorato con il gas e la Russia quelle è Paolo Scaroni. L’ex amministratore delegato di Enel e dell’Eni, che non ha mai perso i contatti a Mosca, in questi giorni è stato più volte dato come possibile ministro con delega all’Energia.

Chi è Paolo Scaroni?

Paolo Scaroni è nato a Vicenza nel 1946 in una famiglia di industriali. Ha conseguito la laurea in economia e commercio alla Bocconi di Milano nel 1969 e un MBA alla Columbia University nel 1973. Oggi a quasi 76 anni rivive una seconda giovinezza: è infatti uno dei pochissimi manager che ha attraversato indenne la prima, la seconda e la terza Repubblica e a svariati processi giudiziari grazie a dei forti legami con gli uomini al potere e col potere stesso. Scaroni infatti è cugino di Margherita Boniver, ex ministro socialista, è stato anche amico di Massimo Pini (consigliere economico di Alleanza Nazionale) e Gianni De Michelis (l’ex “doge” del PSI).

La sua carriera prende la svolta quando diventa amministratore delegato di Techint nel 1985. Nel 1992 Scaroni ha il primo vero problema con la giustizia, in particolare con “mani pulite”. È accusato di aver pagato centinaia di milioni di lire al PSI  per ricevere appalti dall’ENEL. Nel 1996 patteggia un anno e quattro mesi grazie a una confessione in cui denunciava il “terrore” del “sistema Craxi”. Dal 1996 al 2002 lavora a Londra come amministratore delegato della Pilkington.

ENI, Gazprom e Bruno Mentasti

Nel 2002 torna i Italia in qualità di amministratore delegato di ENEL, dopo la nomina ricevuta dal governo di Berlusconi. Tre anni dopo, nel 2005, viene nominato a.d. di ENI, carica che ricopre fino al 2014, e qui inizia la sua avventura fino all'”accordo storico” tra ENI e Gazprom per le forniture di gas all’Italia.

L’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha preferito il più vicino Scaroni a Vittorio Mincato come nuovo a.d perché i piani che aveva in mente erano delicati. Il 15 novembre 2006 Scaroni in qualità di a.d. di ENI firma a Mosca un accordo con il gigante energetico russo Gazprom che di fatto consegnò mani e piedi l’Italia al gigante ex sovietico del gas. “Un passo fondamentale per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico del nostro paese”, queste furono le sue parole. Ma la storia è più complicata di così.

Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito, tra il 2002 e il 2005 prova a fare un accordo per far sbarcare Gazprom nel mercato italiano scavalcando l’ENI. Ma il sequestro della Fingas da parte della procura di Palermo fa saltare il progetto. Tuttavia, l’ex imprenditore aveva trovato l’uomo giusto per coordinare questo affare: Antonio Fallico, presidente di Intesa Russia, e amico di Dell’Utri e quindi di Berlusconi.

La storia va avanti e qui entra in gioco Bruno Mentasti. Tutti in questo periodo cercano di fare l’accordo miliardario con Gazprom e Putin. Mentasti, ex socio di Berlusconi in Telepiù, acquista il 33% di Centrex Europe Energy & Gas AG, che era la società creata da Gazprom per vendere il proprio gas in Italia con l’assenso di ENI. Ma le cose non vanno come da programma.

Mentasti/Berlusconi. Scaroni si accorda con Mosca

Per i giornalisti Giuseppe Oddo e Andrea Greco era chiaro che “il tentativo dell’ex industriale dell’acqua minerale San Pellegrino, Bruno Mentasti (prestanome di Berlusconi in Telepiù), di inserirsi nella vendita e nella distribuzione di gas in Italia in compartecipazione con Gazprom.

La notizia ci era apparsa quasi surreale. Mentasti non aveva alcuna competenza nel gas, dove operano a monte i colossi dell’energia e a valle le grandi società di distribuzione”. E ancora: ” il fatto che Mentasti fosse una pedina di Berlusconi divenne certezza quando si seppe dei retroscena dell’accordo con i russi e delle pressioni subite dal vertice dell’Eni per accelerarne la conclusione”, dicono i due giornalisti in una serie di articolo per Il Sole 24 Ore e per La Repubblica.

Ecco che l’ENI e Scaroni sono “costretti” a fare le cose con più trasparenza. Il 15 novembre 2006 ENI e Gazprom firmano un nuovo accordo che prevede la vendita diretta da parte della società russa di 3 miliardi di metri cubi di gas in Italia all’anno.

L’accordo non è solo un accordo commerciale ma anche un accordo politico e geopolitico che stiamo pagando oggi. L’accordo prevedeva anche la costruzione del gasdotto Southstream (poi cancellato) al 50% tra ENI e Gazprom, l’acquisto da parte di ENI degli asset di Yukos e infine la partecipazione russa al giacimento libico Elephant dell’ENI.

“La nuova alleanza strategica tra ENI e Gazprom è stata resa possibile da un rapporto unico nel settore che dura da oltre 50 anni, e si proietta per i prossimi 30 anni coprendo tutti i settori di attività delle due società. L’accordo firmato oggi è un passo fondamentale per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico del nostro paese”, spiegava una nota dell’ENI.

Quest’ultima frase è invecchiata molto male a seguito della scellerata guerra voluta da Putin in Ucraina che ha di fatto creato una vera e propria crisi energetica europea. Ovviamente, Putin non ha potuto fare tutto questo da solo ma è stato “gentilmente” aiutato da politici e faccendieri ciechi o ben attenti al proprio tornaconto personale.

Per di più, Scaroni è stato uno dei sostenitori della tesi che l’energia da fonti rinnovabili non avrebbe mai potuto soppiantare quella dagli idrocarburi e più recentemente si è espresso contro il “price cap” sul prezzo del gas alle stelle da mesi.

Non è finita qui, il suo nome è apparso anche come un possibile candidato come ministro dell’Energia. “Paolo Scaroni è il maggior responsabile insieme a Berlusconi della nostra dipendenza dal gas russo. Nominarlo Ministro dell’Energia equivarrebbe a metterci l’Ad di Gazprom, dice Carlo Calenda in un tweet. Anche la futura premier Giorgia Meloni è scettica.

 

Altri procedimenti penali

Nel 2020 Scaroni viene assolto in via definitiva nel processo ENI/Saipem Algeria dall’accusa di aver pagato tangenti al governo algerino. Inoltre, a luglio 2022 è stato ufficialmente assolto nel processo milanese Eni/Shell Nigeria, quello sulla presunta tangente da 1,092 miliardi di dollari che sarebbe stata versata da ENI per aggiudicarsi la concessione da parte del governo del Paese africano dei diritti di esplorazione sul blocco Opl245.

 

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Fonti: Il Corriere della Sera, Forbes e Repubblica.

Editor: Luigi Micieli, Lorenzo Bossola

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