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Spielberg e gli ebrei di Roma

Gli ebrei a Roma, 1938-1944. Sette storie della Shoah, un video per non dimenticare «All’interno del lager periodicamente avvenivano le selezioni, anche se molti morivano di stenti, per lasciare il posto ai nuovi arrivati e perché servivano forze nuove per il lavoro. Nelle baracche entravano i cosiddetti medici, alzavano la manica del braccio sinistro dei deportati e il prigioniero che li seguiva annotava il numero tatuato. Poi uscivano. Sembrava che tutto rimanesse tale e quale. Passava qualche ora, chiamavano quei “numeri” e venivano fatti uscire. Dopo poche ore erano cenere, nient’altro che cenere». Piero Terracina, ebreo romano, ricorda come fosse ieri l’inferno del campo di concentramento nazista a cui è sopravvissuto, ma non riesce a raccontare tutto perché «esiste un limite alla terribilità dell’orrore». La sua testimonianza è raccolta nell’audiovisivo Gli ebrei a Roma, 1938-1944. Sette storie della Shoah che sarà presentato domani 26 gennaio nella capitale al Museo della Liberazione (ore 15.00, via Tasso 145) nella nuova sala, acquisita con un contributo del ministero per i Beni e le Attività culturali, dedicata alla persecuzione degli ebrei romani negli anni del fascismo e del conflitto. L’evento, presente il ministro Giovanna Melandri, si colloca all’interno delle iniziative previste per la prima «Giornata della memoria», 27 gennaio anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. Il video è stato realizzato selezionando i brani più significativi di sette interviste realizzate a Roma dalla Survivors of the Shoah Visual Story Foundation (www.vhf.org) creata a Los Angeles nel ’94 dal regista Steven Spielberg (foto) con il proposito di raccogliere e conservare su scala mondiale le esperienze dei sopravvissuti all’Olocausto e di quanti aiutarono o salvarono i superstiti. La fondazione di Spielberg ha registrato finora più di 51 mila testimonianze, rese in 32 differenti lingue da persone di 57 paesi, chiedendo agli intervistati di raccontare gli anni della loro infanzia e adolescenza e di riflettere sulla loro vita prima della guerra, con l’impegno di rendere accessibili al pubblico le storie videoregistrate. come risorsa educativa. Le interviste realizzate in Italia, a partire dal gennaio ’98, sono più di 400 e riguardano: adulti o bambini all’epoca sopravvissuti ai campi di sterminio o di internamento; la vita nei ghetti; membri o fiancheggiatori della Resistenza; persone rifugiatesi in Svizzera o in altri paesi; salvatori cioé coloro che fornirono aiuti e liberatori; Sinti o Rom sopravvissuti; persone che vissero sotto falsa identità o nascoste. Il montaggio del video Gli ebrei a Roma, 1938-1944. Sette storie della Shoah ha seguito un criterio cronologico: le leggi razziali del ’38, l’occupazione nazista e la richiesta agli ebrei di 50 chili d’oro in cambio della vita, il rastrellamento del 16 ottobre 1943, la deportazione nei campi di sterminio, le Fosse Ardeatine, la Liberazione. A raccontare sono i reduci dai lager Pietro Terracina e Settimia Spizzichino (di recente scomparsa); le persone sfuggite alla cattura ma colpite negli affetti più cari, Marina Anticoli e Giulia Spizzichino; le persone che hanno rischiato la vita per salvare gli ebrei in fuga, Suor Luisa al secolo Marcella Girelli e Giuliana Limiti. La riflessione finale è affidata a Vittorio Foa, perseguitato in quanto intellettuale antifascista e ebreo, testimone attento e lucido di quegli eventi e del Novecento. (stefano stefanutto rosa)

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