Arte

Storia di una nave, una quercia e due megalomani

La storia di una nave, l’Andrea Doria, e due artisti: Giuliano Mauri e Salvador Dalí. Questa settimana Andar Per Mostre vi porta a: Genova, Lodi e Pisa. Seguiteci!

La storia: all’improvviso la prua della nave s’infilò in un muro di nebbia bianca, spessa, mortale. “Un pezzo d’Italia se ne è andato, con la terrificante rapidità delle catastrofi marine e ora giace nella profonda sepoltura dell’oceano. Proprio un pezzo d’Italia migliore, la più seria, geniale, solida, onesta, tenace, operosa, intelligente”, scriveva Il 27 luglio Dino Buzzati sul Corriere della Sera.

Due giorni prima la nave gioiello della nostra marineria, la più bella nella storia dei gloriosi cantieri Ansaldo, interni progettati da Gio Ponti, tre piscine, si era inabissata nell’Oceano Atlantico dopo un’impressionante collisione con la motonave svedese Stokholm. L’urto fu fatale e causò in totale 52 vittime, 46 sull’Andrea Doria.

A sessant’anni dal naufragio, una mostra ricostruisce a 360 gradi i tracciati di rotta e il momento della collisione, scagionando definitivamente il comando italiano. La storia della nave, e la sua tragedia, occupano per intero gli spazi del Galata. Otto sezioni, le prime tre dedicate al varo e al maiden voyage, il viaggio inaugurale.

Nella quarta si vede la nave com’era, nel modello di sei metri realizzato dalla Ditta Giacomo Patrone nel 1952. Dalla quinta all’ultima sezione si entra nel vivo del dramma che affondò il Doria. Un’ultima parte racconta il “Doria dopo il Doria”, la costruzione di altre navi. Ma nessuna entrò più nella storia.

.“T/N Andrea Doria. La nave più bella del mondo”. Genova, Galata Museo del Mare, Calata De Mari 1, orario: da martedì a venerdì 10 – 18; sabato, domenica e festivi 10 – 19.30. Info: tel. 010 2345655. Dal 12 novembre al 30 maggio.

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Giuliano Mauri, Cattedrale Verde, Parco delle Orobie, 2006, Bergamo, Archivio Giuliano Mauri
Giuliano Mauri, Cattedrale Verde, Parco delle Orobie, 2006, Bergamo

 

La prima quercia sarà piantata domani mattina alle 11, a seguire ne saranno interrate altre 108, alte 60 centimetri, che andranno a incastrarsi all’interno delle colonne di legno che compongono le 5 navate della Cattedrale: la Cattedrale Verde di Giuliano Mauri (Lodi Vecchio 1938 – 2009).

Bella la storia di Mauri, un artista che lavorava tra arte e architettura, al limite della Land Art o Earth Art americana. Aveva un sogno: costruire una Cattedrale formata da rami, foglie, germogli, radici, un Cattedrale vibrante di vita in continuo divenire, come le piante che ne avrebbero disegnato l’architettura.

 Lui la spiegava così: “Le dimensioni sono quelle di una vera Cattedrale formata da colonne di rami intrecciati. All’esterno di ogni colonna viene messa a dimora una pianta, con i tagli e le potature formerà negli anni una vera e propria “Cattedrale Vegetale”. Quando la struttura scomparirà rimarranno gli alberi a testimonianza delle opere dell’uomo”.

 Giuliano Mauri è scomparso sette anni fa, lasciando l’opera incompiuta. Il progetto, pensato per un luogo ameno, Oltre il Colle, nella campagna bergamasca, è stato portato a termine dal figlio Roberto sulla base degli appunti e disegni lasciati dal padre.

A Lodi, l’evento Cattedrale (voluto dall’Associazione Giuliano Mauri e dal Comune di Lodi) si ripeterà. L’inaugurazione è prevista per marzo 2017, dopo la messa a punto di fari e faretti che permetteranno di godersi l’opera anche dopo il tramonto. Una storia, verde, infinita.

“La prima quercia piantata”. Cattedrale vegetale. Un’opera di Giuliano Mauri. Art in Nature. Lodi. Riva sinistra del fiume Adda. Area “Ex Sicc”. Sabato 12 novembre, ore 11. Ingresso e parcheggio da via Ferrabinidecorative-1

Salvador Dali: Eco geologico. Secondo la Pietà di Michelangelo, 1982, olio su tela. Salvador Dali, Fundacio Gala-Salvador Dali, by SIAE 2016
Salvador Dali: Eco geologico. Secondo la Pietà di Michelangelo, 1982

E’stato l’artista più stravagante, e famoso, del Novecento. Di sicuro era un megalomane e un narcisista da manuale, ma la sua eccentricità aveva un fondo di umorismo che affascinava. La sua arte era bizzarra almeno quanto la sua storia biografica.

Salvador Dalí (Figueres, Spagna, 1904 – 1989) si considerava un maestro del rinascimento, un grande della pittura a olio. Amava l’Italia, e al ritorno da uno dei tanti viaggi con Gala (l’amatissima moglie, l’unica persona al mondo a cui fu devoto) così descrisse il suo piacere: “Sono tutto invasato dai canoni geometrici, dalle misure, dalle proporzioni (…)”.

In realtà fu un immenso pittore all’antica, ma non solo, fu anche pittore, disegnatore, scultore, scrittore, fotografo, designer e sceneggiatore. Un talento incontenibile. Spirituale Dalí? Anche, negli ultimi anni, le sue opere sono pervase da un nuovo misticismo, conseguenza di un impegno fervente verso il cattolicesimo.

Il sogno del classico e l’impegno religioso sono il tema su cui si concentra la mostra di Pisa, con 150 opere, anche inedite provenienti dal Museo Fundación Gala-Salvador Dalí di Figueres, dal Dalí Museum di St. Petersburg in Florida e dai Musei Vaticani  ,

 Dalí. Il sogno del classico, Pisa, Palazzo Blu, orario: dal lunedì al venerdì 10 – 19; sabato e festivi 10 – 20. Info. tel. 050 2204650. Fino al 5 febbraio.

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Francis Picabia (1879-1953). "Les Amoureux (après la pluie)". Ripolin sur toile. vers 1924-1925. Paris, musée d'Art moderne.
Francis Picabia (1879-1953). “Les Amoureux (après la pluie)”. Paris, musée d’Art moderne.

Un po’ più lontano

A New York, al Museum of Modern Art,  il francese Francis Picabia (1879 – 1953) è raccontato per la prima volta con dovizia di particolari sulla vita e il percorso artistico in un’antologica sorprendentemente ricca di sorprese. Picabia è stato infatti un artista sorprendente, un campione di provocazioni, gesti eclatanti e azzeccati colpi di genio.

La sua storia è condensata in 200 opere che cercano di mettere ordine nel fantastico guazzabuglio di un artista che per esprimersi ha usato tutte le carte a sua disposizione e qualcuna in più: dipinti e collage, lavori su carta, stampe e filmati. Onnivoro e non catalogabile.

Conosciuto come leader del movimento Dada, in realtà Picabia fu sempre in bilico tra stili e movimenti, passando velocemente dall’impressionismo all’astrazione radicale, dal dadaismo provocante a un falso classicismo, dal realismo quasi fotografico all’informale più hard. Senza decidersi da che parte stare.

“Francis Picabia. Come le nostre teste girano, così i nostri pensieri possono cambiare”. MoMa, New York. dal 21 novembre al 19 marzo. www.moma.org

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