Dizionario Arte

Stubbs, George

Pittore e incisore inglese specializzato in animali, celebrato come il migliore pittore di cavalli. Era figlio di un conciatore di pelli e seguì il lavoro del padre fino all’età di sedici anni. Come artista si formò da autodidatta, sebbene abbia lavorato per un breve periodo con Hamlet Winstanley (1694-1756), ritrattista e incisore; rimase nell’Inghilterra del nord fino ai trent’anni, ma la sua vita è scarsamente documentata. Agli inizi della carriera sembra si sia mantenuto facendo ritratti, e illustrò anche (basandosi su dissezioni che conduceva lui stesso) il trattato di ostetricia di John Burton, uscito nel 1751 (Stubbs aveva studiato anatomia al County Hospital in York, dove Burton era medico). Nel 1754 visitò Roma, poi trascorse diciotto mesi in completo isolamento nel Lincolnshire, dissezionando e disegnando cavalli in preparazione di un libro di anatomia equina. Si trasferì a Londra attorno al 1758 e, non riuscendo a trovare un incisore capace di riprodurre il suo lavoro, incise da sé le lastre e nel 1766 pubblicò il libro L’anatomia del cavallo. Fu un grande successo, premiato per la sua bellezza e per l’accuratezza scientifica, tanto che Stubbs venne richiesto come pittore, non solo per i ‘ritratti’ di cavalli assieme ai padroni o agli staffieri, ma anche per *scene di conversazione i cui personaggi venivano raggruppati in una carrozza o intorno a esse.
La padronanza dell’anatomia eguaglia in lui la capacità di rappresentare, fedelmente e senza sentimentalismo, la bellezza e grazia dei suoi soggetti equini in una vasta gamma di situazioni stilistiche, dalla lirica serenità di Mares and Foals in a River Landscape (1763-68 ca, Tate, Londra) al vivace romanticismo della serie di immagini sul tema del cavallo aggredito dal leone (il più grande, del 1762 circa, si trova allo Yale Center for British Art, New Haven). Si raccontava che la sua passione per questo soggetto derivasse dal fatto che egli avesse assistito personalmente all’attacco a un cavallo da parte di un leone in Marocco, quando stava ritornando in Italia, ma potrebbe anche aver visto lo stesso soggetto rappresentato in statue antiche.
Stubbs dipinse anche quadri con altri animali, tra cui numerosi cani e diversi animali esotici, (compresi un alce americano, un rinoceronte e una zebra), quadri che vennero esposti in Inghilterra. Quando morì stava lavorando a un trattato intitolato Comparative Anatomical Exposition of the Structure of the Human Body with that of a Tiger and a Common Fowl (Esposizione anatomica della struttura del corpo umano comparata con quella della tigre e del pollo comune), i cui disegni si trovano ora allo Yale Center for British Art. La sua curiosità scientifica si estese ai materiali utilizzati per dipingere e fece esperimenti con la pittura a smalto, prima su rame, poi su pannelli più grandi di terracotta fatti apposta per lui da Josiah Wedgwood. Spese molto tempo per seguire questi progetti che non gli fruttarono successo economico e per questo si trovò in difficoltà economiche nell’ultimo periodo della vita. Conservò però fino alla fine le sue abilità pittoriche e uno dei suoi lavori più raffinati, dipinto all’età di settantacinque anni, è il famoso Hambletonian, Rubbing Down (1799, Mount Stewart House, County Down, National Trust), che mostra il cavallo pluricampione affaticato ed esausto dopo aver vinto la gara in cui era stato molto frustato e pungolato con gli speroni: è un’immagine grandiosa, eroica e quasi tragica. Stubbs fu, per molto tempo, poco stimato in quanto pittore limitato a un solo genere, ma oggi gode di un’ottima reputazione e viene addirittura collocato accanto a Gainsborough e Reynolds, i principali pittori inglesi del tempo. Suo figlio George Townly Stubbs (?1756-1815) fu incisore; utilizzò soprattutto la mezzatinta e l’ incisione a retino per opere che in gran parte sono riproduzioni dei dipinti del padre. Nascita: Liverpool 1724; Morte: Londra 1806

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