Dizionario Arte

Tamayo, Rufino

Pittore messicano, incisore, scultore e collezionista, figlio di un indiano Zapotec. A parte il trio dei grandi muralisti -Orozco, Rivera, Siqueiros -fu probabilmente il più celebrato artista messicano del XX secolo ma la sua opera differì molto dalla loro, essendo più concentrata sui valori pittorici piuttosto che sui messaggi politici a cui tenevano tanto gli altri tre. Dal 1921 al 1926 lavorò presso il Museo Archeologico Nazionale di Città del Messico e le tradizioni delle arti native lo aiutarono a sviluppare il suo stile eclettico ma molto personale; fu molto influenzato anche dal surrealismo. Dal 1936 al 1950 visse a New York, anche se tornò regolarmente in Messico, e dal 1957 al 1964 visse a Parigi, per stabilirsi poi definitivamente in Messico. A quell’epoca era ormai famoso a livello internazionale, con un curriculum pieno di mostre importanti e riconoscimenti prestigiosi, tra cui il Gran Premio per la Pittura alla Biennale di San Paolo nel 1953. Le sue opere trattavano soggetti diversi, tra cui nature morte, ritratti (molti di sua moglie, la pianista Olga), nudi, animali e scene della cultura e dei miti degli indiani messicani. Eseguì diversi dipinti murali in Messico, ma lavorò più spesso su tele appese al muro piuttosto che direttamente sulla parete. Le sue opere includono anche un gran numero di stampe in varie tecniche oltre che sculture in bronzo e ferro. Alcune delle sue sculture dell’ultimo periodo sono molto grandi (La conquista dello spazio, 1983, aeroporto internazionale di San Francisco). Nel corso della sua vita Tamayo fu un appassionato collezionista. Donò la sua collezione alla città di Oaxaca per fondare i musei di arte precolombiana (1974) e arte contemporanea (1981). Nascita: Oaxaca 1899; Morte: Citt 1991

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