Dizionario Arte

tavola

In pittura, supporto di legno o di altro materiale rigido, diverso dalla tela o da altro materiale flessibile. Fino all’introduzione della tela nel XV secolo, quasi tutti i dipinti mobili in Europa erano eseguiti su legno e forse solo all’inizio del XVII secolo la tela superò la tavola e poté essere considerata il normale supporto per la pittura a olio. Quando il termine è usato senza ulteriori connotazioni nei contesti storico-artistici, implica quasi sempre il legno, anche se vennero utilizzati molti altri materiali rigidi come supporto. I pittori che lavoravano su piccole dimensioni spesso usavano lastre di rame, come quelle degli incisori o degli acquafortisti (Elsheimer è uno dei principali esempi) e nell’arte coloniale dell’America del sud furono impiegati rame e stagno, come pure piombo e zinco. Varie pietre sono state usate come supporto, compreso il marmo (vedi Stella, Jacques) e, su scala più ampia, l’ardesia, in particolare da Sebastiano del Piombo in diverse opere e da Rubens nella sua pala d’altare per Santa Maria in Vallicella (la Chiesa Nuova) a Roma; il quadro che dipinse in un primo tempo su tela (Madonna con bambino adorati da san Gregorio e altri santi, 1607, Musée Beaux Arts, Grenoble), fu criticato perché rifletteva fastidiosamente la luce, così in sostituzione fu usata l’ardesia che produceva un effetto più opaco (1608, in situ). In un filone più sperimentale, Stubbs dipinse numerosi quadri su terracotta utilizzando vernici a smalto, con la speranza che le opere realizzate con questa tecnica mantenessero la loro freschezza e resistessero alle screpolature meglio dei dipinti a olio. Tecnicamente i risultati furono notevoli, ma la finitura levigata e lucida non incontrò il gusto di tutti; inoltre il processo era troppo impegnativo e costoso per attirare imitatori.
La scelta del tipo di legno dipendeva soprattutto dalla disponibilità locale. In Italia, il pioppo era il più comune, mentre l’olmo era il preferito in nord Europa. Comunque ne furono usati molti altri tipi; l’analisi dei quadri conservati presso le gallerie d’arte ha restituito una lunga lista, tra cui il faggio, il cedro, il castagno, l’abete, il larice, il tiglio, il mogano, l’olivo e il noce. Oggi il cedro, il teak e il noce nero sono i preferiti. Il legno deve essere ben stagionato per rimuovere le resine che altrimenti potrebbero curvarlo o spaccarlo. Cennini consigliava di far bollire le tavole di piccole dimensioni per prevenirne la rottura, presumibilmente perché in questo modo si eliminavano certe resine, mentre gli esperti moderni raccomandano di trattarle con il vapore per la stessa ragione. Per realizzare un quadro di grandi dimensioni bisognava unire accuratamente diverse tavole e incollarle con caseina, un’operazione difficile che è descritta nei trattati medievali. I pittori moderni usano anche compensato, lastre in fibra e altri materiali sintetici come supporto.
Dipingere direttamente su legno non è consigliabile poiché il legno assorbe troppo il colore e non riflette abbastanza la luce, inoltre reagisce chimicamente con alcuni *pigmenti: alcuni legni, infine, tendono a scurire nel corso del tempo. Normalmente, dunque, dopo aver riempito eventuali fessure, la tavola veniva trattata e ricoperta con alcuni strati di gesso, così che presentasse un fondo liscio e uniforme. Anche il retro delle tavole richiede protezione contro le tarme e l’umidità, che possono causare curvature e rotture.

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!