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Musica,  Rock

The Wall, Pink Floyd: 45 anni fa l’uscita del capolavoro

Pink Floyd, The Wall: 45 anni fa usciva l’opera rock del gruppo britannico

 Il brano dei Pink Floyd compie 45 anni

The Wall è sicuramente uno degli album più importanti e influenti della storia della musica. Pubblicato il 30 novembre 1979, l’opera rock dei Pink Floyd compie 45 anni e continua a dimostrarsi più attuale che mai. Allo stesso tempo, però, creò la prima crepa tra Roger Waters e gli altri membri della band, divisione che si accentuò con gli album successivi.

Progetto ambizioso, l’album comprende 26 tracce divise in due LP. Gli artworks, opera di Gerald Scarfe, sono stati poi trasformati in personaggi gonfiabili da usare durante i concerti – come i maiali volanti memori di Animals (1977).

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La copertina del disco

 tra autobiografia, tributo e invenzione

Parte Uno: l’erezione del muro

narra la storia di Pink, rockstar dissoluta che, mattone dopo mattone, costruisce un muro tra sé e il mondo esterno. Nella narrazione è però importante trovare una forte dose di autobiografia. L’album è infatti stato scritto interamente da Roger Waters e sono innumerevoli i punti in comune tra l’autore e il suo personaggio. Come l’autore, Pink si trova presto orfano di padre, morto in guerra e ricordato attraverso le parole di Another Brick in the Wall (Part 1).

Quasi la totalità del primo disco racconta infatti dei diversi avvenimento o persone che rappresentano un mattone nel muro costruito da Pink:

la scuola con professori più simili a tiranni che educatori (The Happiest Days of Our Lives, Another Brick in the Wall (Part 2)), la madre apprensiva (Mother), un Blitz tedesco (Goodbye Blue Sky), un matrimonio deludente (Empty Spaces) e il seguente interessamento ad una groupie (Young Lust), quindi il tradimento della moglie e il crollo emotivo di Pink (One of My Turns, Don’t Leave Me Now). Il primo disco termina quindi con l’erezione completa del muro (Another Brick in the Wall (Part 3), Goodbye Cruel World).

Parte Due: la solitudine e la distruzione

Nel secondo disco, il muro attorno a Pink è completo e comincia la discesa nella depressione e nella follia. È forse qui che si riscontrano alcuni riferimenti all’ex membro della band, Syd Barrett, mai dimenticato dai compagni.

Pink tenta infatti qualche contatto all’esterno, ma è ormai troppo tardi e i medici lo trovano incosciente sotto effetto di droghe (Comfortably Numb). Con l’uso di medicinali, riescono a risvegliarlo, ma Pink è ormai preda di allucinazioni. Vede infatti i suoi concerti come una parata nazista con lui a capo (The Show Must Go On) che attacca minoranze (Run Like Hell) e invade Londra (Waiting For The Worms).

Stop mette fine alle allucinazioni e successivamente inizia il processo a Pink (The Trial). L’accusa? Aver cercato di interagire con altri esseri umani, tentando di sfuggire al suo destino di uomo isolato. La sentenza è quindi quella di abbattere il muro (Outside the Wall).

il vero muro dei Pink Floyd

Il muro di cui parla Waters è però non solo una divisione personale tra lui e il mondo. Il bassista intende anche un muro tra lui e i fan, simbolizzato dallo sputo che Waters indirizzò ad un fan durante un concerto nel luglio 1977.

Questo muro veniva poi costruito fisicamente durante la tournée promozionale dell’album: fatto di polistirolo, veniva fatto crollare a fine concerto addosso al pubblico.

L’album segna però anche l’erezione di un muro tra i membri stessi della band. Sin da Animals, Roger Waters aveva mostrato l’intenzione di prendere il controllo dell’intera band tanto da ipotizzare l’esclusione di Nick Mason (batterista) e Richard Wright (tastierista).

Secondo David Gilmour, Mason e Wright, Waters era diventato egocentrico e intrattabile, mentre il bassista imputava al resto dei Pink Floyd di essere interessati maggiormente al denaro e al successo.

Il brano rappresenta quindi la fine dei Pink Floyd comprendente tutti e quattro i membri, dal momento che l’album successivo, The Final Cut (1983), vede l’abbandono di Wright ed è considerato quasi un album solista di Waters.

Tra film e ciclicità

La sua narrazione quasi romanzesca ha poi permesso la trasposizione dell’album in un film. Esce così nel 1982 Pink Floyd: The Wall, diretto da Alan Parker e con Bob Geldof protagonista. I più appassionati, ricorderanno sicuramente Geldof come l’autore di Do They Know It’s Christmas? e come l’organizzatore del Live Aid, enorme concerto di beneficenza per l’Africa.

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Pink Floyd: The Wall, estratto iconico del film

I temi di alienazione, pazzia, isolamento, lo rendono  un album attuale in qualsiasi momento storico. Dal più palese e scontato collegamento al muro di Berlino alla sensazione più intima e personale di ognuno di noi, The Wall racconta una verità comune e condanna la società votata al conformismo.

Nonostante l’apparente positività di fondo, con la distruzione del muro alla fine dell’album, viene suggerito un ritorno ciclico alle nostre abitudini di isolamento. Outside the Wall, brano finale del secondo LP, termina infatti con “Isn’t this where…” e si ricollega a In The Flesh?, traccia d’apertura dell’intera opera, che comincia con “…we came in?”.

In questo modo, Waters indica che il processo di costruzione e abbattimento di muri è ciclico nella nostra vita e che quindi non potremo mai dire di essercene allontanati per sempre.

L’importanza di The Wall oggi, dopo 43 anni

E tuttavia oggi, nella situazione in cui ci troviamo, in cui i muri che creiamo tra noi e gli altri sono accentuati dalla lontananza fisica, The Wall è forse più attuale che mai.

È, ad esempio, più evidente il muro che separa i ricchi e i poveri, i fortunati dai meno fortunati. Ma sono anche i muri che creiamo attorno a noi, aiutati dalla lontananza dalle persone amate, ad aver bisogno di essere abbattuti.

Ecco quindi che dobbiamo guardare ad Outside the Wall, il brano più misterioso e bisognoso di interpretazione dell’intera opera rock, in cui si fa riferimento a cuori teneri ed artisti disposti ad aiutarci.

Perché, come per Pink, anche noi abbiamo molte persone disposte ad aiutarci appena fuori dal nostro muro.

Tanti auguri quindi all’ album che nella sua grandiosità non termina mai di essere attuale.

Clicca qui per ascoltare The Wall su Spotify

Conclusione: The Wall, album simbolo dei Pink Floyd, compie 45 anni. Tra una trama cinematografica e retroscena interessanti, rendiamo così omaggio a quest’album.

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