tinretto
Dizionario Arte

TINTORETTO

Tintoretto.Pittore veneziano. Il suo soprannome è dovuto alla professione del padre, che era tintore. Fu secondo solo a Tiziano tra i pittori veneziani del periodo ed ebbe una carriera prolifica e di grande successo.

Mentre gran parte delle ultime opere di Tiziano furono eseguite per committenti stranieri, Tintoretto lavorò soprattutto per clienti veneziani e in particolare fu la figura dominante nella produzione di dipinti religiosi per le chiese della città e per le istituzioni di carità; si ricorda un’unica presenza fuori da Venezia (quando visitò Mantova nel 1580 in occasione di una commissione da parte della famiglia Gonzaga); la maggior parte delle sue opere si trova tuttora negli edifici per i quali vennero realizzate.

Tintoretto. Si sa molto poco del carattere e della vita personale di Tintoretto e la sua carriera fino all’età di trent’anni è scarsamente documentata. Il suo biografo Ridolfi afferma che iniziò l’apprendistato con Tiziano, ma  presto cacciato perché il maestro era geloso della sua abilità nel disegno. Su basi stilistiche, si suppone che abbia studiato anche con Bonifacio Veronese, Paris Bordon o Schiavone.

Le prime documentazioni

Le prime documentazioni risalgono al 1539, periodo in cui lavorava già in modo indipendente, ma la prima opera che definì chiaramente il suo stile fu il Miracolo dello schiavo liberato (1548, Accademia, Venezia), dove iniziano a comparire molte delle qualità tipiche della maturità, in particolare la sua passione per gli scorci prospettici.

Per studiare le pose complesse che prediligeva, creava “piccoli modelli in gesso e cera” (Ridolfi), che disponeva in “piccole case” (presumibilmente scenografie in miniatura), che gli permettevano di usare l’illuminazione artificiale e di sperimentare con le luci (più tardi anche Poussin usò un metodo simile).

A volte appendeva i modelli a dei fili, in modo da poter studiare le pose aeree. Questo metodo compositivo spiega la frequente ripetizione, nei suoi dipinti, delle stesse figure viste da angolazioni diverse. Fu un abilissimo disegnatore e Ridolfi racconta che aveva scritto sulla parete del suo studio il motto “il disegno di Michelangelo e il colore di Tiziano”.

Tuttavia, sebbene fosse evidente la sua ammirazione per i due grandi maestri contemporanei, più anziani di lui, fu molto lontano da entrambi nello spirito -più emotivo, fece uso di movimenti violenti e vivide esagerazioni di luce. I suoi schizzi, a differenza dei dettagliati studi dal vivo di Michelangelo, sono brillanti annotazioni tracciate di getto e piene di energia e i suoi colori sono generalmente più sobri e mistici di quelli di Tiziano.

È nella libertà della pennellata

È nella libertà della pennellata che più si avvicina a Tiziano, nonostante il suo tocco sia più vigoroso, mentre condivide con Michelangelo un’immaginazione epica e un vigore quasi sovrumano.

Il Miracolo dello schiavo liberato inizialmente rifiutato dalla scuola di San Marco che l’aveva commissionato (probabilmente si aspettava qualcosa di più tradizionale) e la pubblicità che ne risultò procurò a Tintoretto la fama di giovane pittore più brillante a Venezia.

Da questo momento la sua carriera fu un susseguirsi di importanti commissioni religiose (tra cui alcune per la scuola di San Marco, che superò le resistenze nei confronti del primo, controverso dipinto). Le sue opere migliori sono i cicli di dipinti che produsse tra il 1564 e il 1587 per la scuola di San Rocco, la più facoltosa delle scuole veneziane, istituti caritatevoli che si occupavano di orfani e di malati.

Tintoretto iniziò la lunga collaborazione con San Rocco

Tintoretto iniziò la lunga collaborazione con San Rocco con l’episodio più noto della sua vita, quando nel 1564 vinse la competizione per la commissione iniziale -il dipinto di un soffitto raffigurante La gloria di san Rocco -riuscendo a installare un dipinto a scala naturale, quando i suoi rivali avevano prodotto solo qualche schizzo (era celebre per la sua velocità nel dipingere). Questo espediente fu considerato da alcuni come una scorrettezza; Tintoretto era sicuramente disposto a ribassare le tariffe dei rivali e anche a lavorare non pagato pur di ottenere la commissione che desiderava.

A differenza di Tiziano, pare che non considerasse il denaro come fine a se stante e che i suoi dipinti religiosi fossero l’espressione di una devozione profonda. A San Rocco creò una delle più grandiose interpretazioni della storia cristiana. L’opera portata avanti in tre fasi: Tintoretto decorò prima la sala del consiglio con scene dalla passione di Cristo (1565-67); poi si dedicò al salone centrale (1575-81), dove dipinse scene tratte dal Vecchio Testamento sul soffitto e dal Nuovo Testamento sulle pareti; infine si occupò dell’ingresso al pianterreno (1583-87), che contiene scene di vita della Vergine Maria e della nascita di Cristo.

Questi dipinti possiedono una gamma

Questi dipinti possiedono una gamma e una profondità di sentimenti davvero straordinarie, dal dramma cosmico della Crocefissione (1565), alla tenera intimità delle scene sulla natività. Henry James scrisse che “difficilmente troveremo altrove quattro muri che racchiudano un’eguale quantità di genio” e affermò riguardo la stupenda Crocefissione: “Sicuramente nessun dipinto al mondo è più ricco di vita umana; in esso c’è tutto, compresa la più squisita bellezza”.

Oltre alle opere religiose, Tintoretto dipinse ritratti e occasionalmente scene mitologiche (L’origine della via lattea, 1575-80, National Gallery, Londra). Nonostante la ritrattistica non sia mai stata centrale nella sua produzione, fu il miglior ritrattista veneziano dei suoi tempi, dopo Tiziano, e fu particolarmente abile nel ritrarre uomini anziani, mostrandone la dignità e la stanchezza degli anni (al Louvre di Parigi è conservato un autoritratto del 1590).

L’ultima produzione denota una forte presenza delle mani degli assistenti; il figlio Domenico (1560-1635) divenne il suo braccio destro e altri due figli, Marco (1561-1637) e Marietta (1554-1590), furono tra i suoi assistenti. Ciò nonostante Tintoretto non mostrò alcun calo di bravura in età matura e la sua carriera si concluse con uno dei suoi più grandi capolavori, L’ultima cena (1592-94, San Giorgio Maggiore, Venezia), una scena vibrante di intensa spiritualità.

Tintoretto ebbe un’influenza considerevole

Tintoretto ebbe un’influenza considerevole, soprattutto su El Greco, che ne assorbì l’energia visionaria e la dedizione al lavoro. Continuò a essere una figura molto rispettata a Venezia per tutto il XVII secolo, ma altrove la sua reputazione andava declinando e nel clima razionalista del XVIII secolo la sua opera venne giudicata carente di controllo intellettuale (Vasari ammirava la sua grandiosa immaginazione ma lamentava il “disegno approssimativo” e l’indifferenza per gli ideali tradizionali della rifinitura). Durante il romanticismo, tuttavia, la sua forte individualità lo riportò in auge. A giocare un ruolo determinante nella sua rivalutazione fu soprattutto Ruskin, che quando vide per la prima volta la scuola di San Rocco, nel 1843, rimase “assolutamente prostrato”. Vedi anche Veronese.

Nascita: Venezia 1518; Morte: Venezia 1594

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