Tonfo di Tim
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Tonfo di Tim: il titolo in borsa precipita di oltre il 23%

La presentazione del nuovo Piano strategico per il biennio 2024-2026 ha provocato il tonfo di Tim. Altro termine non pare più appropriato per descrivere la situazione che sta vivendo ormai da qualche giorno il colosso della telefonia italiana.

Telecom Italia Mobile, nome esteso di Tim appunto, ha visto letteralmente crollare il proprio titolo azionario nelle ultime ore. Un vero e proprio tonfo in borsa che ha allarmato tanti, mostrando una complessiva situazione aziendale che si conferma preoccupante e fragile.

I numeri del calo azionario sono importanti, e anche per questo la Consob si sarebbe già mossa per verificarne tutti i parametri. Movimenti sospetti e mercato nel caos hanno fatto seguito alla pubblicazione lo scorso 7 marzo del Piano strategico 2024-26 e del connesso scorporo della rete. Tim infatti procede spedita verso la cessione della stessa rete alla statunitense KKR (fondo americano denominato Kohlberg Kravis Roberts & Co).

Particolarmente discusse sembrano essere in particolare le posizioni del direttore finanziario Adrian Calaza e del Ceo Pietro Labriola. Quest’ultimo nella giornata di lunedì 11 marzo aveva acquistato ben 500 mila azioni del marchio, per dimostrare la propria ferma convinzione nel programma sociale.

Tonfo di Tim: il titolo in borsa precipita di oltre il 23%
Tonfo di Tim: il titolo in borsa precipita di oltre il 23%

Tonfo di Tim in borsa: i motivi e le conseguenze

La Tim, acronimo usato per indicare il colosso della telefonia e delle comunicazioni Telecom Italia Mobile, sta vivendo un vero e proprio crollo verticale. I termini di tale tonfo sono ovviamente economico-finanziari, con il titolo del Gruppo che in borsa sta toccando numeri bassissimi.

Il punto di svolta in tal senso sarebbe stato giovedì 7 marzo quando il management dell’azienda capitanato dal Ceo Pietro Labriola, ha annunciato e presentato il nuovo Piano strategico per il biennio 2024-2026. Tale progetto industriale “Free to Run” avrebbe in conto lo scorporo della rete fissa, detta NetCo, e aprirebbe così il mercato telefonico ad una accresciuta competitività nonché ad una superiore libertà di investimento.

Occorre infatti ricordare come nell’agosto scorso era stato lo stesso Governo targato Giorgia Meloni ad approvare un decreto vincolante per Tim e per il suo CdA riguardante la cessione del colosso telefonico. Il primo memorandum per la vendita è infatti arrivato tra l’esecutivo e il fondo statunitense KKR.

Tornando all’attualità, l’esito sul mercato azionario di tale ultima notizia è però stato caotico e disarmante per Tim. Nei primi giorni dopo la diramazione pubblica del cambiamento, la borsa italiana ed internazionale ha fatto registrare un vero e proprio tonfo per le quote di Telecom Italia Mobile.

Nell’intervallo di tempo da giovedì, giorno dell’annuncio, a domenica 10 marzo 2024, il titolo di Tim in borsa ha fatto segnare un meno 23.79%. Anche per tale vertiginosa caduta sono scattate le dovute indagini della Consob, che vuole verificare ogni aspetto e al momento non sembra disposta ad escludere nessuna possibilità.

Scopo del Piano futuro sarebbe quello di garantire a Tim una maggiore possibilità di azione sul mercato, riducendo i vincoli e snellendo le regole finanziarie, permettendo così al contempo un rientro dal debito monstre che l’azienda deve purtroppo ancora registrare.

Il problema di questo gruppo era il debito di 20 miliardi, che interessava non solo le performance finanziarie, ma anche le opportunità industriali del gruppo

Queste le parole usate da Labriola per spiegare almeno in parte il momento vissuto da Tim, e la necessità di vendere agli americani di KKR. Proprio la sempre più probabile cessione di NetCo e l’allargamento così del mercato telefonico dovrebbe offrire all’intero gruppo l’opportunità di ridurre in modo considerevole e graduale la quota di debito. Permangono però tanti dubbi tra gli azionisti del Gruppo, a partire dalla francese Vivendi che detiene oltre il 20% dell’azienda di telefonia e comunicazione.

La reazione del mercato internazionale a tale Piano strategico però è stata molto diversa da quella sperata, provocando un crollo finanziario. Il titolo di Tim ha toccato quota 0,2118 euro per azione, e nella sola giornata di giovedì 7 marzo, quella dell’annuncio appunto, gli scambi economici sono stati pari a 512 milioni di euro. Valore vicino al 12% dell’intero capitale dell’azienda.

Tonfo di Tim: il titolo in borsa precipita di oltre il 23%
Tonfo di Tim: il titolo in borsa precipita di oltre il 23%

Proprio per far fronte a tale caduta verticale e drammatica del titolo, i dirigenti del gruppo hanno riunito il CdA addirittura nella giornata di domenica 10 marzo, con lo scopo di analizzare in modo puntuale e rapido la delicata situazione. Il quadro si è leggermente ristabilito nelle ore successive, con un lento rialzo che non ha comunque evitato una chiusura al meno 9% divenuto poi meno 4.6% nel corso della giornata di lunedì 11 marzo.

L’ipotesi al vaglio della Consob è in tal senso quella che possano esserci forze economiche esterne in grado di pesare in modo importante su tali crolli azionari. Suscita perplessità ad esempio il fatto che il titolo abbia subito un minor impatto nel Regno Unito, da dove rimbalzano voci di nuovi potenziali acquirenti per il Gruppo.

Ulteriori fondi britannici forse sostenuti dalla stessa Vivendi, messasi di traverso alla cessione a KKR, potrebbero essere i responsabili di speculazioni volte a screditare l’attuale management aziendale, compromettendo così la stessa vendita agli americani. Risultato immediato sarebbe appunto tale tonfo in borsa.

Soltanto abbozzata per il momento resta la suggestiva strada che oltre Manica porterebbe alla Merlyn Partners, società londinese guidata da Alessandro Barnaba. Tale realtà avrebbe sostenuto l’ex manager Tim Stefano Siragusa in un programma volto a non propendere per lo scorporo della rete.

Particolarmente discussa rimane in ogni caso la posizione del Ceo Pietro Labriola, che nel frattempo ha provato a limitare i danni con un’operazione dimostrativa. Lunedì 11 marzo l’Ad del gruppo ha infatti acquistato 500 mila azioni al prezzo di 0,2036 euro ciascuna, con il chiaro scopo di accrescere convinzione e fiducia nel Piano strategico e rinsaldare così il rapporto con gli stessi investitori.

Tonfo di Tim: il titolo in borsa precipita di oltre il 23%
Tonfo di Tim: il titolo in borsa precipita di oltre il 23%

Conclusione: vero e proprio tonfo di Tim in borsa, con il titolo del gigante della telefonia che precipita sino a meno 23%

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