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Un mese del conflitto in Ucraina: da guerra lampo a massacro di civili, ma il popolo di Zelensky resiste

Siamo a un mese dall’inizio del conflitto in Ucraina: il punto della situazione

Un mese fa iniziava il conflitto in Ucraina. Il 24 febbraio scorso, gli abitanti di Kyiv si svegliavano sotto i primi bombardamenti dell’esercito russo. «Ho deciso di autorizzare un’operazionale militare speciale», queste le parole di Vladimir Putin, intento a “denazificare” e “smilitarizzare” il Paese.

Da allora, la storia del mondo è di nuovo cambiata. Nessuno si ricordava più come fosse la guerra, con le sue atrocità, distruzioni e morti. Eppure, eccola d’un tratto ricomparire sotto i nostri occhi, ad un passo da casa nostra.

«La guerra lampo di Putin è fallita, la nostra resistenza continua, il nemico è demoralizzato», queste sono le parole ad oggi del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ma sono anche la nostra speranza.

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Un mese del conflitto in Ucraina: non abituiamoci alla guerra

Da quel giorno scorrono davanti ai nostri occhi immagini di bombardamenti, case distrutte, assedi, razionamenti, rifugi. Tutte parole che pensavamo di aver dimenticato con la fine del Novecento e che invece adesso vediamo rappresentate direttamente sui nostri smartphone.

Fin da subito avevamo immaginato che si trattasse di una guerra lampo di pochi giorni. Ma con il passare del tempo, il campo di battaglia ha lasciato spazio a un vero e proprio incessante massacro.

Per quanto possiamo sentirci impotenti di fronte a tanta disumanità, nel nostro piccolo possiamo e dobbiamo continuare a interrogarci su quello che accade nel mondo. Evitare le letture superficiali e assumere, invece, un impegno etico perseguendo i valori democratici. Perché, qualsiasi sarà poi il risultato, il mondo inevitabilmente sarà mutato. E non possiamo permetterci di abituarci (nuovamente) alla guerra e lasciarla scorrere come se niente fosse.

La resistenza ucraina ad un mese dal conflitto

Ad un mese dall’inizio della guerra, l’avanzata russa continua a procedere con fatica e a rilento. Tra le più grandi città ucraine, solamente Kherson, a Sud, è sotto il controllo di Mosca. A Kyiv, a Nord, infatti, la resistenza ucraina riesce ancora a tenere lontane le truppe russe. Così come a Sud, dove l’esercito russo continua a bombardare da settimane, sia Mariupol sia Odessa resistono.

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Secondo il Pentagono, negli ultimi giorni le forze ucraine avrebbero inflitto importanti perdite all’esercito di Putin, bloccando l’ennesimo tentativo di circondare la capitale. Gli analisti ritengono che la presa di Kyiv sarà improbabile ancora per le prossime settimane. Le forze militari russe sono in numero insufficiente affinché avvenga questa impresa.

«Io sono l’obiettivo numero uno, la mia famiglia il numero due, ma io resto qui con la mia gente», queste sono state le parole di Zelensky durante le prime ore dell’invasione. E ancora oggi riecheggiano in tutta l’Ucraina, incitando la resistenza agli attacchi russi: «Non sarà possibile distruggere la nostra determinazione. I missili sono inutili davanti alla nostra libertà».

Il presidente ucraino, considerata anche la sua carriera professionale in qualità di comunicatore, si è mostrato fin da subito in tuta mimetica e maglione militare. Sempre al fianco dei suoi soldati e del suo popolo sotto assedio. L’immagine di un leader che non si sottrae alle proprie responsabilità e, anzi, anche al rischio di perdere la vita continua a dare forza alla sua gente. Abilità comunicative che mantengono in vita il messaggio forte dell’Ucraina come fronte di resistenza dell’intero Occidente e dei suoi valori democratici.

Un mese di conflitto in Ucraina: Putin in grande difficoltà

Insomma, allo scoccare del primo mese di guerra, è evidente che le cose non siano andate così come Vladimir Putin sperava. La morsa delle truppe russe sulle città ucraine continua, ma quella che sembrava la seconda macchina bellica più potente al mondo, appare oggi in grosse difficoltà.

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Come riportano alcune fonti ucraine sui più importanti giornali internazionali, tra le truppe russe si conterebbero 15mila morti. Numero che si avvicina alle vittime del conflitto decennale in Afghanistan. L’esercito di Putin sarebbe in una fase di congelamento: mancano gli equipaggiamenti adeguati per l’inverno, il cibo, il carburante per i mezzi militari. I contrattacchi ucraini sono particolarmente forti e i Russi finiscono a sfogare la propria frustrazione sui civili innocenti.

Difficile è immaginare come e quando si concluderà questa terribile guerra. Una cosa è certa: nonostante i 4 milioni di profughi stimati, l’Ucraina continuerà a resistere. «Ognuno di noi è il presidente e ognuno di noi è il guerriero. Combatteremo tutti fino all’ultimo», lo ha ribadito Zelensky stesso.

 

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Editor: Susanna Bosio

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