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Ungheria: oggi le elezioni parlamentari, ma Viktor Orbán è in bilico dopo più di dieci anni

Elezioni in Ungheria: quale sarà il risultato?

Oggi, domenica 3 aprile, in Ungheria si svolgono le elezioni parlamentari, forse le più importanti della storia più recente del Paese. I cittadini saranno chiamati a votare per il rinnovo del governo semi-autoritario guidato da Viktor Orbán. Ma anche per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale e per un referendum su una legge che limita l’educazione sessuale contro la “propaganda LGBT”, come viene chiamata dal governo.

Per la prima volta dopo anni, l’opposizione si presenterà unita con il sostegno di un unico candidato. Orbán è in carica dal 2010, il governo più longevo in tutta l’Ue. Riuscirà a ottenere il suo quarto mandato o siamo di fronte alla resa dei conti?

Ungheria: il via alle elezioni

Negli ultimi giorni si è susseguito il testa a testa tra il premier Orbán e l’opposizione, composta da sei partiti sotto il candidato-premier conservatore Péter Márki-Zay. Difficile immaginare come andrà a finire. La campagna elettorale, infatti, si è stravolta per colpa della guerra in Ucraina e fino ad ora gli analisti non sono riusciti a individuare chi potrebbe trarne vantaggio. Orbán conduce un’evidente campagna elettorale fatta di bugie e forzature, ma non è la prima della sua carriera politica. Questo, dunque, potrebbe condizionare il risultato.

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Oggi l’Ungheria presenta 199 deputati da mandare in Parlamento e 9,7 milioni di ungheresi chiamati ai seggi. In palio si presenta il futuro di un Paese guidato dallo stesso uomo fin dal 2010, e con esso anche un importante pezzo degli equilibri geopolitici europei.

La rielezione di Orbán non appare così scontata. Il suo partito, Fidesz, nei sondaggi segna solo un leggero vantaggio rispetto all’alleanza che sostiene il suo sfidante Márki-Zay. Quest’ultimo, infatti, ricopre il ruolo di conservatore intenzionato a porre fine al “potere antidemocratico” del presidente per riportare l’Ungheria su una “via europea”.

Elezioni in Ungheria: lo scontro tra Orbán e Márki-Zay

Viktor Orbán è stato da giovane un attivista anti-comunista e filoeuropeo. Proprio grazie a questo profilo è riuscito a raggiungere il vertice di Fidesz, il principale partito di centrodestra ungherese. Tuttavia, una volta al potere ha approvato delle dure norme che limitavano la libertà di stampa, promuovevano posizioni discriminatorie contro minoranze e comunità o introducevano leggi contro l’accoglienza dei migranti.

Negli anni, ha accentrato il potere giudiziario nelle mani del suo partito e dei suoi alleati del Partito Popolare Cristiano Democratico. Con Fidesz, Orbán ha monopolizzato il dibattito pubblico, convincendo i cittadini ungheresi che l’Unione Europea avesse preso una direzione opposta rispetto ai valori della tradizione cristiana conservatrice.

Da anni legato al presidente russo Vladimir Putin, con lo scoppio della guerra in Ucraina Orbán ha mantenuto una posizione scomoda. Da un lato, ha sostenuto le sanzioni dei Paesi occidentali contro la Russia. Ma dall’altro, non ha mai condannato Putin.

Da tempo, nel Paese si cercava un candidato primo ministro che potesse convincere un ampio elettorato. Péter Márki-Zay è un economista di 49 anni, cattolico e apertamente conservatore. Tuttavia, non vuole imporre a tutti le proprie credenze religiose e ha come obiettivo il riavvicinamento dell’Ungheria ai Paesi europei. Inoltre, si propone di contrastare con maggiori risorse la corruzione, che è diventata un problema molto sentito da tutti i cittadini. L’Ungheria negli ultimi dieci anni è diventata il secondo Paese con il dato più alto di corruzione nell’Ue dopo la Bulgaria.

 

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Editor: Susanna Bosio

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