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Woody Allen, comicità alla Scala

Alla Scala la comicità di Woody Allen riadatta un’opera di Puccini.

Il teatro alla Scala di Milano, si prepara a svelare l’inedito adattamento di Woody Allen, all’insegna della comicità, del Gianni Schicchi di Puccini.

Infatti, il prolifico ed istrionico regista newyorkese, imperturbabile da pesi anagrafici o scandalistici, debutta nella regia lirica e lo fa alla Scala, ovviamente.

I protagonisti del debutto nella lirica di Woody Allen.

Per Woody Allen, quello dell’opera, era un sogno mai osato avvicinare, ma grazie all’insistenza di Placido Domingo, porta oggi in scena la commedia Gianni Schicchi di Puccini.

Tra l’altro, con somma gioia del Sovrintendente Alexander Pereira, si avvale delle interpretazioni degli studenti dell’Accademia della Scala. Luogo, a suo dire, favolistico e paragonato al palazzo di cenerentola.

alla Scala di Milano
il sipario alla Scala di Milano

I giovani studenti dell’Accademia e le atmosfere da sogno del Piermarini, l’hanno talmente ispirato e convinto, da cambiare addirittura il finale, rispetto all’esibizione di Los Angeles.

Questa sua regia in realtà è un dittico con “Prima la musica e poi le parole” di Antonio Salieri, diretto da Adam Fisher. Invece la guida canora è del baritono Ambrogio Maestri, mentre le scene e i costumi sono a cura di Santo Loquasto.

Il regista multiforme.

Difficile catturare un’immagine nitida e accurata di uno come Woody Allen, mobile e vibrante di vita com’è. Avremo sempre la sensazione di aver lasciato indietro un pezzo.

Di certo la sua cifra distintiva è l’ironia e, oscillando tra divino e diabolico, lui si diverte a sguazzare nell’equivoco.

A volte sembra ospiti in sè uno spirito errabondo, uno stato di perenne migrazione dell’anima, in costante itinere, al seguito di un’ideale marcia che, altra non è, che quella dell’evoluzione umana e dei suoi costumi.

Come l’etoile, che nelle infinite piroette, per darsi slancio ed equilibrio, fissa un punto fermo, anche Woody Allen nella sua produzione si muove vorticosamente senza perdere il suo punto fermo.

Rintracciabile nell’estetica da cappello da pescatore, classica montatura scura da vista, font Windsor nei titoli di coda o appunto, la passione per la musica lirica, spesso trasudata nelle sue pellicole.

Woody Allen
Woody Allen

L’ironia e l’opera e il cinema neorealista anni ’50.

Celebre la citazione dal film Crimini e Misfatti: “Davvero ti piace Wagner? Certo, anche se ogni volta che lo sento mi viene voglia di invadere la Polonia”

Nelle serate giovanili – racconta in conferenza stampa – va spesso ad assistere all’opera, senza però mai riuscire a vederne i finali, a causa delle levatacce, all’indomani sul set.

Sguainando un’altra delle sue ridicole, adorabili, acutissime stranezze, si augura che presto possano mettere in scena solo i terzi atti che lui si è perso in gioventù.

Woody Allen
Woody Allen da giovane sul set

Il Gianni Schicchi è un’opera comica, in linea quindi con la verve del regista newyorkese.

Attingere alla comicità, all’espediente folle, istintivo, eccessivo, è una scelta solo apparentemente leggera, poiché, talvolta si rivela utile per accettare la tragicità dell’esistenza, tema ampiamente dispiegato nel neorealismo. 

Data la sua fascinazione per i grandi del cinema italiano, come De Sica e Fellini, sceglie di ispirarsi al neorealismo italiano anni ’50.

Genere cinematografico che testimonia il cambiamento di un’Italia reduce da una guerra persa, con il mondo e con se stessa, da cui però si rialza con commovente dignità.

I corsi e ricorsi storici sono molteplici, tuttavia, è senz’altro un connubio interessante quello tra neorealismo, lente cruda e fedele, ed ironia, arma affilata, dissacrante, seducente e se vogliamo, consolatoria.

Le date della comicità di Woody Allen in scena alla Scala.

La prima è prevista per il 6 luglio, mentre la commedia rimane in scena fino al 19 luglio.

Gianni Schicchi di Puccini
Gianni Schicchi di Puccini

Nel frattempo: “Addio Firenze, addio cielo divino, io ti saluto con questo moncherino e vo randagio come un ghibbelino” (Gianni Schicchi).

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