10 ottobre giornata contro la pena di morte
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Contro la pena di morte, il 10 ottobre la giornata europea

10 ottobre, giornata europea contro la pena di morte

Il 26 settembre 2007, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa decise di indire una ”Giornata europea contro la pena di morte, che da allora si tiene ogni anno il 10 ottobre. Il Consiglio d’Europa ha infatti svolto un ruolo decisivo nel processo che ha trasformato l’ Europa in uno spazio libero dalla pena di morte sin dal 1997.

Tale giornata costituisce un contributo europeo alla Giornata mondiale contro la pena di morte che si celebra ogni anno lo stesso giorno.

Pochi giorni fa, alla vigilia della XVIII Giornata mondiale contro la pena di morte, Massimo Corti, presidente di Acat Italia (Azione dei cristiani contro l’abolizione della tortura) ha affermato:

“L’impegno per l’abolizione della pena di morte deve proseguire in maniera ancora più decisa”

Secondo La World coalition against the death penalty (la coalizione mondiale contro la pena di morte) in totale sono stati 142 i Paesi che hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica e il 2019 ha fatto registrare il più basso numero di esecuzioni a livello mondiale da 10 anni a questa parte.

10 ottobre, giornata europea contro la pena di morte: la battaglia è ancora lunga

“Quest’anno, nella sua lunga battaglia abolizionista, la Coalizione ha deciso di concentrare l’attenzione sul diritto ad un’adeguata rappresentanza legale per chi rischia la condanna a morte. Diritto che, nonostante sia garantito dalla maggior parte delle Costituzioni nazionali e dai principali trattati internazionali, non sempre viene applicato nella realtà”, sottolinea Acat Italia.

La World coalition ha infatti raccolto la testimonianza di John Nthara e Jamu Banda, condannati a morte in Malawi. “Siamo stati condannati per un crimine che non abbiamo commesso e abbiamo scontato 21 anni di prigione. Abbiamo provato a fare appello, ma senza un avvocato che ci rappresentasse. Il nostro appello non è mai stato accolto” così hanno raccontato i due accusati.

Fortunatamente la storia è andata a buon fine per John e Jamu: sono riusciti ad ottenere un avvocato tramite il progetto Resentencing in Malawi e a presentare le prove reali a loro favore. Come ha sottolineato Corti, presidente di Atac Italia “per molti altri non è così purtroppo. Ed è per tutti i meno fortunati che l’impegno per l’abolizione della pena di morte deve proseguire in maniera ancora più decisa”

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