Dizionario Arte

acquatinta

Metodo di stampa legato all’ acquaforte, ma che produce aree di colore finemente granulate anziché linee; il termine si riferisce anche alla stampa fatta con questo metodo. Esistono molte varianti di questa tecnica, ma essenzialmente il processo è come segue. Si cosparge una lastra di metallo di una resina granulare resistente all’acido, fissata successivamente tramite riscaldamento. La lastra viene poi immersa in un bagno di acido, e questo corrode negli interstizi tra le minuscole particelle della resina, creando quindi nel metallo minuscole cavità che servono a trattenere l’inchiostro; la superficie uniformemente granulata prodotta in questa maniera creerà, una volta stampata, una tonalità di grigio screziato, dalla trama più o meno fitta in base alla grandezza e alla densità dei granelli di resina. Il disegno viene creato disegnando sulla lastra con una vernice resistente all’acido, e la varietà di tono è ottenuta gradualmente tramite il processo della morsura -cioè passando progressivamente una vernice sulle zone che sono state sufficientemente corrose e quindi reimmergendo la lastra nell’acido (più l’acido corrode, più scura sarà la tonalità). Questo metodo di lavoro implica che l’artista crei l’immagine in negativo, poiché le zone che fin dall’inizio rimangono coperte dalla vernice (il disegno iniziale) alla stampa risulteranno bianche.
Un prototipo dell’acquatinta fu impiegato per la prima volta in Olanda a metà Seicento (circa nello stesso periodo in cui fu inventata la mezzatinta), ma non ebbe quasi seguito. Le cose non cambiarono fino a che non fu sviluppato un metodo soddisfacente dall’artista francese Jean-Baptiste Le Prince (1733-1781), le cui prime lastre risalgono al 1768. Dalla Francia, la tecnica si diffuse ben presto in Inghilterra, paese specialmente propenso ai metodi tonali di stampa, e qui tra la fine del Settecento e primi dell’Ottocento fu molto utilizzato per riprodurre la luminosità e la trasparenza degli acquarelli (la combinazione delle parole ‘acqua’ e ‘tinta’ suggerisce queste qualità). Il colore poteva essere aggiunto a mano, oppure utilizzando lastre separate con diversi inchiostri colorati.
Il principale pioniere inglese dell’acquatinta fu Paul Sandby, che diede alle stampe il suo primo esemplare nel 1775, e di cui si dice che abbia coniato il termine. Grazie alla sua ingegnosità tecnica, inventò un nuovo processo per preparare la lastra di metallo: la granitura tramite alcol. Questo metodo prevede che sulla lastra si versi una resina disciolta in alcol, il quale evaporando fa sì che la resina cristallizzi producendo una superficie uniformemente granulata. Sandby combinò questo processo con una tecnica che prevede l’uso dello zucchero, che permette all’artista di disegnare al positivo e non al negativo, e quindi di lavorare con maggiore spontaneità. Il disegno viene tracciato direttamente sulla lastra tramite una penna o un pennello imbevuti di un liquido (solitamente acquarello o inchiostro nero) in cui è stato sciolto lo zucchero. La lastra viene poi verniciata e immersa in acqua tiepida. Durante questo bagno lo zucchero si gonfia, si solleva dalla lastra e rimuove la vernice, esponendo la nuda lastra: alla fine si ottiene una lastra di rame coperta di vernice eccetto nei punti dove era stato tracciato il disegno con la tinta zuccherata. In seguito si stende la resina granulare dell’acquatinta sull’intera superficie, e la lastra viene immersa nell’acido. In questo modo solo il disegno viene inciso con la trama granulosa dell’acquatinta, perché il resto della lastra, essendo protetto dalla vernice, non viene corroso. Alla fine sia la resina che la vernice vengono lavati via e la lastra viene stampata: ne risulta un disegno dai toni scuri su un fondo bianco. Gainsborough imparò da Sandby questa tecnica.
L’acquatinta è stata abbinata spesso con l’acquaforte, in particolare da Goya, il quale per la maggior parte delle sue stampe si servì di queste due tecniche in proporzioni variabili. Con questa grande eccezione, l’acquatinta fu usata soprattutto come tecnica di riproduzione, finché alla fine dell’Ottocento Cassatt, Degas e Camille Pissarro crearono numerose stampe di grande originalità in cui l’acquatinta era abbinata all’incisione e ad altri metodi d’incisione. Nel corso del Novecento questa tecnica acquistò maggior popolarità, e tipografi creativi contribuirono al rinnovato interesse per la stampa come forma d’arte indipendente -un revival in cui S.W. Hayter giocò un ruolo centrale. Tra i maggiori artisti moderni che si servirono di questa tecnica figurano Masson, Picasso e Rouault.

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!