Dizionario Opera

Bellérophon

A partire dall’opera di Sacrati (Venezia 1642) il soggetto di Bellerofonte ritornò più volte sulle scene del teatro musicale, con compositori come Graupner (1708) e Terradellas (1747), sino a Myslivecek, che nel 1767 presentò a Napoli un’opera di impianto italiano, arricchita di elementi spettacolari tipici della tradizione francese. Il Bellérophon di Lully è la settima delle sue tragédies en musique e risale al periodo in cui il drammaturgo Quinault, caduto in disgrazia a corte, aveva dovuto interrompere la sua collaborazione con il musicista. A giudicare dal racconto di Le Cerf de la Viéville il nuovo librettista, Thomas Corneille, fu quasi ridotto alla disperazione da Lully, che gli faceva riscrivere continuamente i suoi versi; alla fine, grazie alla collaborazione di Fontenelle (e forse anche di Boileau e dello stesso Quinault), l’opera fu pronta per la ‘prima’ nel gennaio 1679.

Stenebea, vedova del re di Argo Preto, si invaghisce di Bellerofonte, il quale ama riamato Filonoe, figlia del re di Licia. Quando Bellerofonte rifiuta le sue attenzioni, Stenebea per vendicarsi si rivolge al mago Amisodar. Il mago richiama sulla terra un terribile mostro, ma l’oracolo di Apollo assicura al re che la creatura diabolica verrà uccisa da un figlio di Nettuno. È Bellerofonte a sconfiggere il mostro con l’aiuto di Pallade, rivelandosi così figlio del dio del mare; Stenebea si uccide con il veleno dopo aver ammesso la propria perfidia. Nel finale si festeggia la futura felicità di Bellerofonte e Filonoe.

Oltre ai classici temi della gloria e dell’amore, la tragédie contiene riferimenti ai più recenti eventi politici, come risulta dalla dedica di Lully a Luigi XIV: nel 1679 si era appena conclusa la guerra contro l’Olanda, e il trionfo di Bellerofonte sul mostro a tre teste è immagine della vittoria del monarca francese su Olandesi, Spagnoli e imperatore. I versi finali inneggiano non a caso al «più grande degli eroi», che «dà pace alla terra e mette fine agli orrori della guerra». Bellérophon è forse l’opera più sperimentale di Lully, che qui impiega per la prima volta un’orchestra d’archi a cinque parti per accompagnare airs e récits : si veda ad esempio il monologo di Amisodar, che evoca i maghi per i suoi diabolici incantesimi (II,6). L’azione, comunque, ha luogo soprattutto in recitativi e cori, tanto che Bellérophon è l’unica tragédie di Lully – oltre alla breve Cadmus et Hermione – ad avere meno di quaranta airs . La tragédie riscosse un successo straordinario: venne replicata per nove mesi, nella sala del Palais Royal sempre gremita, con il re che interrompeva la rappresentazione per far ripetere i brani preferiti; fu anche la prima opera di Lully a essere pubblicata in partitura (da Ballard, che aveva la concessione regale del monopolio e il privilegio della stampa musicale).

Type:

Tragédie en musique in un prologo e cinque atti

Author:

Jean-Baptiste Lully (1632-1687)

Subject:

libretto di Thomas Corneille e Bernard le Bovier de Fontenelle

First:

Parigi, Opéra, 31 gennaio 1679. Prologo: Apollon (B), Bacchus (Hc), Pan (B); le Muse, seguito

Cast:

Stenobée (S), Argie (S), Philonoé (S), il re di Licia (B), Bellérophon (T), Amisodar (B), un sacerdote (B), la Pythie (Hc), una napea (S), una driade (S), Pallas (S); amazzoni, solimi, maghi e maghe, popolo, ministri del tempio, divin

Signature:

c.p.

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