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Brioni in vendita ai francesi, sempre loro

La storica griffe abruzzese, nota soprattutto per l’eleganza maschile, sarebbe prossima alla cessione a Ppr – che già vanta il Gucci Group fra le sue fila

Il 2011 sarà ricordato indubbiamente come l’anno dello shopping sfrenato dei colossi francesi in terra italica, una sorta di nuova “campagna d’Italia” di napoleonica memoria. Questa volta però, a guidare le truppe d’assalto transalpine non sarà un tarchiato ufficiale di origine còrsa ma finanzieri agguerriti che rispondono, di volta in volta, ai nomi di Bernard Arnault – di cui ci siamo occupati proprio ieri – e François-Henri Pinault. Il primo è il capo di Lvmh e quest’anno ha già fatto suo il “gioiellino” Bulgari; il secondo, figlio del fondatore François Pinault, dirige Ppr e, secondo indiscrezioni, è in pole position per acquisire un altro storico marchio italiano: Brioni.

La notizia, anticipata oggi dal Corriere delle Sera, non giunge inattesa, dal momento che la storica famiglia abruzzese che diede vita alla maison nel secondo dopoguerra aveva annunciato da mesi di essere pronta a cederne il controllo. Gli eredi dei fondatori, Nazareno Fonticoli e Gaetano Savini, giunti ormai alla quarta generazione, hanno capito che l’azienda di famiglia ha bisogno di nuova linfa per reggere la competizione internazionale e quindi ha dato mandato a degli advisor di vagliare diverse offerte. I pretendenti, del resto, non mancano, perché il brand è ancora – soprattutto all’estero e in particolare negli Stati Uniti – sinonimo di un’eleganza maschile d’alta classe ed elevato valore aggiunto. A contribuire all’immagine di solida maison dedita a uno stile classico e dunque senza tempo sono anche i numerosi uomini di spettacolo e del mondo politico che hanno avuto modo di apprezzarne le creazioni, dal leader sudafricano Nelson Mandela a Clark Gable (proprio lui, quello di Via col vento…), dall’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, ad Al Pacino. Persino James Bond, lo 007 cinematografico, vestiva Brioni…

Fra le offerte di acquisto pervenute in queste settimane, quella di Ppr, che acquisendo anni fa il Gucci Group ha già dato prova di sapere come fare per rilanciare un brand internazionale senza togliergli l’anima, pare appunto la più fondata. Ma anche l’agguerrita rivale Lvmh si è fatta avanti. A scompaginare l’eterno derby francese potrebbero infine intervenire alcuni fondi privati – fra i quali gli italiani 21 Partners, Clessidra e InvesIndustrial. C’è da dire che già una volta i nove soci di Brioni, eredi delle famiglie fondatrici, erano stati sull’orlo di cedere il controllo della società a dei fondi di investimento, salvo ripensarci all’ultimo momento, preoccupati per il destino che sarebbe toccato all’heritage del marchio e soprattutto al distretto produttivo di Penne, in provincia di Pescara, da dove è cominciata l’avventura di questa griffe che deve il suo nome alle omonime isole croate che sorgono al largo della costa istriana. Un Eden accessibile, a portata di mano, proprio come l’eleganza Brioni.

Samantha Renna

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