Lifestyle,  Food

Cibo e sostenibilità: Francia al primo posto e noi?

In quanto a sostenibilità del settore agroalimentare l’Italia è sesta. Un insuccesso che non ha a che fare con l’aspetto gourmet, bensì con lo spreco di cibo che avviene nel nostro paese

Nella terra per antonomasia della dieta mediterranea, lo spreco di cibo ci consegna al sesto posto della classifica mondiale sulla sostenibilità del settore agroalimentare. Una sfida persa su un versante specifico, quello relativo ai consumi e al tasso di obesità tra i ragazzi dai due ai diciotto anni.

L’italia aveva registrato dei successi in passato rispetto al taglio delle emissioni di gas serra in agricoltura, ma non è stato sufficiente a contrastare un dato importante quanto inquietante: l’italiano medio mangia troppo. E’ ipernutrito insomma e contribuisce a quella sperequazione del cibo che traccia scenari drammatici  a livello globale. Almeno un miliardo di persone al mondo non mangia abbastanza, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo al contempo vengono sprecati insieme a 750 miliardi di dollari annui. Ad aver affrontato il problema a colpi di leggi antispreco e politiche sull’alimentazione sana è stata la Francia, che risulta prima seguita da altri esempi di coscienza civile, quali Giappone, Canada, Germania e Regno Unito. Al fondo della classifica l’India, l’Egitto e l’Arabia Saudita, dove la sperequazione della ricchezza va ben oltre la questione alimentare.

Un anno fa Milano e l’Expo contribuivano però allo sviluppo di un idea di welfare state di maggior sostenibilità sul tema food. Fondazione Barilla center for food and nutrition e il centro di ricerca del gruppo The Economist hanno dunque cercato di stabilire un criterio di misurazione dello spreco di cibo a livello mondiale, senza trascurare i virtuosismi di alcuni paesi, e incrociando 58 parametri in tre ambiti di ricerca: nutrizione, spreco, agricolutura sostenibile. Nasce così il Food sustainability index, che non ci riconsegna proprio alla gloria cui siamo abbituati nel campo del gusto. “Per me- dice il presidente del Centro Guido Barilla-il nostro cibo è il più buono come gusto, ma come sistema alimentare possiamo fare meglio. Servono leggi che affrontino i problemi”.

 

 

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