Moda

Come si diventa PR di una maison importante come Furla? Ce lo spiega Alice Carli

Incomincia il nostro percorso nell’universo dei P.R. della moda. Metteremo a confronto l’opinione di diverse persone che fanno questo lavoro in maison importanti per rivolgerci a giovani che vogliono intraprendere la stessa carriera.

Per prima abbiamo incontrato Alice Carli, Global Strategic Marketing and Comunication Manager di Furla.

Alice nel suo ruolo attuale si occupa a tutto tondo della comunicazione dell’azienda. Ci ha fatto entrare in punta di piedi nel suo mondo dove la determinazione e la passione per la moda ne sono i pilastri. Le idee chiare e la tenacia sembrano essere una compenente del suo carattere da sempre: “Fino a 22 anni non sapevo che cosa fare nella vita!” a nostro avviso è un ottimo risultato capirlo a quella età.

Quali sono le caratteristiche della perfetta PR?

Le ottime capacità relazionali e di comunicazione sono sicuramente alla base di questo lavoro. È una professione che porta a viaggiare molto, quindi la conoscenza delle lingue e una buona apertura mentale sono elementi necessari. Senza dimenticare che per intrattenere conversazioni un’adeguata cultura e una buona dose di simpatia sicuramente non guastano.

Come si arriva ad essere PR di un marchio importante come Furla?

Io ho incominciato a lavorare quando stavo all’università. Studiare solo non mi bastava ero già pronta a farmi le ossa sul campo.

Sono 12 anni oramai che faccio questo lavoro e dopo un primo stage da Kawasaki sono passata nel mondo della moda e da lì è stato solo un crescere: Cartier Richemont,  Publicis, Tod’s , Fratelli Rossetti fino approdare da Furla.

È un mestiere che consiglieresti?

Si. È un mestiere creativo che aiuta a conoscere tante persone, a interfacciarsi con culture e mondi differenti e riempe di stimoli. Senza dimenticare che porta a vedere realtà meravigliose, dove i sacrifici vengono ripagati ampiamente dalla bellezza dell’esperienza che poi vai a vivere e condividere con dei colleghi meravigliosi.

In questo momento storico quello che potrei consigliare ad un giovane è di farsi un’esperienza all’estero. Ciò non significa non tornare più in Italia ma accrescere la propria conoscenza su come lavorano all’estero. Noi italiani abbiamo un tipo di approccio molto differente rispetto agli americani ad esempio. Quindi sarebbe un mezzo per aprirsi più porte.

Quali sono gli aspetti del mondo della moda che ti piacciono? E gli  aspetti negativi?

Aspetti positivi: è un sogno che si realizza. Non credo che si possa lavorare nel mondo della moda se non si ha una passione forte, altrimenti dopo un po’ ti stanchi dei ritmi, dei viaggi, dello stress. Che è quello che poi si sintetizza in dieci minuti di sfilata con un lavoro di sei mesi dietro. L’adrenalina e la creatività che ti dà la moda non te la offrono altri settori.

Aspetti negativi: solo uno, è un lavoro che ti assorbe completamente, non si esaurisce nelle ore di ufficio o nella sfilata del proprio brand. I PR devono infatti “esserci”. Non solo ai propri eventi ma anche a quelli degli altri: è sempre necessario conoscere e farti conoscere. Sicuramente è molto totalizzante come mestiere, quando fatto seriamente.

Cosa ne pensi delle polemiche della stampa internazionale sulla settimana della moda milanese? (brevità del calendario, creatività che guarda troppo al passato, poca attenzione ai giovani)

Per quanto riguarda la brevità del calendario, essendo una questione tecnica e non di contenuto non mi esprimo. Quello che ti posso dire è che sono stati dei giorni estenuanti per me che ho partecipato solo agli eventi di stilisti amici, non immagino pensare cosa sia stato per chi ha dovuto partecipare a tutti.

Sulla creatività mancante non sono assolutamente d’accordo e ce ne è anche di nuova. La moda italiana adesso è spaccata in due: quelli di un tempo Armani, Versace etc. e quelli “nuovi”. Il problema semmai è che noi italiani siamo abituati a chiamare “giovani  designer” quelli di 45 anni. Un “giovane” all’estero è a 30 anni a dir tanto. E questo è scandaloso.

Andrea Incontri, Alessandro dell’Acqua, Stella Jean (una delle mie preferite insieme ad Andrea Incontri), Gabriele Colangelo, Au jour Le jour, Giannico (designer di calzature, l’unico ad avere 23 anni), sono persone che sono nel sistema da vent’anni circa, hanno 40 anni, ed hanno portato tantissima creatività. La stampa internazionale non può non averla notata. Probabilmente non hanno proprio visto quelle sfilate…

Forse sono andati dai soliti. E comunque è naturale ed evidente che i nostri stilisti attingano al passato e alla nostra cultura che ha un fortissima tradizione. Che Dolce e Gabbana guardino indietro sulla storicità della Sicilia è evidente e ben venga, altrimenti non avrebbero costruito quasi trent’anni di carriera come hanno fatto rimanendo coerenti con il proprio DNA. Non vuol dire che siano antichi, anzi. Nessuno come loro riesce a coniugare innovazione e tradizione.

 

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