Dizionario Opera

Convenienze ed inconvenienze teatrali, Le

La satira sul malcostume teatrale corre quasi per un secolo, a partire dal Teatro alla moda di Benedetto Marcello (1720), attraverso il goldoniano Impresario delle Smirne , gli scritti di Pietro Chiari, Gasparo Gozzi, Pietro Metastasio, Ranieri de’ Calzabigi, Giovanni Battista Casti, per arrivare alle due commedie del letterato padovano Antonio Simone Sografi, Le convenienze e Le inconvenienze teatrali , pubblicate rispettivamente nel 1794 e nel 1816, e ridotte a libretto dal poeta napoletano Domenico Gilardoni. Composta da Donizetti per una serata in suo onore e rappresentata con grande successo nel piccolo Teatro Nuovo, l’opera nacque come farsa, vale a dire atto unico con brani musicali intercalati da parti in prosa e con parti dialettali (la parte del basso buffo Mamm’Agata è in napoletano). Di questa prima versione non conosciamo l’esatta sequenza dei numeri musicali; è invece ricostruibile la versione del 1831, curata dallo stesso Donizetti per una ripresa dell’opera al Teatro Nuovo (26 settembre). Dalla data della prima stesura, la farsa conobbe un destino comune a questo genere musicale, con le parti in prosa sostituite da recitativi musicati e la parte dialettale tradotta: mutamenti incoraggiati probabilmente dall’editore per favorirne la diffusione. Il libretto, attribuito a Donizetti fino al recente ritrovamento di un libretto manoscritto che reca il nome di Gilardoni, assomma le due commedie del Sografi in un atto unico, suddiviso in due parti che sviluppano dapprima le ‘convenienze’, vale a dire «i diritti presunti o veri, che ciaschedun personaggio pretende di sostenere rigorosamente in teatro» (Sografi), quindi le ‘inconvenienze’. La scena si apre con la prova di un’opera seria: la prima donna fa le bizze e tiranneggia, il clima si surriscalda, scoppia la rivalità fra la prima e la seconda donna, Luigia, seguita da una mamma infernale, Mamm’Agata, che rivendica subito un ruolo importante per la propria figlia (“Mascalzoni, sfaccendati”, ma è bellissimo il napoletano “Lazzarune, scauzacane”) e pretende un duetto tra Luigia e la prima donna (“Ch’io canti un duetto”). Le donne litigano, il musico e il tenore fuggono, il direttore fa intervenire «la forza», cioè i soldati, per condurre tutti a teatro (“Livorno, 10 aprile”). E da qui le ‘inconvenienze’: Mamm’Agata deve vestire i panni del musico, Procolo farà il tenore e l’esito è catastrofico. La situazione è tale che il direttore decide di sospendere lo spettacolo; temendo la reazione del pubblico e di dover risarcire i danari presi in prestito dall’impresario, tutti i cantanti se ne fuggono alla chetichella. Il frusto espediente della parodia dell’opera seria sembra trovare qui uno degli esiti più felici: accanto alla caricatura (quasi di prammatica la contraffazione della celeberrima aria di Desdemona dall’ Otello di Rossini, “Assisa appiè d’un salice”, che diventa in bocca ad Agata “Assisa a piè d’un sacco”) trova spazio una parodia sottile, che è anzitutto parodia stilistica. Così, nella ridda di donne scalmanate, tenori risentiti, impresari in manette, l’ombra di Rossini – ormai esule parigino – aleggia sorniona, e Le convenienze ed inconvenienze teatrali diventano ‘opera nell’opera’ su un’opera che con Rossini era ormai arrivata al traguardo.

Type:

Farsa in un atto

Author:

Gaetano Donizetti (1797-1848)

Subject:

libretto di Domenico Gilardoni, da Le convenienze teatrali e Le inconvenienze teatrali di Antonio Simone Sografi

First:

Napoli, Teatro Nuovo, 21 novembre 1827

Cast:

la prima donna (S), Procolo (Bar), Mamm’Agata (B), Luigia (S), il musico (A), il tenore (T), il maestro (Bar), il poeta (B), l’impresario (Bar), il direttore del palcoscenico (B); soldati, servi, lavoratori del teatro

Signature:

i.n.

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